Mammuth |
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Un film di Benoît Delépine, Gustave Kervern.
Con Gérard Depardieu, Yolande Moreau, Isabelle Adjani, Benoît Poelvoorde, Miss Ming.
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Commedia,
durata 92 min.
- Francia 2010.
- Fandango
uscita venerdì 29 ottobre 2010.
MYMONETRO
Mammuth
valutazione media:
2,82
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il grande Lebowski non colpisce due voltedi francesca meneghettiFeedback: 7166 | altri commenti e recensioni di francesca meneghetti |
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domenica 31 ottobre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Grande, per essere grande, in tutti i sensi, Depardieu, lo è. E il soprannome di Mammuth gli si addice – ahimè, per chi ricorda la sua sfolgorante bellezza, nel volto e nel corpo, in Novecento di Bertolucci. Ma non bastano i capelli lunghi e biondi, molto più di quelli di Lebosky, e la moto per fare di lui un indomito nostalgico hippy sessantenne, che, sul punto di varcare la soglia della pensione, intraprende un viaggio avventuroso, nello spazio e nel tempo (a ritroso). Non bastano neanche i numerosi momenti comici – sia pure di un umorismo surreale – del film, a farne un prodotto dotato di grazia e leggerezza . Il film resta tristissimo: sembra seguire scrupolosamente i criteri di un’estetica del brutto: dalla fotografia, sgranata o a bassa definizione, caratterizzata dai contrasti e soprattutto dal predominio del verde (colore che evoca il disfacimento corporeo dopo la morte), alla scelta dei personaggi e degli ambienti. Questi ultimi sono squallidi (come la fabbrica che macella suini, o un glaciale supermercato) o inquietati, come i mostruosi manichini che arredano il giardino e la casa della nipote, l’unica in grado di apprezzare l’originalità dello zio, ritenuto da tutti uno stupido . I personaggi sono scelti agli antipodi dei canoni di bellezza-giovinezza-magrezza. Altrimenti sono giovani stronzi e vendicativi, o del tutto squinternati, come la nipote. Non basta la conclusione, uno scontato inno alle ragioni del cuore più che a quelle della Previdenza sociale, per riscattare il film dalla sua debolezza di nessi e di un messaggio coeso e robusto, dato che non è salvabile totalmente sul piano della comicità. Tuttavia non manca di interesse. E’ un film provocatorio soprattutto quando contrappone all’estetica di un bello spesso fasullo, l’etica di un brutto talora caricaturale, ma spesso veritiero. Meriterebbe per ciò una discussione collettiva.
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