Una domenica d'agosto

I critici snob lo liquidano come "neorealista rosa". I dizionari di cinema lo archiviano come "artigiano di mestiere". Ma quando dirigeva questi bozzetti popolari, ricchi di calore e umanità, Luciano Emmer era davvero grande. Nei suoi limiti, certo ("Una domenica d'agosto" non è niente più che un ritratto d'ambiente); ma sempre preciso, affettuoso, caldo nei senimenti e poetico nelle sfumature. Guardate le ingenue ambizioni di quella ragazza di Testaccio; il chiassoso tran-tran domestico di quella famiglia di "pastasciuttari"; il delicato amore fra quei due ragazzetti del popolo che si fingono ricchi. E, su tutto, alla fine della "domenica d'agosto", la malinconia di quel ritorno a Roma, sul far della sera: quasi un brivido di leopardiana vigilia del lunedì. Grande Emmer!