andrej
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sabato 17 giugno 2017
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un ottimo film d'azione, lapidato a torto
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Francamente non capisco la ragione di tanti giudizi negativi (spesso anche velenosamente ostili) nei confronti di questa pellicola. Premesso che va guardato come un fumetto e che non bisogna aspettarsi un'opera alla Lars von Trier, questo film e' uno spettacolo di tutto rispetto: ha ritmo da vendere, prende, diverte, intrattiene e vola via senza un attimo di noia. Regia e sceneggiatura sono solide ed efficaci; molte e belle le scene d'azione; buona la fotografia ; bravi tutti gli attori. Non manca neppure un adorabile pittbull bonaccione che introduce una nota di mitezza in una truce storia di tradimento e vendetta. Superlativa la protagonista, Michelle Rodriguez, veramente perfetta per la parte: convincente e credibile, bella, cattiva e arrabbiata come non mai, vestita e nuda fa sempre una gran figura e regge da sola gran parte del film.
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Francamente non capisco la ragione di tanti giudizi negativi (spesso anche velenosamente ostili) nei confronti di questa pellicola. Premesso che va guardato come un fumetto e che non bisogna aspettarsi un'opera alla Lars von Trier, questo film e' uno spettacolo di tutto rispetto: ha ritmo da vendere, prende, diverte, intrattiene e vola via senza un attimo di noia. Regia e sceneggiatura sono solide ed efficaci; molte e belle le scene d'azione; buona la fotografia ; bravi tutti gli attori. Non manca neppure un adorabile pittbull bonaccione che introduce una nota di mitezza in una truce storia di tradimento e vendetta. Superlativa la protagonista, Michelle Rodriguez, veramente perfetta per la parte: convincente e credibile, bella, cattiva e arrabbiata come non mai, vestita e nuda fa sempre una gran figura e regge da sola gran parte del film. Non ho problemi a dire che a me questo film e' piaciuto molto e credo che tanti giudizi pessimi siano venuti da frange isteriche dell' estremismo politically correct ad ogni costo, che si sono sentite offese dall' argomento trattato e hanno frainteso come "transfobia" il comprensibile turbamento del protagonista nel momento in cui, da uomo che era, si ritrova di colpo trasformato in donna da un'operazione di cambiamento di sesso effettuata su di lui a sua insaputa. Beh, cosa c'e' di strano in questo? Quale uomo o donna normali non sarebbero sconvolti se capitasse loro qualcosa del genere? Cosa c'e' di transfobico in questo? E in ogni caso, quali che siano le opinioni sui contenuti di un film, non si dovrebbe stroncare un buon prodotto cinematografico (come questo certamente e') per antipatie di tipo ideologico. In conclusione: non credete alle recensioni e verificate di persona: il film merita e chi lo ha stroncato ha torto marcio.
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loland10
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domenica 22 ottobre 2017
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mani legate e vendetta
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“Nemesi” (The Assignment, 2017) è il ventiduesimo lungometraggio del regista californiano Walter Hill.
Ritorno di un regista grande e dimenticato, cinema intriso di vecchio e odorante di classico fatiscente. Cadenze, volti, mala, trasformazioni, fughe e scappatoie: eccoli tutti spalmanti e spettrali, silenziosi nei lineamenti di un fumetto da disegnare. Ha fatto certamente meglio e di livello ma per chi non abdica a certo ‘stile’ visivo e a un tuffo passato, il film può dire ancora qualcosa (di buono). Produzione a basso costo e si nota, più persone coinvolte per una pellicola che non guarda al tempo e soprattutto al facile consumo.
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“Nemesi” (The Assignment, 2017) è il ventiduesimo lungometraggio del regista californiano Walter Hill.
Ritorno di un regista grande e dimenticato, cinema intriso di vecchio e odorante di classico fatiscente. Cadenze, volti, mala, trasformazioni, fughe e scappatoie: eccoli tutti spalmanti e spettrali, silenziosi nei lineamenti di un fumetto da disegnare. Ha fatto certamente meglio e di livello ma per chi non abdica a certo ‘stile’ visivo e a un tuffo passato, il film può dire ancora qualcosa (di buono). Produzione a basso costo e si nota, più persone coinvolte per una pellicola che non guarda al tempo e soprattutto al facile consumo.
Notte, buio, pioggia, periferia, malfamati e luci artificiali. Il cinema di Walter Hill ritorna con un gusto mai perso e un peregrinare tra i suoi luoghi preferiti in uno scontro di ideee, di pensieri bassi e viscerali (Rachel) e di lacerazioni infime (Frank) che ha la mano sempre puntata enza aspettare risposte consolatorie. E' ambientazione viscida, melmosa, sporca e mistica quella del regista con contorni dei visi da fumetto. Il bianco e nero dei segni....sintomo di arrivo e di vanagloria per gli eroi (e antieroi) perdenti.
Entrare nel suo mondo è come scoprire il dietro la vita di tutti i giorni: la violenza notturna, dei posti abbruttiti, della vita rinchiusa, degli alberghi solitari e delle vie bagnate, scolorate, piene di neon e con le auto che si diramano quasi in modo solitario. Il(la) killer Michelle Rodriguez (Frank Kitchen/Tomboy) si racconta e ci racconta una vita (forse) di redenzione e la sua 'opera' da mastino con un polso fermo e diretto. L'ultimo colpo rimane sempre per la vendetta. La dottoressa Kay aspetta. Si incontreranno mai? Si parleranno una volta? Si odieranno? O semplicemente ognuno per suo conto.
Memore di un cinema riluttante, saporoso, di genere e per nulla scontato, le immagini sono senza commisurate ai personaggi, niente sbavature e gustose ironie, ma soltanto dichiarazioni glaciali, febbrili agguati e silenzi dal vuoto di una città che non conosciamo. I tempi sono avanti e indietro, si gioca sugli spazi miseri e sulle didascalie di mesi, ore e posti. Ognuno rivede se stesso. Niente paura, il guerriero e la guerriera sono all'unisono il gioco dello scaricare il caricatore. E nei sotterranei, nelle schifezze, negli androni e nelle gallerie di palazzi superati dal tempo e dalla morte arriva il segno dell'ultima notizie. E il ricovero in manicomio è il contrappasso per chiunque sperando nelle buone parole e giuste affermazioni
Esercizio filmico che Walter Hill conosce benissimo. Per chi non avesse mai visto un suo film deve tornare ad alcuni lustri addietro per (ri)gustare pellicole di grande efficacia e di grande spolvero narrativo. Con un acume di sguardi e di ripresa che non si sono più visti in pellicole di genere 'hollywoodiano'. Un regista da riscoprire sicuramente: alcuni titoli restano senza fiato di parola come 'I guerrieri della notte', 'Driver l'imprendibile', 'I guerrieri della palude silenziosa' e 'Strade di fuoco', insieme ad altri.
Sicario killer e cambio di sesso mentre ogni intima bruttura (im)ponderabile si fa strada in ogni posto malfamato fino a interrogatori risolutori. Il capo-mala che parla perché la vita è l'ultimo suo appiglio (se resiste) e l'amica infermiera Johnnie (Caitlin Gerard)che si piega al commercio facile e al lauto guadagno. Il tradimento e la vendetta vanno di pari passo. Ritorno vintage per un cinema in disuso ma (quasi) sempre allettante: certo il regista americano conosce tempi e modi del suo girare e non fa certo programmi facili per un film appetibile a tutti.
Istante per istante la pellicola è uno scontro tra due volti e modi opposti: impasticciato e truculento il killer (Rodriguez), asettica e monocorde la dottoressa (Weaver) con confessioni mestamente intrise di ogni privazione. Film corrosivo nei modi con dialoghi fermi e ingombranti per dei luoghi insalubri e stagnanti. Un cinema di volti cartoon dove ogni gesto è privo di vera redenzione: la nemesi di ognuno e la storia di ciascun film del regista statunitense. Mette se stesso senza svoltare per convenienze dei tempi.
Da consigliare per chi ha lo sguardo (e oltre) nella filmografia del regista; film non congruo e poco accattivante per chi non ritrova un 'genere' della carriera e dei modi degli anni settanta e ottanta.
Il duo Frank-Rachel regge la storia con la Sigourney Weaver (Rachel Kay) che riempie lo schermo con una recitazione algida priva di sbavature: la bravura non è venuta mai meno con gli anni.
Regia lineare e priva di superfluo (nel suo mondo); sufficientemente godibile.
Voto: 6+/10 (***).
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dandy
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domenica 29 novembre 2020
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uomo terribile,e donna ancor più tale.
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Hill riprende sia i toni di "Jimmy Bobo-Bullet in the head"(anche qui ci i ispira a un fumetto) sia il tema del cambio d'intentità di "Johnny il bello",ma in versione transgender.E recuperando una sceneggiatura per un progetto risalente al'78,gira un fluido b-movie,consapevolmente fumettistico(ci sono anche le tavole da graphic novel a fare da passaggio tra una sequenza e l'altra)ma non per questo meno piacevole.La storia è ben concepita nell'alternarsi tra le vicende di Frank(anche voce narrante) e il racconto in flashback della dottoressa Rachel.La confezione è elegante(con musiche di Giorgio Moroder)e la sequenza finale decisamente azzeccata.
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Hill riprende sia i toni di "Jimmy Bobo-Bullet in the head"(anche qui ci i ispira a un fumetto) sia il tema del cambio d'intentità di "Johnny il bello",ma in versione transgender.E recuperando una sceneggiatura per un progetto risalente al'78,gira un fluido b-movie,consapevolmente fumettistico(ci sono anche le tavole da graphic novel a fare da passaggio tra una sequenza e l'altra)ma non per questo meno piacevole.La storia è ben concepita nell'alternarsi tra le vicende di Frank(anche voce narrante) e il racconto in flashback della dottoressa Rachel.La confezione è elegante(con musiche di Giorgio Moroder)e la sequenza finale decisamente azzeccata.Discrete sequenze di sparatorie,secche e fulminee.Ottime Michelle Rodriguez,che concede nudi frontali sia maschili che femminili,e Sigourney Weaver,implacabile nel suo glaciale assolutismo.Magari non per tutti data la sua natura,ma comunque un valido esempio di come un regista vero,pur affrancatosi da Hollywood possa comunque girare un prodotto insolito e degno di nota con mezzi risicati(appena 3 milioni di budget).Prevedibile flop al botteghino,con pare nemmeno 300000 dollari di incasso,e ampiamente criticato in patria dalla comunità LGBT.
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g.r.hill
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sabato 9 febbraio 2019
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dio ti ha dato una faccia e tu ti mascheri
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E' bello scrivere di films non appena usciti e in partiocolare di films poco dibattuti e\\ "con quanche cosa" come Nemesi.
Condivido il giudizio positivo di Andrej e di Ioland10 : con pochi soldi si può fare un film ben fatto e Michelle Rodriguez (sbaglio o pilotava un caccia in Avatar?) ha dornito una eccellente prestazione.
Mi chiedo se sono stato solo io a trovare "strana" la sceneggiatura per la parte di Sigurney Weaver: ok è una grande attrice cui viene naturale perdonare il gigionare sovente un decimo di grado sopra il massimo consentito, inoltre come detto da altri, il film richiede una sospensione dell'incredulità ma proprio per questo ho trovatop stridente la stupidità gigante degli psichiatri contrapposta al senso di superiorità in una perssona sconfitta, umiliata e per giunta mutilata.
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E' bello scrivere di films non appena usciti e in partiocolare di films poco dibattuti e\\ "con quanche cosa" come Nemesi.
Condivido il giudizio positivo di Andrej e di Ioland10 : con pochi soldi si può fare un film ben fatto e Michelle Rodriguez (sbaglio o pilotava un caccia in Avatar?) ha dornito una eccellente prestazione.
Mi chiedo se sono stato solo io a trovare "strana" la sceneggiatura per la parte di Sigurney Weaver: ok è una grande attrice cui viene naturale perdonare il gigionare sovente un decimo di grado sopra il massimo consentito, inoltre come detto da altri, il film richiede una sospensione dell'incredulità ma proprio per questo ho trovatop stridente la stupidità gigante degli psichiatri contrapposta al senso di superiorità in una perssona sconfitta, umiliata e per giunta mutilata.
A part ça buon soggetto e buon lavoro che mi ha divertito
nota a margine per le stelle: la valutazione di un film tiene conto del budget !
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felicity
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lunedì 13 luglio 2020
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meglio ricordare walter hill per i suoi capolavori
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Basato su un’idea capace di sviluppare non una storia, ma soltanto un debole canovaccio, il film è costellato da situazioni a tratti ridicole che soffocano i pochi e confusionari momenti d’azione su cui si poteva puntare maggiormente.
Superficiale è la descrizione dei personaggi, in primis la dottoressa che agisce come una villain intellettuale, diventata folle e capace di crudeli esperimenti non si sa bene perché tra un sproloquio su Shakespeare e una litania su Poe.
A conferma del fatto che il risultato finale sia un fumettone sono le sparse sequenze con inserti graphic novel alla Sin City, di cui non si sentiva proprio il bisogno.
Cast azzeccato e colonna sonora firmata da Giorgio Moroder, ma purtroppo il tutto si perde nella superficialità della narrazione decisamente facilona.
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Basato su un’idea capace di sviluppare non una storia, ma soltanto un debole canovaccio, il film è costellato da situazioni a tratti ridicole che soffocano i pochi e confusionari momenti d’azione su cui si poteva puntare maggiormente.
Superficiale è la descrizione dei personaggi, in primis la dottoressa che agisce come una villain intellettuale, diventata folle e capace di crudeli esperimenti non si sa bene perché tra un sproloquio su Shakespeare e una litania su Poe.
A conferma del fatto che il risultato finale sia un fumettone sono le sparse sequenze con inserti graphic novel alla Sin City, di cui non si sentiva proprio il bisogno.
Cast azzeccato e colonna sonora firmata da Giorgio Moroder, ma purtroppo il tutto si perde nella superficialità della narrazione decisamente facilona.
Peccato perché da un veterano del cinema d’azione come Walter Hill, ci si aspettava molto di più: il regista torna infatti con un thriller girato, recitato e montato secondo le direttive estetiche del cinema d’azione di trent’anni fa.
Lo sforzo di sospensione della credibilità necessario per entrare in questo tipo di produzioni stavolta è davvero troppo grande.
Hill non ha saputo adeguarsi a ciò che il cinema di genere oggi richiede. Il che avrebbe anche potuto essere un pregio, se non fosse che il suo film a livello narrativo è risibile.
Non lo aiuta a risollevarne le sorti anche una monocorde protagonista Michelle Rodriguez, mentre la solita Sigourney Weaver si dimostra sempre capace di bucare lo schermo. Meglio ricordare Walter Hill per i suoi capolavori passati.
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