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Questo di Olmi è un film veramente particolare. Tutto ruota intorno ad un appassionato di araldica che dedica una maniacale attenzione ai colori. Un personaggio strano, fuori dal tempo, ancorato a valori "antichi" e non proprio a suo agio nella modernità di inizio anni '70. Il confronto con l'ex compagno di liceo incontrato per caso è impietoso. Quest'ultimo è infatti bello, grintoso, giovanile sia d'aspetto che d'animo, veste all'ultima moda e apprezza ogni novità tecnologica. Ama le vetture sportive e non ha problemi con le donne, mentre il protagonista è timido, impacciato (notare la sequenza della telefonata dal bar, con relativo scambio di battute con la cassiera), chiuso nel suo bozzolo e restio ad adattarsi all'evoluzione dei costumi e del mondo in generale. Le spiacevoli traversie che dovrà affrontare sono conseguenze della sua sfrenata passione per l'araldica, che a volte sconfina nella vita privata di sconosciuti che restano imbarazzati, ma anche infastiditi da questo bizzarro (e tenero, nella sua ingenuità) personaggio. Due momenti identificano bene il protagonista. La sua accesa discussione con un editore riguardo ai colori di uno stemma (diatriba davvero estenuante) e l'invito a casa da parte del suo amico playboy. Minigonne, musica pop e donne disinibite (solo una, in verità...) non fanno proprio per lui, a tal punto che scappa sconvolto da quel mondo così moderno e "nuovo" che crea in lui un disagio insopportabile. Non è il miglior film di Olmi, ma è comunque interessante per il tema proposto e molto bello e valido se visto anche come "affresco" sulla quotidianità estiva milanese dell'epoca. di "Joss"
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