Il mai nato

Specchi, insetti, spezzoni di filmini dimenticati, gemelli ed una banalizzante citazione dell'olocausto sono gli ingredienti di una sceneggiatura da horror quasi classico. Ma e' la realizzazione insipida che lascia indifferenti. Il film e' un carosello pressoche' continuo di ripetitivi avvertimenti simbolici e "paurosi", pure preannunciati dalla colonna sonora. Hanno un fuggevole effetto terrificante sullo spettatore solo quelle immagini a sorpresa di bocche spalancate, che ci ricordano subito altri film, il resto e' routine, tratta dallo scatolone degli effetti a buon mercato. Si comincia subito, dopo 10 secondi di film, e si continua intervallando brevi pause in cui viene sommariamente spiegato a parole cio' che si e' visto, dalle solite figure comprimarie: vecchie veggenti sedute in attesa, rabbini specializzati in satanica applicata (un Gary Oldman stanco ed irriconoscibile), non manca il bambinello spiritato. Fino al rito catartico di esorcismo, che pare girato nelle vicinanze di un tornado, la cui violenza piu' nei gesti, che su persone e cose, spinge finalmente un poco di adrenalina nelle vene di chi guarda. Spot pubblicitario finale ad un noto cellulare e chiusura con sorpresa classica, per non dire attesa. Un film per il pubblico piu' giovane, per cui la storia del cinema comincia dal 2000 e che considerera' come nuove delle vicende di terrore vecchie di quasi 40 anni. Chi per passione o per professione si e' visto tutti i film horror del '900 sorride annoiato, ricordando ben altri classici. La bella Odette, reduce dall'esplosione nei prati di Trifoglio, e' presente in ogni scena del film, ma la sua recitazine e' scolastica: forse e' nata una nuova Sara Michael Gellar.