domenico rizzi
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giovedì 8 gennaio 2015
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sola contro tutti
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Film semi-serio senza grandi pretese, questo “Donna del West” diretto da Andrew Victor Mc Laglen e interpretato da una Doris Day un po’ sciupatina, ma sempre avvenente. E’ la storia di una vedova che cerca di diventare imprenditrice in un Wyoming fortemente prevenuto verso il sesso femminile (nonostante sia l’unico Territorio degli Stati Uniti in cui le donne avevano ottenuto la parità fin dal 1869 per merito dell’intrepida Esther Hobarh Morris) in procinto di entrare nell’Unione come Stato. Dopo aver tentato un’esperienza di cameriera in un ristorante, Josie Minick (Day) mette su un allevamento di pecore, scontrandosi con un duro allevatore di bovini.
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Film semi-serio senza grandi pretese, questo “Donna del West” diretto da Andrew Victor Mc Laglen e interpretato da una Doris Day un po’ sciupatina, ma sempre avvenente. E’ la storia di una vedova che cerca di diventare imprenditrice in un Wyoming fortemente prevenuto verso il sesso femminile (nonostante sia l’unico Territorio degli Stati Uniti in cui le donne avevano ottenuto la parità fin dal 1869 per merito dell’intrepida Esther Hobarh Morris) in procinto di entrare nell’Unione come Stato. Dopo aver tentato un’esperienza di cameriera in un ristorante, Josie Minick (Day) mette su un allevamento di pecore, scontrandosi con un duro allevatore di bovini. La lotta condotta dalla donna si svolge su un duplice fronte: l’aspirazione all’emancipazione personale e la difesa della propria scelta imprenditoriale. Il primo obiettivo, sebbene sulla carta sembri giù raggiunto, non è meno problematico del secondo, soprattutto in una terra in cui il maschilismo è imperante. Quanto all’attività prescelta, l’allevamento di ovini, rischia seriamente di scatenare una guerra – come avvenne realmente in diverse aree del West, dove i pastori venivano presi a fucilate – con scarse probabilità di successo della parte più debole. Alla fine non rimane che un saggio e vantaggioso compromesso, anche perché nel frattempo ci si è messo di mezzo l’amore: la rinuncia alle pecore in cambio della garanzia di una vita più appagante. In sostanza, è Josie ad uscire vincitrice dalla contessa. “Donna del West” può avere una valenza soltanto per queste due tematiche trattate e per essersi accostato ad un argomento non troppo sfruttato dalla filmografia del genere. Per il resto, pregevole la fotografia soprattutto nelle riprese aeree delle verdi vallate in cui fanno spicco le centinaia di lanuti animali al pascolo e interessanti le dispute circa l’opportunità di mantenere i diritti concessi alle donne, che potrebbero urtare la sensibilità degli altri Stati dell’Unione, scatenando la lotta delle suffragette. Scarsa l’azione e pressoché inesistente la componente erotica, come nei western più tradizionali.
Domenico Rizzi, scrittore
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elgatoloco
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lunedì 30 novembre 2020
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film debole ma "salvabile"
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QUesto"The Ballad of Josie"(ANdrew Mc Laglen, 1967(rivela un limite a livello di scrittura della sceneggiatura, e in primis di plot: nel Wild West una donna, rimasta vedova, dopo un'infelice esperienza come cameriera di saloon, decide di fare l'allevatrice di pecore, professione ritenuta"atavicamente"non solo inadatta alle donne, da parte dei rancheros, tutti rigidamente maschi, che si oppongono in ogni modo, anche violento, redarguendo la donna, offendendola, minacciandola e insultandola in ogni modo; lei, però, riuscirà a convogliare verso di sé la sensibilità della tlre donne, che ormai in quasi tutti gli States degli UNited States of America , avevano conqusitato il diritto di voto.
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QUesto"The Ballad of Josie"(ANdrew Mc Laglen, 1967(rivela un limite a livello di scrittura della sceneggiatura, e in primis di plot: nel Wild West una donna, rimasta vedova, dopo un'infelice esperienza come cameriera di saloon, decide di fare l'allevatrice di pecore, professione ritenuta"atavicamente"non solo inadatta alle donne, da parte dei rancheros, tutti rigidamente maschi, che si oppongono in ogni modo, anche violento, redarguendo la donna, offendendola, minacciandola e insultandola in ogni modo; lei, però, riuscirà a convogliare verso di sé la sensibilità della tlre donne, che ormai in quasi tutti gli States degli UNited States of America , avevano conqusitato il diritto di voto... cosa che, sia detto, per inciso, in Italia si atutò solo dopo la Seconda Guerra Mondiale.... Decisamente la tematica è nobile m ma è svolta malino, tra scene"western"(necessarie) e lunghi conciliaboli con i maschi, che le offrono del brandy, facendola ubriacare, tra l'altro. Mc Laglen , specialista di western e di"action.movies"è qui quasi l'ombra di se stessom, afidandandosi ai paesaggi, qui con tante pecore, ovviamente, peraltro simpaticisisme, ma non scavando più di tanto nel repertorio migiliore del cinenma, snzi , mantenendosi a livello basso. Cìè però una spiegazione a tutto questo: siamo nel 1967, quando negli USA il"Sessantotto"era già pienamente in atto(vedasi Berkeley e la rivolta sutdentesca, unita e in parte distinta dalle manifestazioni contro la"sporca guerra"in Vietnam)e nel "Sessantotto", negli USA come in Europa era asoslutamente fondamentale la "rivoluzione femminile", in questo caso storicizzata nel passato, ossia nel 1800, foriero omunque di tante novità anche"rivoluzionarie, dunque era qualcosa che avrebbe attirato il pubblico, considerazione che ogni regista di cinema deve fare assolutamente, prima di guardare al valore di soggetto e sceneggiatura, dato che i"conti incalzano". Su ciò non si scherza, legge delle domanda e dell'offerta costingono a prendere atto della priorità del"commercio"su considerazioni invece prettamente artistiche. Doris Day è impierosamente invecchiata rispetto ai suoi grandi successi, dove aveva reccitato anche con Hitchock, dunque non è, a voler essere sinbceri," in parte"per il ruolo da protagonista,suffragette malgrè elle... ma evidentemente il"mercato"hollywoodian akkl'epoca offriva ciò e bisognava tenerne conto, comunque. Peter Graves è il suo amcio-nemico che poi si inn amora di lei.francamente"bolso"nella parte, George(non Arthur, con cui spesso veniva confuso anche da vari recensori) Kennedy(all'epoca già bianchissimo di capelli, nonostante fosse più giovnae della protagonista)è invece un vero nemico tutto d'un pezzo, Andy Devine, invece, con una voce particolarissima anche nell'originale è un caratterista bravisismo nel ruolo dle giudice. Dunque un film da non stralodare(sarebbe veramente fuori luogo farlo, sarebbe quasi una burla allo stesso film)ma da salvare.recuperare in quanto tale, complessivamente, sempre che, come detto sopra, lo si contestualizzi rispetto all'epoca nella quale era stato realizzato. Operazione da fare sempre, con quaUNQUE FILM. sARà ANCHE STORICISMO ECCESSIVO, MA VALE LA PENA FARLO. eL gATO
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