La calda notte dell'ispettore Tibbs

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Un film di Norman Jewison. Con Sidney Poitier, Rod Steiger, Warren Oates, Lee Grant, Larry Gates.
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Titolo originale In the Heat of the Night. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 109 min. - USA 1967. MYMONETRO La calda notte dell'ispettore Tibbs * * * 1/2 - valutazione media: 3,80 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Solidarietà d'armi fra due uomini agli antipodi. Valutazione 3 stelle su cinque

di GreatSteven


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giovedì 4 aprile 2019

LA CALDA NOTTE DELL'ISPETTORE TIBBS (USA, 1967) di NORMAN JEWISON. Interpretato da SIDNEY POITIER, ROD STEIGER, LEE GRANT, WARREN OATES, LARRY GATES, JAMES PATTERSON, SCOTT WILSON, ANTHONY JAMES, QUENTIN DEAN, WILLIAM SCHALLERT, MATT CLARK
A Sparta (Mississippi), in una notte all’apparenza come tutte le altre, giunge dopo un viaggio in treno da Philadelphia un elegante uomo di pelle scura. Al contempo l’agente di polizia Sam Wood, nel suo giro di ronda notturno, scopre il cadavere di un uomo che poi viene identificato come quello del signor Colbert, un ingegnere sposato in procinto di far costruire una fabbrica siderurgica nel paese. Lo sceriffo Bill Gillespie, bigotto e ignorante, fa arrestare come primo indiziato del delitto l’uomo appena arrivato in stazione, ma questi si dichiara subito innocente e, per confermarlo incontrovertibilmente, dimostra di essere l’ispettore di polizia Virgil Tibbs, esperto della squadra omicidi di Philadelphia. Lo sceriffo, che non ha mai visto di buon occhio i neri, decide di fargli vedere il corpo morto e provare a verificare se può aiutarlo nella complicata indagine, poiché  è conscio di non poterla concludere da solo. Inizialmente i rapporti fra i due uomini di legge sono difficili, per via soprattutto dei reciproci pregiudizi e dell’intolleranza razziale, ma poco a poco comincia a svilupparsi un legame che non si può dissolvere in quanto Virgil è indispensabile a Gillespie per chiudere con un successo questo caso tanto astruso. Coloro che vengono ritenuti responsabili di aver commesso l’omicidio sono, nell’ordine: un certo Harvey Oberst, malvivente comune già noto alle locali forze dell’ordine di cui però Tibbs conclama l’estraneità ai fatti; Endicott, proprietario di un enorme piantagione di cotone cui Colbert era arrivato a pestare i piedi per la costruzione della sua fabbrica e pertanto sospettato di averlo eliminato per ragioni personali; e lo stesso agente Wood, in seguito scagionato dall’accusa di aver sottratto denaro dal portafoglio del defunto per via d’un ingente prelievo in banca. In città la fama di Virgil cresce velocemente e fin dal principio non è una fama positiva, tanto che il sindaco di Sparta vorrebbe che lo sceriffo lo spedisse via sul primo treno. Combattuto fra l’intenzione di cacciar via l’ispettore e quella di tenerlo al proprio fianco perché utilissimo alla prosecuzione del delicato lavoro, infine Gillespie sceglie per la seconda opzione, anche perché la vedova Colbert minaccia di ritirare gli operai dal cantiere ove si sta edificando l’impianto siderurgico se il colpevole non verrà arrestato. Dopo innumerevoli vicissitudini (compreso l’aborto di Delores, un’avvenente sedicenne sedotta e abbandonata) e moltissimi personaggi che entrano in scena a complicare la situazione, alla fine Virgil scopre chi assassinò l’ingegnere: il nevrotico Ralph, oltretutto colpevole di aver ingravidato Delores. Finalmente Virgil può prendere un treno e raggiungere la sua destinazione, con l’aggiunta piacevole che fra lui e Bill Gillespie è ormai nata un’amicizia che ha abbattuto le precedenti diffidenze. Thriller provocatorio sottolineato dalla suggestiva colonna di Quincy Jones, sceneggiato da Stirling Silliphant da un romanzo di John Ball e completato dal brano country blues In the Heat of the Night interpretato nientemeno che da Ray Charles. Benché sopravvalutato (dopotutto la vicenda, seppur avvincente, non si discosta troppo da un poliziesco convenzionale con ogni sua bardatura di suspense e accumulazioni), non gli manca un ritmo incalzante e un robusto copione su cui fare affidamento e, nonostante le forzature, si dimostra un impietoso ritratto delle relazioni razziali coinvolte in affari economici e istituzionali. Esagerato l’Oscar al miglior film (fra l’altro nell’anno di una pietra miliare cinematograficamente interessantissima quale Gangster Story) e mal piazzato quello al miglior attore consegnato a Steiger: certo, il suo sceriffo scapolo, senza figli, dedito di tanto in tanto al whisky, col condizionatore sempre rotto e alle prese con la sua rabbia facile e il suo consueto piglio autoritario stupisce per intensità interpretativa, ma l’ispettore eccezionale e superintelligente di Poitier lo supera di un’abbondante spanna, per come l’attore recita il suo ruolo con impeccabile impegno e carisma torrenziale. Altri temi trattati in maniera tutt’altro che scontata sono l’aborto clandestino, le annose rivalità imprenditoriali, il bisogno della polizia di poter contare sulla credibilità della scienza, la violenza dei bianchi contro i neri mossa solo e puramente dall’odio classista e manicheo e le varie forme dell’acqua (la mutevolezza malleabilissima) che possono assumere i contorni di un’inchiesta quando gli indizi portano in molteplici direzioni e non è elementare individuare né l’alibi né l’autore materiale di un reato. Comunque, malgrado una virata di troppo sull’abitudinario della rappresentazione del genere in questione, rimane un’opera da far riscoprire alle generazioni che non han vissuto gli anni ’60 e in particolar modo uno dei più bei film di N. Jewison, regista medio che seppe gestire il suo momento di celebrità con ammirevole dovizia, specie se si osserva come ha saputo instaurare una perfetta intesa nella coppia Poitier-Steiger, elevandola come vicendevole contraltare e opponendoli l’uno all’altro in modo che i personaggi avessero una naturale evoluzione, questa volta sì, senza scatti imprevisti o banalità inventate alla carlona. Altri 3 Oscar andarono alla sceneggiatura non originale, al suono e al montaggio.

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