Saturno contro

Da sempre, chi sceglie di andare al cinema per vedere un film del grande Ferzan Ozpetek, sa che si troverà davanti a storie di omosessualità. Saturno contro, film non apprezzato dalle critiche cinematografiche che lo tratteggiano come noioso, scadente; Probabilmente, in questa società dove al botteghino vincono film tanto per incassi, quanto per violenza e scene di sesso, non può essere altro che sottovalutato perchè difficile da capire. L'obbietivo che Ozpetek si propone, è quello di celebrare il sentimento dell'amicizia, che si trova ad essere più forte persino dell'amore. Ed ecco come i grandi temi di attualità: omosessualità ed eutanasia, droga vengano soltanto accennati, sfumati. Stefano Accorsi, Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Luca Argentero, fanno parte di un gruppo di amici, appartenente alla classe borghese, che racchiude in se ogni diversità e persone che, a causa di essa, si trovano ad essere emarginate in una società del XXI secolo. Molti, hanno voluto vedere in Ozpeteck il tentativo di copiare Pedro Almodovar ed è qui, che cominciano le incomprensioni. Tra coppie gay e drogati, Ozpeteck avrebbe potuto spaziare con scene di sesso ed abbassarsi a livelli materiali e carnali di un Almodovar (spero non fraintendiate l'"abbassarsi" perchè non detto con cattiveria anzi..). Invece, il regista vuole mettere in scena una poesia dall'inizio alla fine fatta di colori forti ma sfumati, da musica spagnola e di primi piani che è come se facessero parte di un vero e proprio quadro. La casa rifugio, va vista come un tentativo di fuggire dalla realtà dalla quale si ha paura di essere contaminati. L'unica persona che non appartenente al gruppo, che fa capolino nella sua storia per poi ritirarsi in buon ordine, è la dottoressa, tral'altro alcolizzata, che non ha nulla in cui credere e che riflette una visione pessimistica della realtà. E', inoltre, delizioso come la figura di Lorenzo, si tramuti in un filo conduttore delle vite dei protagonisti e anche quando egli stesso, muore, il gruppo rimane compatto in memoria dell'amico e riesce a superare, alla fine, le difficoltà. Una magica, sfumata visione della morte sottolineata anche dal fatto che al corpo del defunto non è dedicata neanche un'inquadratura se non quando fa parte di una delle solite allucinazioni di Ambra Angiolini. In poche parole, Ozpetek ha dato il meglio di se con una splendida regia e nel far venir fuori l'animo nascosto di alcuni attori, anche con il semplice inquadrare gli sguardi.