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Cercare di parlare di questo film, senza parlare del capostipite della trilogia è decisamente impossibile, visti anche i continui rimandi del film al suo predecessore. Con la s finale nel titolo Rodriguez non vuole solo citare Aliens: Scontro finale, ma ne rincorre anche la trama, e se nel primo Alien, lo xenomorfo era solo uno, in Aliens siamo sul pianeta degli xenomorfi, e se nel primo Predator di alieno ce n'era uno solo, qua siamo su un pianeta in cui gli alieni fanno da padroni, anche se entrando nel particolare, il pianeta non è propriamente il loro, ma solo un grande campo dove sguinzagliare le prede da cacciare. Il rimando al vecchio Predator non è solo testuale nelle parole di Alice Braga, ma anche nelle mediocri musiche di John Debney, che indecorosamente e spudoratamente utilizza il tema musicale del vecchio Predator nei titoli di coda e diverse altre composizioni originali della partitura di Alan Silvestri, ma non è tutto. All'inizio dei titoli di coda viene inserita "Long tall Sally" di Little Richard, già presente in Predator nella scena del trasporto in elicottero. Insomma, il progetto sostanzialmente lo si deve a Robert Rodriguez, che come nei suoi film, è addeto anche alla supervisione degli effetti visivi, mentre il bravo Nimrod Antal, svolge in modo piuttosto competente il ruolo di regista, che come negli anni del cinema classico, è solo un ruolo come un altro, alla pari del montatore o dello scenografo, infatti il vero autore del film è Rodriguez. Una cosa c'è di impeccabile, il volo in aria all'inizio del film, perfettamente ripreso. I personaggi sono un po' il punto debole della catena, sopratutto Adrien Brody, totalmente inadatto al ruolo di leader e uomo d'azione, mentre gli altri sono di un impersonalità incredibile, e Laurence Fishbourne che nel trailer del film sembra un saggio sopravvissuto in stile Morpheus della natura, nel film ricopre il desolante ruolo di un sopravissuto oramai impazzito che parla con un amico immaginario, per poi morire quindici minuti dopo la sua apparizione. Dato che il progetto è stato partorito dalla mente messicana di Robert Rodriguez, era immancabile la collaborazione del fido Danny Trejo nei panni di un narcotrafficante messicano, anche lui sgiunzagliato sul pianeta. Morale di tutto ciò è che, riesumare vecchi progetti può anche andar bene, e gli intenti possono anche essere ottimi, ma i dettagli vanno curati decisamente, perchè è già facile cadere nel ridicolo, solo con il concetto stesso di sequel a distanza, figuriamoci se poi ci si mettono anche i dialoghi e i personaggi. Forse invece di citare Silvestri, sarebbe stato meglio ingaggiarlo direttamente e affidare la sceneggiatura a mani più esperte di quelle di due esordienti.
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