andrea giostra
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sabato 6 luglio 2013
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il doppio ai giorni nostri.
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Viva la libertà (2013)
(recensione di Andrea Giostra)
Non c’è più alcun dubbio che oggi Tony Servillo sia il più bravo e il più grande degli attori viventi italiani. Vederlo recitare ed interpretare “il doppio”, che rimanda inevitabilmente alla migliore storia della letteratura occidentale sul tema, è un piacere per l’anima cinefila degli amanti della settima arte.
Roberto Andò è altrettanto bravo a rappresentare il doppio contemporaneo battendo il terreno caldo della politica nostrana che soffoca la libertà e ruba la speranza. L’ispirazione elegante e discreta dai classici della letteratura occidentale è raffinato e ben celato.
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Viva la libertà (2013)
(recensione di Andrea Giostra)
Non c’è più alcun dubbio che oggi Tony Servillo sia il più bravo e il più grande degli attori viventi italiani. Vederlo recitare ed interpretare “il doppio”, che rimanda inevitabilmente alla migliore storia della letteratura occidentale sul tema, è un piacere per l’anima cinefila degli amanti della settima arte.
Roberto Andò è altrettanto bravo a rappresentare il doppio contemporaneo battendo il terreno caldo della politica nostrana che soffoca la libertà e ruba la speranza. L’ispirazione elegante e discreta dai classici della letteratura occidentale è raffinato e ben celato. E allora vale la pena, dopo aver visto il bel film di Andò, rileggere i migliori classici de “il doppio”, da “Il Sosia” di Dostoevskij all’“Anfitrione” di Plauto, da “Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde” di Stevenson a “Ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, da “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello al “Compagno segreto” di Conrad, dal “Ritratto” di Gogol a “Doppio sogno” di Schnitzler. Il film di Andò si muove sulla stessa antropologica direttrice polimorfica della complessità dell’uomo moderno, come quello antico, che contiene dentro di sé un mondo interiore fortemente contraddittorio ed estremamente conflittuale, che quasi mai riesce a far trionfare la parte migliore di sé, se non nella pazzia, come nell’impeccabile film di Andò. Il film è ricco di illustre citazioni, da Brecht a Fellini, sapientemente spalmate, che rendono l’opera di Andò, che arditamente si cimenta nell’affrontare un tema assai pericoloso e delicato da maneggiare quale quello della politica italica che tutto fa tranne che gli interessi del popolo, immediatamente fruibile agli intellettuali nostrani di morettina memoria, che certamente avranno apprezzato ed applaudito anche per questo.
Il finale è degno del film, riesce a lasciare allo spettatore la giusta curiosità e il giusto dubbio sul doppio dominante. Insomma, un eccellente film da vedere assolutamente.
(facebook.com/pages/Andrea-Giostra-FILM/12421989439244 )
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renato volpone
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sabato 16 febbraio 2013
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grandioso come una poesia
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Viva la libertà di potersi esprimere, di farlo con intelligenza, liberi da vincoli. Una medaglia con due facce, una, quella dell'uomo politico stanco, destrutturato, saturo di malgoverno e cattiva politica, dove la gente non ascolta più e ogni cosa da dire viene assorbita dal blu della cravatta in un'etichetta e immagine che tutti plastifica e rende perfettamente inutili e uguali, l'altra, quello dell'uomo escluso, deluso, allontanato, che, vestendo le maschere del potere, è comunque libero di giocare, di dire quello che pensa veramente, di sorprendere, stupire, senza nulla aver da perdere. Quindi da un lato la perdita di identità dell'uomo pubblico, dall'altro l'impossibilità di dire la verità se non si è folli.
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Viva la libertà di potersi esprimere, di farlo con intelligenza, liberi da vincoli. Una medaglia con due facce, una, quella dell'uomo politico stanco, destrutturato, saturo di malgoverno e cattiva politica, dove la gente non ascolta più e ogni cosa da dire viene assorbita dal blu della cravatta in un'etichetta e immagine che tutti plastifica e rende perfettamente inutili e uguali, l'altra, quello dell'uomo escluso, deluso, allontanato, che, vestendo le maschere del potere, è comunque libero di giocare, di dire quello che pensa veramente, di sorprendere, stupire, senza nulla aver da perdere. Quindi da un lato la perdita di identità dell'uomo pubblico, dall'altro l'impossibilità di dire la verità se non si è folli. Meraviglioso questo ritratto quasi Pirandelliano di Roberto Andò, il paradosso della politica moderna, uomini politici fagocitati dalla costruzione della stessa propria immagine pubblica. Unica salvezza la poesia, ermetica, surreale, ma assolutamente sincera e che tutti comprendono perché è vera e viene dal cuore. Anche l'amore non è più sincero, veicolato, solo la mano di un bambino cerca il vero affetto, il resto è tutto un tentativo maldestro dove non si ha mai il coraggio di lasciarsi andare per le stesse convenzioni che colpiscono e uccidono la libera politica. Grandioso il finale.
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rossella_puccio
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lunedì 18 febbraio 2013
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servillo magistrale si sdoppia nel film di andò
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Magistrale Toni Servillo nella pellicola di Roberto Andò, regista e intellettuale siciliano. L'attore si sdoppia in due personaggi differenti, Enrico e Giovanni, gemelli omozigoti: uno politico di punta dell'opposizione l'altro filosofo rinchiuso per anni in un manicomio, che si sono persi di vista da oltre vent'anni senza però intaccare il loro legame, il doppio, quel due di una medesima identità che serpeggia lungo tutta la 'morale' del film. Istintivamente la pellicola di Roberto Andò fa pensare a una riflessione sulla politica, sull'Italia di adesso, corrotta, svilita, in cui si rincorre il potere che diventa possesso e perde di vista il singolo, senza però polemica o sguardo giustizialista, perché quei temi si snodano attraverso le parole di Giovanni, il fratello filosofo, con intelligente leggerezza, quel tanto però che ti rimane attaccata sulla pelle e apre nello spettatore una dovuta riflessione.
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Magistrale Toni Servillo nella pellicola di Roberto Andò, regista e intellettuale siciliano. L'attore si sdoppia in due personaggi differenti, Enrico e Giovanni, gemelli omozigoti: uno politico di punta dell'opposizione l'altro filosofo rinchiuso per anni in un manicomio, che si sono persi di vista da oltre vent'anni senza però intaccare il loro legame, il doppio, quel due di una medesima identità che serpeggia lungo tutta la 'morale' del film. Istintivamente la pellicola di Roberto Andò fa pensare a una riflessione sulla politica, sull'Italia di adesso, corrotta, svilita, in cui si rincorre il potere che diventa possesso e perde di vista il singolo, senza però polemica o sguardo giustizialista, perché quei temi si snodano attraverso le parole di Giovanni, il fratello filosofo, con intelligente leggerezza, quel tanto però che ti rimane attaccata sulla pelle e apre nello spettatore una dovuta riflessione. Non è un film (solo) sulla politica, trattata quasi in maniera favolistica, ma sulla società, sulla voglia e necessità di cambiamento. La libertà è l'altro tema trattato, così la scelta del regista di non titolarlo come il romanzo dal quale è tratto, Il trono vuoto (vincitore del Premio Campiello 2012 Opera Prima), di cui egli stesso è autore. Toni Servillo è interprete eccezionale, capace di modularsi nei panni dei due gemelli passando dal registro istrionico e intellettualoide di Giovanni a quello ombroso e depresso di Enrico, in fuga da se stesso. Tante le citazioni, da Brecht a Shakespeare sino a De André, spettacolare la musica curata dal maestro Marco Betta, elementi di una 'narrazione' che si cala perfettamente in quell'intreccio di vite che spesso fa a meno dei dialoghi, senza mai perdere, in un parallelismo tra cinema e politica per nulla scontato, che si sposta nell'asse Italia-Francia e gode di altri bravi interpreti a cui va anche il plauso: Valerio Mastrandrea, nei panni dello spin doctor di Enrico; Michela Cescon (la moglie di Enrico) e Valeria Bruni Tedeschi (l'amore francese dei due fratelli). «Un film in cui ognuno - come ha detto il regista Andò durante la conferenza stampa al Cinema Rouge et Noir di Palermo - può metterci dentro ciò che vuole, e vivere il suo doppio». (Rossella Puccio - www.gds.it)
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alex2044
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sabato 16 febbraio 2013
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se vi piace essere sorpresi andatelo a vedere
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Sorprendente , ironico, spiritoso, intelligente, serio ma non serioso . Un film che fa pensare . Un film di respiro internazionale ,non chiuso nelle anguste frontiere italiane . In sostanza un gran bel film , Servillo e Mastandrea sono al solito bravissimi , la Bruni Tedeschi intensa . I comprimari tutti all'altezza della situazione. La regia è notevole ,l'ambientazione perfetta . In conclusione un film diverso che fa onore al cinema italiano.
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(di sorella luna)
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plania
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venerdì 15 febbraio 2013
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la sinfonia del "doppio"
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Film straordinario che tocca tanti temi tutti serissimi senza prendersi troppo sul serio (grande qualità) e che si avvale di un Toni Servillo in stato di grazia. Il tema "politico" sembra far da file rouge ad altri temi, di grande rilevanza, di cui è intrisa la bellissima sceneggiatura. Ci si commuove e si ride con grande empatia e con estrema facilità. Segno che il film colpisce nel segno!
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marco michielis
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sabato 2 marzo 2013
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enrico/ giovanni, oliveri/ ernani
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Quando in Italia si parla di politica, viene, e a ragione, da mettersi le mani nei capelli. Decisamente meno, se non per nulla in realtà, c'è da disperarsi nel Bel Paese quando invece si discute di come il cinema nostrano affronti quest'importantissimo aspetto delle nostre vite. Ulteriore dimostrazione di ciò è il bellissimo “Viva la libertà” di Roberto Andò, già assistente di maestri della settima arte, tra cui anche Fellini, nonché studioso e appassionato di filosofia.
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Quando in Italia si parla di politica, viene, e a ragione, da mettersi le mani nei capelli. Decisamente meno, se non per nulla in realtà, c'è da disperarsi nel Bel Paese quando invece si discute di come il cinema nostrano affronti quest'importantissimo aspetto delle nostre vite. Ulteriore dimostrazione di ciò è il bellissimo “Viva la libertà” di Roberto Andò, già assistente di maestri della settima arte, tra cui anche Fellini, nonché studioso e appassionato di filosofia. E di questa commistione tra filosofia e politica, tra morale e azione, tra superficie mediatica e psicoanalisi dei (del?) protagonisti (-a?), si nutre la pellicola, ruotando attorno al talento, che definire innato è poco, di Toni Servillo. Giovanni, in fondo, nient'altro è se non l'essenza più genuina e autentica di Enrico, il suo lato fanciullesco, per essere precisi (quale filosofo potrà mai essere più saggio di un bambino?), quella metà della propria personalità che Enrico ritroverà, dopo molte meditazioni, nel suo “esilio volontario” a Parigi. Da questo meccanismo di riscoperta della propria umanità oltre il volto politico di facciata, deriva l'ambiguità del finale, di marca squisitamente stevensoniana, il cui sorriso di contorno, tra l'altro, non può non far pensare a un certo capolavoro che di nome fa “C'era una volta in America” (come del resto, una delle prime battute di Enrico/Servillo nel film: “Vado a letto presto, come al solito”, se la memoria non m'inganna). La soluzione di questo finale, la risposta che ci si può attendere da questa riflessione morale sull'uomo dentro e fuori da un contesto politico, qual è? Citando in maniera impropria il film, e, di rimando, Brecht: “non aspettarti nessuna risposta oltre la tua”. Da applausi.
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francesca romana cerri
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martedì 12 novembre 2013
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la follia e la vita e la bellezza
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Un film veramente emozionante. Emozionante vedere la maschera di Tony cambiare totalmente, intrepretando due personaggi opposti: un fratello filosofo pazzo tutto vita, passione e poesia, e l'altro fratello ( il politico di professione) stanco, grigio, ammuffito dalla vita che conduce.
Lo scambio dei gemelli ( classico meccanismo da Commedia antica che sempre funziona), porta alla ribalta politica il fratello pazzo al posto del grigio politico stile Pd di oggi. Il fratello pazzo intervistato dai giornalisti ricomincia a chiamare le cose per il loro nome, comincia a fare chiare accuse alla'intera società e anche al partito stesso che immobile e consenziente ha assistito alla catasfrofe della società.
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Un film veramente emozionante. Emozionante vedere la maschera di Tony cambiare totalmente, intrepretando due personaggi opposti: un fratello filosofo pazzo tutto vita, passione e poesia, e l'altro fratello ( il politico di professione) stanco, grigio, ammuffito dalla vita che conduce.
Lo scambio dei gemelli ( classico meccanismo da Commedia antica che sempre funziona), porta alla ribalta politica il fratello pazzo al posto del grigio politico stile Pd di oggi. Il fratello pazzo intervistato dai giornalisti ricomincia a chiamare le cose per il loro nome, comincia a fare chiare accuse alla'intera società e anche al partito stesso che immobile e consenziente ha assistito alla catasfrofe della società.
Quando non si ha nulla da perdere non c'è bisogno di guadagnarsi il consenso da tutti e si comincia ad essere sinceri: sinceri come un pazzo , che della carriera e della prudenza non sà che farsene. E così vediamo risorgere passione, poesia, originalità di pensiero, in altre parole la follia e la vita laddove col precedente fratello regnava la logica e la morte. E come una commedia profonda che si rispetti finisce Pirandellianamente: non sappiamo se il Politico di professione è tornato o ancora si nasconde dietro quel volto il Gemello pazzo che ha entusiasmato le folle. Il bambino, il folle , l'artista è figura scoraggiata da questa società che chiama in causa una ragionevolezza per giustificare i peggiori crimini, i peggiori abusi che si possano fare. In nome della logica le nostre società hanno affamato popolazioni, hanno portato guerre, mafia, corruzione a tutti livelli, in nome della logica si è spento il Sogno del Cambiamento profondo dell'intero assetto sociale. Tra le righe scorre la Forza del Destino di Verdi, potente, inarrestabile, come a presagire che un giorno il mondo sarà invaso da una nuova fanciullezza, dall'arte, dalla bellezza.
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gabriele marolda
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giovedì 21 febbraio 2013
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uno splendido servillo si fa in due
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Enrico Oliveri, serio e compassato (forse troppo) segretario del principale partito d'opposizione, è assalito da sconforto e da panico a seguito di una clamorosa contestazione ad un proprio comizio e decide di scomparire per cercare in un antico amore giovanile se stesso.
Viene accolto a Parigi da Danielle, con cui aveva avuto una breve storia sentimentale al festival di Cannes più di vent’anni prima, e trova in lei e nel suo sposo, un famoso regista giapponese, generosa ospitalità e solidale comprensione.
La misteriosa e imprevedibile scomparsa del famoso politico getta in uno stato di prostrazione tutto il suo staff, alla vigilia delle elezioni.
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Enrico Oliveri, serio e compassato (forse troppo) segretario del principale partito d'opposizione, è assalito da sconforto e da panico a seguito di una clamorosa contestazione ad un proprio comizio e decide di scomparire per cercare in un antico amore giovanile se stesso.
Viene accolto a Parigi da Danielle, con cui aveva avuto una breve storia sentimentale al festival di Cannes più di vent’anni prima, e trova in lei e nel suo sposo, un famoso regista giapponese, generosa ospitalità e solidale comprensione.
La misteriosa e imprevedibile scomparsa del famoso politico getta in uno stato di prostrazione tutto il suo staff, alla vigilia delle elezioni. Il suo braccio destro, in cui soccorso viene la moglie di Enrico, trova una provvidenziale soluzione ricorrendo al fratello gemello del politico, appena dimesso dopo un lungo soggiorno in una casa di cura per malati di mente, che, sotto lo pseudonimo di Giovanni Errani, era autore di qualche saggio filosofico.
Il falso Enrico accoglie con entusiasmo l'occasione offertagli, interpretando al meglio la parte che il caso gli ha riservato, e nella sua prima (ri)apparizione in pubblico, riesce a conquistare i cuori dei suoi ascoltatori con disinvoltura e con imprevedibile e contagioso entusiasmo, risuscitando la passione, senza la quale la politica si svilisce in meschino interesse particolare.
E' il primo film che vedo di questo regista, e sono orgoglioso che sia mio concittadino. Questa sua opera è andata in programmazione in un momento particolarmente favorevole per aiutare a riflettere come i valori sottesi ai programmi dei partiti siano fondamentali per orientare l'elettorato.
Toni Servillo è magistrale; la sua interpretazione, nella duplice veste del politico depresso e del bipolare colto, sensibile e brillante che è il suo replicante naturale è superba, al pari di quella già apprezzata ne Il divo;
Valerio Mastrandrea dà prova di eccellente maturità professionale. Il film risulta molto divertente, anche in alcune parti parodistiche, come quella in cui il nostro protagonista gioca a rimpiattino con il Presidente della Repubblica o trascina in un improbabile tango un'idealizzata cancelliera tedesca.
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ennas
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martedì 26 febbraio 2013
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fantasia al potere e potere della fantasia
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E’ in scena la politica: il leader di un partito di opposizione scompare alla vigilia del voto. Enrico Oliveri è un politico di professione: incarna il ritmo e lo stile sfuggente di chi tiene a distanza la realtà per non esserne travolto. La concitazione dell’ambiente è al massimo, lo staff del suo partito è già in fibrillazione per una perdita di consensi che preannuncia una sconfitta elettorale : la sparizione del segretario getta tutti nel panico.
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E’ in scena la politica: il leader di un partito di opposizione scompare alla vigilia del voto. Enrico Oliveri è un politico di professione: incarna il ritmo e lo stile sfuggente di chi tiene a distanza la realtà per non esserne travolto. La concitazione dell’ambiente è al massimo, lo staff del suo partito è già in fibrillazione per una perdita di consensi che preannuncia una sconfitta elettorale : la sparizione del segretario getta tutti nel panico. Andrea Bottini ( un’ottimo Mastandrea), stretto collaboratore di Enrico tenta di scoprirne il rifugio e rivolgendosi alla moglie si imbatte in Giovanni , gemello di Enrico che questi non vede da oltre vent’anni, alloggiato in una casa di cura per malattie mentali : è fisicamente la copia perfetta del fratello.
Il tema del doppio o sosia, non è nuovo al cinema, memorabile è il Peter Sellers di “Oltre il giardino”.
Il simpatico e trasognato Giovanni, professore di filosofia, scrittore di saggi firmati significativamente Giovanni Ernani, viene ingaggiato da Andrea per sostituire Enrico fino al suo ritorno. L’irruzione di Giovanni sulla scena politica è il nocciolo del film e da estro al regista ed agli attori ( un’imperdibile Servillo si sdoppia in entrambi i gemelli, molto bravi anche gli altri attori del cast) di dare corpo al fascino della fantasia al potere, sogno e utopia di moltissimi. Ciò che forse è possibile solo al cinema si materializza in questa storia dove un alter-ego creativo prende il posto del grigio funzionario.
Il film è divertente, ironico e dissacrante con garbo,fino alla conclusione,un “ ritorno” aperto alle ipotesi. L’elemento di maggior pregio di questo film è, secondo me, proprio quest’armonia di contenuti e di tono: la politica “urlata”, gli insulti volgari del “nemico” l’agressività verbale nel tacitare l’avversario, i retroscena scandalosi, la corruzione, l’isterismo dei media, tutto il catalogo che da anni ci assedia , tutto questo non c’è in questo film. Al suo posto il regista inscena l’ironia temperata del buonsenso, la poesia, l’arguzia, la riflessione, la partecipazione, l’esigenza della passione in ciò che si fa.
Questo è il cinema, bellezza!!! Il cinema, dove trionfa il potere della fantasia, dove il bluff e il genio convivono, come afferma il regista Mung, marito della ex amorosa dove Enrico si è rifugiato.
Con un tocco di realismo presente e futuribile il regista ci invita però anche a guardare in noi stessi, in noi che spesso siamo specchio poco lucido di coloro che ci rappresentano. Viva la libertà! La libertà, siamo proprio certi di amarla così tanto? Enrico e Giovanni sono un Giano bifronte?
Il film ci regala un soffio di poetica leggerezza, da vita ad un immaginario collettivo: “Facci sognare!” quante volte queste parole hanno risuonato verso un leader? Il regista Andò ha colto in pieno questa irriducibile voglia di differenza e il suo film è a mio avviso, assolutamente da vedere.
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flyanto
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lunedì 18 febbraio 2013
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il ruolo del doppio magnificamente interpretato
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Film tratto dal romanzo "Il trono vuoto" dello stesso regista Roberto Andò basato sulle azioni di due personaggi (interpretati magnificamente da Toni Servillo) e su quello che ne consegue dall'adempimento dei rispettivi ruoli. Qui viene raccontato che il segretario del principale partito dell'opposizione di sinistra entra in una profonda crisi e si allontana improvvisamente dal suo incarico venendo sostituito dal fratello gemello appena uscito da una casa di cura psichiatrica. Il primo troverà un pò di pace e di chiarezza all'interno di se stesso rifugiandosi in Francia presso un' ex fidanzata, il secondo si calerà perfettamente nel ruolo dell'uomo politico, assaporando e divertendosi in questa sua nuova realtà e suscitando persino larghi consensi ed ampia approvazione nel suo operare di uomo "saggio" e concreto.
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Film tratto dal romanzo "Il trono vuoto" dello stesso regista Roberto Andò basato sulle azioni di due personaggi (interpretati magnificamente da Toni Servillo) e su quello che ne consegue dall'adempimento dei rispettivi ruoli. Qui viene raccontato che il segretario del principale partito dell'opposizione di sinistra entra in una profonda crisi e si allontana improvvisamente dal suo incarico venendo sostituito dal fratello gemello appena uscito da una casa di cura psichiatrica. Il primo troverà un pò di pace e di chiarezza all'interno di se stesso rifugiandosi in Francia presso un' ex fidanzata, il secondo si calerà perfettamente nel ruolo dell'uomo politico, assaporando e divertendosi in questa sua nuova realtà e suscitando persino larghi consensi ed ampia approvazione nel suo operare di uomo "saggio" e concreto. Sebbene il tema dello scambio di persone e dell'adempimento di un ruolo non costituisca una novità, il valore di questa pellicola risiede proprio nella doppia interpretazione, perfetta ed equilibrata, come sempre del resto, di Toni Servillo che riesce ad essere credibile in entrambi e così differenti ruoli: freddo e cinico uomo politico da una parte, simpatico e soprattutto più sensibile e più "umano" nei confronti di chi gli sta intorno dall'altra. Il suo ruolo di leader politico caratterizzato da discorsi intrisi di frasi semplici ma quanto mai vere e confacenti alla situazione reale del paese, ricordano un pò quelle pronunciate da Peter Sellers nel film "Oltre il giardino" dove anch'egli, da personaggio di umile giardiniere, dispensava consigli e soluzioni "geniali" quanto mai adatte ed indispensabili alla condizione del momento. Molto interessante e per riflettere sul ruolo della verità, della veridicità e della pazzia.
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