Qualcuno volò sul nido del cuculo

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Un film di Milos Forman. Con Jack Nicholson, Louise Fletcher, William Redfield, Will Sampson, Brad Dourif.
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Titolo originale One Flew over the Cuckoo's Nest. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 133 min. - USA 1975. MYMONETRO Qualcuno volò sul nido del cuculo * * * * 1/2 valutazione media: 4,86 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Non è il miglior film di Forman Valutazione 2 stelle su cinque

di Francesco2


Feedback: 41450 | altri commenti e recensioni di Francesco2
venerdì 25 febbraio 2011

Dopo avere visto questo film, si conferma il mio sospetto che certi registi non diventino famosi per il loro miglior film, ma per quello che più abbia suscitato clamore. Di Forman, l'ho già scritto su questo sito,temo quasi nessuno conosca il bellissimo "Man of the Moon"(2000). E' invece più conosciuto, credo, per questo film e per "Amadeus", anni '80. Però, spiace dirlo, io metterei i film in ordine esattamente decrescente quanto ar isultati raggiunti. Come ha ricordato Veltroni, non mancano paragoni com "L'attimo fuggente" quindici (e non dieci) anni dopo, come manifesto per la ribellione, in strutture consolidate magari secondo codici foucaultiani (Specie in questo caso): il cittadino preda di un potere più o meno occulto, di un"Sistema" che lo tiene in pugno. Una mentalità simile a quella di "Shutter Island" di Scorsese, non a caso ambientato anch'esso all'interno di una casa di cura(Sic!), menzionato anch'esso in questo sito. Certo il personaggio interpretato da Nicholson è distante dal professor Kipling: è tutt'altro che un idealista, o perlomeno idealista lo è forse diventato, ma il suo è un passato sicuramente oscuro. Ciò però, secondo chi scrive, rischia di renderlo persino più simpatico, anche perché lui non è né un insegnante né -credo- un "Primus inter pares", ma semplicemente un "Pari" degli altri malati che vorrebbe cambiare una struttura che li inibisce, ma proprio per questo si stupisce quando viene a sapere, vero o falso che sia, che alcuni rimangono lì volontariamente, perché sennò non saprebbero cosa fare. Volendo, un'altra differenza col film di Weir è l'elogio della (Ri) scoperta del quotidiano: una riconnessione con una dimensione persa o forse mai avuta, fatta di partite in televisione e battute di pesca, ove invece Kipling invitava a scoprire la poesia. I canoni venivano dunque sconfitti tranne l'acquisizione di una lettura personale del bello, che fondeva Socrate ed uno studioso di estetica. Ancora: c'è l'assenza del "Lieto fine", Nicholson fa la fine che farebbe qualunque sovversivo a contatto con una struttura che non è disposta a mettersi in discussione. Il film però smarrisce spesso quella matrice provocatoria che poteva avere inizialmente, quando l'odioa caposala domandava aun "Recluso" quali fossero le autentiche ragioni per cui avesse ucciso la moglie. I personaggi rasentano spesso la macchiett,: l l'infermiera sembra tagliata con l'accetta, ed i detenuti appaiono ddesiderosi di suscitare simpatia più che figure indagate nel loro travaglio. L'elogio della quotidianità appare "Generoso" più che "bello", più che suscitare autentica commozione si trasmette il senso di un'innocenza perduta, quella del tifoso o del pwescatore, o ancora di chi non abbia fatto sesso. Certi spunti come quelli del finto sordomuto suscitano più che altro simpatia, e persino il personaggio interpretato da Nicholson, forse, rischia dfi perdere parte dela sua "Umanità", e di diventare chi vorrebbe essere qualunque pwersona sensibile in quella situazione. Forman, come anche Weir, dovrebbe avere presente che, quando il cinema dice di voler sfidare i canoni, la prima"Rigidità" da rompere è quella dei propri schemi.

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