Source Code |
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Un film di Duncan Jones.
Con Jake Gyllenhaal, Michelle Monaghan, Vera Farmiga, Jeffrey Wright, Brent Skagford.
continua»
Thriller,
durata 93 min.
- USA, Francia 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 29 aprile 2011.
MYMONETRO
Source Code
valutazione media:
3,80
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una speranza per la lotta al terrorismodi Riccardo76Feedback: 6592 | altri commenti e recensioni di Riccardo76 |
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martedì 5 luglio 2011 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il capitano Colter Stevens si risveglia su un treno; è confuso, non si ricorda perché è lì. Davanti a lui c’è una bella ragazza che gli sta parlando; da quello che dice, si direbbe che lo conosca bene, ma Colter non ha la minima idea di chi ella sia e non capisce perché si ostini a chiamarlo con un altro nome. Panico totale. Questa è l’inquietante situazione iniziale di Source Code, di Duncan Jones (il regista dell’innovativo Moon), un elettrizzante thriller fantascientifico che riesce a tenere in tensione lo spettatore sin dalle prime sequenze, senza fargli mai abbassare la guardia, incuriosendolo e sorprendendolo continuamente con colpi di scena. Quest’ultimo si trova infatti a dover cercare una spiegazione logica ad una situazione che non ha niente da invidiare agli episodi della serie Ai confini della realtà. Di logico poi ha ben poco persino la spiegazione che viene data, anche se il modo in cui è raccontata fa sì che la “sospensione dell’incredulità” dello spettatore venga mantenuta per tutto il film. In un’America dove il terrorismo continua a colpire e a mietere vittime, l’esercito sembra aver trovato una strada da percorrere per combatterlo, attraverso la ricerca (fanta)scientifica: sfruttando la memoria cerebrale di vittime di attentati e trasferendola nella mente di valorosi uomini dell’esercito, gravemente feriti in guerra e prossimi alla morte, è possibile far rivivere a questi gli ultimi otto minuti prima dell’attentato, in modo da permettere loro di scoprire l’identità dell’attentatore. Ecco in sintesi il “Source Code”, un progetto utopistico nel quale si ritrova coinvolto a sua insaputa il capitano Coter, un eccellente Jake Gyllenhaall, che nel suo percorso iniziato nel 2003 con Donnie Darko ha dimostrato di essere un attore a tutto tondo, impersonando alla perfezione ruoli nei più svariati generi, dal dramma alla commedia, dall’action movie al thriller e alla fantascienza. Egli riesce a dare spessore al protagonista, facendone emergere anche il lato umano. Infatti, quello che gli viene richiesto nelle innumerevoli “immersioni” nel passato è di concentrarsi esclusivamente sulla ricerca dell’ordigno esplosivo e dell’attentatore, senza curarsi delle altre persone, in quanto ormai morte, e quindi considerate come semplici proiezioni del passato. Il progetto in effetti non prevede una modifica degli eventi passati, bensì di quelli futuri, attraverso l’individuazione dell’attentatore, in modo da scongiurare gli attentati successivi, in questo caso quello nel centro di Chicago. Ma Colter non riesce proprio a considerare soltanto delle proiezioni quei passeggeri, così reali e umani - e a tal proposito il regista insiste nel sottolineare la loro fisicità, mostrandoci il loro sudore e il loro sangue - soprattutto la bella che gli siede di fronte, della quale alla fine si innamora, assaporandone tutta la sua carnalità e umanità in un bacio passionale. Per tale motivo il capitano decide, andando contro gli ordini dei superiori e contro le leggi della logica spazio- temporale, di cercare di salvarli, con l’aiuto dell’impassibile Goodwin, impersonata da una sempre impeccabile Vera Farmiga, alla quale alla fine riuscirà a far sciogliere la rigida corazza del suo cuore. Ma l’umanità del capitano emerge anche e soprattutto dai suoi numerosi fallimenti prima compiere la missione, facendo diventare il film una metafora della vita di ogni uomo, che spesso si trova a fallire lungo il suo cammino e per quale il tempo non è mai abbastanza. Ma come ogni uomo, Colter impara dai suoi errori, e alla fine, mettendo a frutto la propria esperienza riesce ad andare avanti. Certo in questo caso il protagonista si trova avvantaggiato, in quanto ha la possibilità di ricominciare da capo ogni volta che fallisce, come in un videogioco, possibilità che ogni uomo desidererebbe avere e che rende il film altamente utopistico, soprattutto nelle finalità, estese al livello sociale. Nell’era post 11 settembre il regista sembra aver pienamente impersonato le paure di una società afflitta e disillusa di fronte alla sua impotenza nei confronti della minaccia terroristica e sembra volerci regalare uno spiraglio di speranza, come mostra il bellissimo finale del film, una speranza che, curiosamente coincide nella realtà con quella data dall’uccisione di Bin Laden. Una riflessione perciò sorge spontanea: la speranza è reale o illusoria?
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