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"Cose di cosa nostra"(film, Steno, 1971, da non confondere con un saggio, che è una seria intervista a Giovanni Falcone,..)è un puro divertissement, dove la mafia siculo-americana viene derisa seriamente, però, mostrandonei crirgimini e i pericoli, ma anche la pochezza. Un benzinaio siciliano da anni residente negli States riceve 30.000 dollari purché torni al"paesello"per uccidere un locale mafioso... Tutto sembra procedere male, in quanto il prescleto non è capace di uccidere neppure una mosca, vari tentativi per assoldare qualcuno che lo faccia al suo posto, incontrando persino l'ex.fidanzato della moglie, "reclutato"a Napoli e poi alcuni personaggi, involontariamente, sono sulle tracce, come un brigadiere romano fornito di cane antidroga pasticcione e... Tutto finisce bene, anche perché nella"Great Apple""il mandante dell'omicidio e i suoi vengono uccisi.... Straordinaria prova d'attore di tre colossi del cinema d'antan, come Aldo Fabrizi(il brigadiere imbranato), Vittorio De Sica(un avvocato che sembra intenzionato a"farla finita"ma poi rinuncia sempre), Salvo Randone(il amfioso oggetto della"missione mattanza"), con altri bravissimi attori, come Carlo Giuffrè(il benzinaio), Jean-Claude Brialy(i'ex-fidanzato della moglie, che è Pamela Tiffin, brava anche lei), Mario Brega, Mario Feliciani, Angela Luce e ancora altri/e, a dimostrazione che il cinema, il teatro, in genere lo spettacolo italiano d'antan(solo Brialy non era italiano, ma lavorava spesso nella penisola) aveva un"campionario"molto ricco e assortito. La regia di Steno(anche cosceneggiatore con lo stesso Aldo Fabrizi, che avrà scritto il proprio ruolo, da esperto sceneggiatore e regista, oltre che attore)è brilllante, intelligente e sa dirigere il vaudeville filmico fino alla fine, con invenzioni, trovate, continui"détours"che però ravvivano il plot e sanno sempre ri-indirizzare verso il"fil rouge"della vicenda, senza perdersi in inutili svolazzi e "occasioni"che sarebbero stati meri pretesti per"deviare"rispetto alla storia principlae, che va comunque mantenuta come tale e conservata nella sua interezza. Scarsi i rfierimenti politici all'attualità dell'epoca, ma nel sottofinale c'è una battuta illluminante sullo strapotere della mafia anche in ambiti che sarebbero delegati a combatterla... Steno, insomma, si concedeva della libertà che forse erano sfuggite all'occhiuta censura di quel tempo, capace di mettere le mani(e dunque le forbici)non solo su scene di sesso ma anche su situazioni che avrebbero potutto impensierire chi detenva il potere, dove ogni riferimento a situazioni e scelte d'oggi sono puramente(?)casuali(?). Uno di quei film che ogni tanto, se segnalati nella programmazione TV, si ha la fortuna di poter recupeare, oltre il grigiore dominante..., visto che raramente gli spot rispondono all'indicazione(d'inizio anni 1990)di Ken Russell che invitava a realizzare film di due minuti El Gato
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