Il regista americano Henry C. Potter si conferma con questa pellicola uno dei maggiori esperti del suo tempo nel campo della commedia (tra le altre si ricorda il godibilissimo “La casa dei nostri sogni” con Cary Grant e Myrna Loy). In questo caso per la precisione si tratta di una commedia musicale, sottogenere molto in voga ad Hollywood in quegli anni, e non solo.
La pellicola trova proprio il suo punto di forza nelle parti musicali, dove può giovarsi dell’apporto sempre eccezionale del mitico Fred Astaire, che stavolta viene utilizzato da Potter più come cantante e musicista che come ballerino; questa scelta francamente lascia perplessi, non tanto perché Astaire non se la cavi bene in queste discipline, quanto perché pare davvero un peccato avere a disposizione uno dei più grandi e celebri ballerini di sempre, senza poi sfruttarlo il più possibile.
[+]
Il regista americano Henry C. Potter si conferma con questa pellicola uno dei maggiori esperti del suo tempo nel campo della commedia (tra le altre si ricorda il godibilissimo “La casa dei nostri sogni” con Cary Grant e Myrna Loy). In questo caso per la precisione si tratta di una commedia musicale, sottogenere molto in voga ad Hollywood in quegli anni, e non solo.
La pellicola trova proprio il suo punto di forza nelle parti musicali, dove può giovarsi dell’apporto sempre eccezionale del mitico Fred Astaire, che stavolta viene utilizzato da Potter più come cantante e musicista che come ballerino; questa scelta francamente lascia perplessi, non tanto perché Astaire non se la cavi bene in queste discipline, quanto perché pare davvero un peccato avere a disposizione uno dei più grandi e celebri ballerini di sempre, senza poi sfruttarlo il più possibile. Oltre a Fred Astaire il successo della parte musicale della pellicola è garantito dalla partecipazione del famoso clarinettista jazz Artie Shaw, qui alla prima delle sue due apparizioni cinematografiche con anche la sua eccezionale orchestra.
Meno riuscita invece la parte del film di pura commedia, che è penalizzata da una sceneggiatura che oggettivamente ha molto poco da raccontare, con dialoghi banali e nessuno sviluppo interessante.
Nella parte femminile di maggior rilievo c’è Paulette Goddard che tra l’altro si cimenta anche in un balletto con Fred Astaire, cavandosela egregiamente. Il cast è completato dal sempre bravo Burgess Meredith, che in seguito si sposò proprio con la Goddard, e dal caratterista Charles Butterworth; ad entrambi gli attori sono affidati compiti di alleggerimento comico, che però non funzionano affatto, non certo per loro responsabilità quanto piuttosto per la già ricordata pochezza del copione.
Strepitose alcuni pezzi suonati da Shaw con la sua orchestra, su tutte si ricorda l’orecchiabilissima “Swing Concerto”.
Si segnala nel finale una strepitosa esibizione di tip-tap di Fred Astaire, maestro ineguagliabile di tale genere di danza.
[-]
|
|