Salve a tutti voi, vorrei inserire questa recensione che non ho scritto io, ma che penso intepreti il film in maniera diversa e davvero poco convenzionale. A voi il commento di Mauro Lanari:
Per i teologi la condizione diviniforme è contraddistinta dall'onnipotenza, dall'onniscienza e dal sommo benessere univocamente positivi, “la via, la verità e la vita” di Gv 14, 6. Nell’ora e mezzo di “Jade”, Friedkin demolisce l’ipotetico sussistere, l'“incarnazione”, di questo triplice assunto: il pragmatismo, il veritativismo e il vitalismo massimali presenti all'inizio della pellicola si dissolvono ed evaporano col procedere delle immagini. Il colpevole, evidente già dal principio, resta impunito a causa della correità di tutti i protagonisti. Ogni attività cinetica, filmica e profilmica, tracolla dallo sfrenato al frenato estinguendosi nella stanzialità, nell'impantanamento e nel ristagno. L'investigatore Corelli, salvo dopo un incidente, sente dirsi da un collega: "Ce l'hai fatta. Lassù qualcuno ti ama." Invece no, “Lassù” non c'è Nessuno che ami: le torride pulsioni d'Eros precipitano in Thanatos e nei cascami d'una pornofilia letale, Trina (come la Trinity di “Matrix”?) “ha fatto vedere il paradiso” a numerosi potenti con la sua insaziabile disponibilità sessuale; ma in realtà era l'inferno, la discesa agl'inferi sino alla morte, e stavolta non c'è margine per alcuna salvezza. Friedkin ha smesso di credere nelle possibilità de "L'esorcista". Con un anno d'anticipo rispetto alle stesse conclusioni dell'Abel Ferrara di "Fratelli"/"The Funeral", nell'uomo restano irredente la natura e la psiche, sì, ma soprattutto l’idea cristiana di Dio, quel rapporto a tre infratrinitario che è solo luttuoso. Nei termini agostiniani dell'Amante (il marito), l'Amore (la moglie) e l'Amato (l'investigatore), quest'ultimo, figura cristica e presunto esponente della Legge benigna, nulla può contro il primo, figura del funesto demiurgo ed esponente della Legge maligna, e non può nulla per via del proprio legame mortifero con la figura mediana dell'altrettanto presunta Dea dell'Amore. Morte di Dio, del cinema, dell'arte: non sopravvive più niente. Da “Vivere e morire a Los Angeles” a “Crepare a Frisco” (san Francesco, Assisi).
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