Ti amerò sempre |
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Un film di Philippe Claudel.
Con Kristin Scott Thomas, Elsa Zylberstein, Serge Hazanavicius, Laurent Grévill, Frédéric Pierrot.
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Titolo originale Il y a longtemps que je t'aime.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 115 min.
- Francia 2008.
- Mikado Film
uscita venerdì 6 febbraio 2009.
MYMONETRO
Ti amerò sempre
valutazione media:
3,33
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Bellimo e intelligentedi bagigiFeedback: 0 |
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domenica 8 febbraio 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono molteplici i motivi per apprezzare questo film: intanto una bellissima storia, egregiamente sceneggiata con un sapiente dosaggio dei vari ingredienti, introdotti gradualmente con un ritmo lento (mai noioso) e molto indovinato. Un’ottima caratterizzazione dei personaggi, e non solo delle due sorelle protagoniste, ma anche tutti i personaggi minori egregiamente incastonati via via con un talento smaccatamente letterario (il malinconico e sofferente capitano di polizia innamorato del fiume Orinoco, poi suicida, il professore collega di Lèa, intelligente e discreto, che si avvicinerà a Juliette e contribuirà al riavvicinamento di Juliette al mondo delle emozioni, il marito di Lèa, anch’egli impegnato in un percorso personale di accettazione della “difficile” cognata, l’indimenticabile nonno-bambino, rimasto muto dopo un malore, divoratore di libri, e il suo irresistibile rapporto fatto di post-it grotteschi appicciati in fronte -“Silènce!”- scambiati con la nipotina vientamita, la figura della madre delle due sorelle, appena accennata in un’unica scena, e che appare come un fantasma pregno di significati nel suo improvviso abbracciare la figlia maggiore già negata e ripudiata nell’orrore della sua colpa). La splendida prova di Kristin Scott Thomas (e quella non certo inferiore di Elsa Zylberstein), impegnata con successo a rendere, attraverso gli occhi, i tormenti di un’anima provata da dolori pressochè inenarrabili. E infine l’ottima regia, appena appena macchiata di qualche piccola sbavatura (certamente perdonabile ad un esordiente come Philippe Claudel) come nella scelta dell’attacco della “scena madre” del prefinale in cui finalmente Juliette e Lèa affrontano insieme, lungo le scale di casa, la verità delle cose sino a quel momento rimaste nascoste nella coscienza tormentata di Juliette, attacco importante e a mio avviso registicamente poco azzeccato. Ma sono solo piccoli dettagli che non inficiano un’ottima prova di questo neo-regista e che non rovinano questo bellissimo film, coraggioso nelle tematiche che propone e molto intelligente nella maniera in cui le propone, misceldando sapientemente e con ottimo equilibrio emotivo la dimensione personale e sociale di grandi temi come l’eutanasia, il reinserimento nel sociale degli ex-detenuti, o il solo (qui niente affatto banale, lo dico a J. Demme che ha firmato il recente “Rachel sta per sposarsi”, film gemello a “Ti amerò sempre”, dove invece erano miseramente falliti tutti i tentativi di comprendere la conflittualità che ci può essere in un rapporto sfilacciato di due sorelle che si ritrovano) tema dei rapporti familiari. Consiglio a tutti vivamente di non perderlo.
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