London River |
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Un film di Rachid Bouchareb.
Con Brenda Blethyn, Sotigui Kouyaté, Roschdy Zem, Sami Bouajila, Bernard Blancan.
continua»
Drammatico,
durata 87 min.
- Gran Bretagna, Francia, Algeria 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 27 agosto 2010.
MYMONETRO
London River
valutazione media:
3,13
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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la vera felicità è amare la vitadi angelo umanaFeedback: 110710 | altri commenti e recensioni di angelo umana |
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lunedì 30 agosto 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La 55enne Elizabeth Sommers parte per Londra dall’isola di Guernsey, dove vive di agricoltura, sola accanto al fratello Edward (il marito è morto 20 anni prima nella guerra delle Falkland). Per tre volte ha chiamato la figlia Jane, che da due anni vive a Londra, senza averne risposta: sono i giorni successivi al 7/7/2005, quando quattro bombe terroristiche uccisero 35 persone nei mezzi di trasporto di Londra. Resta sgomenta scoprendo la città dove la figlia vive, che brulica di musulmani; Jane è inquilina di un musulmano che ha una macelleria dal nome arabo. E’ ancora più sgomenta quando scopre che la figlia convive con l’africano Alì e - sommo orrore - studia l’arabo. Jane però, ed anche Alì, sono “missing” dal giorno delle bombe. Nella ricerca della figlia è fatale che incontri anche Ousmane, 60 anni, padre di Alì, che lui non vede da 15 anni, da quando il bambino ne aveva 6: la 55enne inglese della middle-class rifiuta l’idea di dover avere a che fare con quell’uomo, lungo scheletrico e con le trecce, e per giunta negro. Alla sig.ra Sommers, in questo tratto di film, verrebbe da dire: “Guarda che gli stranieri non ti divorano, non averne paura!”. Affronta il dolore ma pensa che il suo sia unico, più grave di quello altrui, distinto e separato. Queste considerazioni fa sorgere il regista, che ci conduce per gradi dentro il dramma dei due genitori e dentro il “conflitto” con gli immigrati (con lo stereotipo del caso, il sospetto che Jane sia stata circuita da Alì e che costui possa aver partecipato agli attentati) : in ciò consiste la sua bravura, ti fa prendere le parti dei personaggi ma senza speculazioni melodrammatiche, senza stimolare lacrime. “Voglio solo sapere se stai bene” ha detto Elizabeth nel messaggio alla segreteria telefonica della figlia, e ci si rende conto di come una madre si può sentire quando le sorge il dubbio che la figlia possa essere rimasta sotto le bombe. Al telefono da Londra dice a suo fratello “Ho tanta paura!” e sembra che sia soprattutto la paura dello straniero, più che quella di non ritrovare la figlia, eventualità a cui ancora non crede, pronta ad illudersi che invece sua figlia sia partita per un viaggio in Francia insieme ad Alì. E’ davvero uno dei più bei film tra quelli recenti, Orso d’Argento a Berlino 2010 per l’attore protagonista (da poco scomparso, o “non più con noi” come egli stesso dice alla moglie in Africa parlando del figlio Alì). Per i temi che propone richiama alla mente altri due ottimi films come “Welcome” e “L’ospite inatteso”.
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