pepito1948
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giovedì 19 maggio 2011
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padre e figli
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Di Cyril, ragazzino dal carattere ribelle e pervaso da irrefrenabile furore, si sa molto poco: che è di madre ignota (nel film non viene mai citata); che ha un padre affettivamente lontano e non disponibile nei suoi confronti; che è alla ricerca spasmodica di un rapporto con detto padre; che vive in simbiosi con la sua bicicletta, più volte sottrattagli e sempre in qualche modo ritrovata; che non accetta una sistemazione in un Istituto formativo; che incontra casualmente una donna che, per qualche motivo, accetta di prendersi cura di lui. Il back ground di questa situazione di partenza non è noto, e volutamente i fratelli Dardenne vi soprassiedono per concentrarsi sul doppio percorso del ragazzo verso un padre immaturo ed arido ai limiti della scelleratezza, povero di mezzi, che rifiuta la relazione con il figlio in quanto incompatibile con le proprie scarse speranze di autorealizzazione, e verso una donna che viceversa, pur non avendo alcun legame, vorrebbe accostarsi a lui offrendo ospitalità ed affetto ed addirittura la rinuncia al proprio compagno, e da lui è inizialmente respinta come sgradita intrusa ed elemento di distrazione dall’unico obiettivo della sua vita (la conquista del padre).
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Di Cyril, ragazzino dal carattere ribelle e pervaso da irrefrenabile furore, si sa molto poco: che è di madre ignota (nel film non viene mai citata); che ha un padre affettivamente lontano e non disponibile nei suoi confronti; che è alla ricerca spasmodica di un rapporto con detto padre; che vive in simbiosi con la sua bicicletta, più volte sottrattagli e sempre in qualche modo ritrovata; che non accetta una sistemazione in un Istituto formativo; che incontra casualmente una donna che, per qualche motivo, accetta di prendersi cura di lui. Il back ground di questa situazione di partenza non è noto, e volutamente i fratelli Dardenne vi soprassiedono per concentrarsi sul doppio percorso del ragazzo verso un padre immaturo ed arido ai limiti della scelleratezza, povero di mezzi, che rifiuta la relazione con il figlio in quanto incompatibile con le proprie scarse speranze di autorealizzazione, e verso una donna che viceversa, pur non avendo alcun legame, vorrebbe accostarsi a lui offrendo ospitalità ed affetto ed addirittura la rinuncia al proprio compagno, e da lui è inizialmente respinta come sgradita intrusa ed elemento di distrazione dall’unico obiettivo della sua vita (la conquista del padre). Cyril usa la sua bicicletta, sua inseparabile appendice, come mezzo di trasporto che gli consente di andare ovunque lo spinga la incontenibile rabbia, come legame psicologico con il padre (che pure se ne è disfatto per soldi), come sfogo dell’accumulo di frustrazioni ed infelicità che può liberamente scaricare sui pedali, come strumento di seduzione e di esibizionismo delle sue virtù equilibristiche. Il cammino di riscatto e di maturazione sarà lungo, pieno di insidie, prove più grandi di lui, violenze fisiche e mentali, ma alla fine le conseguenze degli errori compiuti e di un vissuto così traumatico lo metteranno in condizione di scegliere al meglio tra un obiettivo impossibile e l’offerta generosa (anche in termini economici) e sincera di un’accoglienza materna piena di attenzioni e d’amore.
Il cinema dei Dardenne non è nuovo alle tematiche che vertono sull’infanzia difficile e sulla problematicità del rapporto genitori-figli (si pensi al penultimo film, L’Enfant), oltre che sui difetti di una società ben poco attenta alla fragilità di chi ha bisogno della solidarietà o comunque dell’aiuto altrui. Nello sviluppo del racconto emergono la delusione dell’adolescente abbandonato, il fallimento e la fuga dalle responsabilità di un padre snaturato, la violenza di chi sfrutta la minorità psicologica di un ragazzo senza orientamento per coinvolgerlo in eventi scellerati, l’opportunismo cinico perfino delle vittime dei suoi sbagli, apparentemente pronte al perdono L’unica deroga a tale scialbo panorama sociale è rappresentata dalla donna protagonista, bella fisicamente ed interiormente, che si propone senza alcun altro interesse che non sia la spontanea disponibilità a dare affetto e sostegno a chi se ne dimostra bisognoso anche se non sempre meritevole.
Il cinema dei Dardenne si attiene alla scelta di un realismo sociale fatto di storie di quotidiana difficoltà, che richiama per alcuni versi certo verismo a tinte forti dei Cohen e quello crudo e violento di Loach, anch’essi inclini ad opere di decisa denuncia politica o sociale; ma il loro stile è asciutto, apparentemente diretto a nascondere sotto un velo di “normalità” vissuti e situazioni fortemente problematiche, attento a non colpire al cuore lo spettatore; non ci sono immagini scioccanti, il dialogo è piano e privo di battute memorabili, e tale insieme insinua i germi di una riflessione lenta, quasi ad effetto ritardato. La visione di Non è un Paese per vecchi o di Il vento che accarezza l’erba induce ad un accumulo di emozioni che non è facile smaltire in poche ore. Il (o i) film dei fratelli belgi bypassano la pancia e fanno pensare, ripercorrere i tasselli del racconto con un certo distacco, anche se talune soluzioni sceniche sono davvero interessanti, come la cupa e fredda materialità della cucina in cui sono ambientati i pochi incontri tra padre e figlio, che rispecchiano bene l’aridità senza calore e senza sentimenti del primo. Qualcuno ha rimarcato un presunto taglio favolistico del film, dove il giovane Pinocchio, sprovveduto e incline all’errore ed alla trasgressività, è vittima di figuri senza scrupolo, e viene salvato dal provvidenziale intervento della mamma-fatina, da cui è condotto finalmente sulla retta via. Ma non mi sembra una lettura appropriata, vista il forte e realistico riferimento degli autori ad un modello sociale specifico che mal si presta ad uno schema interpretativo di tale genere. Da vedere, ma non appassionante.
CLAUDIO
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riccardo76
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lunedì 19 settembre 2011
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un amaro spaccato della società moderna
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Anche con il loro ultimo film, i fratelli Dardenne cercano di rappresentare un amaro spaccato della società moderna. Il Ragazzo con la Bicicletta presenta infatti problematiche oramai assestate nel nostro quotidiano: il disfacimento della famiglia, l’irresponsabilità dei genitori, la violenza – soprattutto morale – nei confronti dei bambini, la criminalità minorile e, non ultima, il precariato e la conseguente povertà. Ciò che colpisce di più è l’incredibile irresponsabilità e crudeltà del padre – impersonato da un impassibile Jérémie Renier - che cerca di disfarsi del bambino con una freddezza inquietante, allo stesso modo in cui si è disfatto della bicicletta.
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Anche con il loro ultimo film, i fratelli Dardenne cercano di rappresentare un amaro spaccato della società moderna. Il Ragazzo con la Bicicletta presenta infatti problematiche oramai assestate nel nostro quotidiano: il disfacimento della famiglia, l’irresponsabilità dei genitori, la violenza – soprattutto morale – nei confronti dei bambini, la criminalità minorile e, non ultima, il precariato e la conseguente povertà. Ciò che colpisce di più è l’incredibile irresponsabilità e crudeltà del padre – impersonato da un impassibile Jérémie Renier - che cerca di disfarsi del bambino con una freddezza inquietante, allo stesso modo in cui si è disfatto della bicicletta. Sembrerebbe pura fantasia cinematografica, ma basta ascoltare le notizie ai telegiornali per capire che purtroppo la realtà è anche questa; una realtà crudele, scaturita a sua volta da una piaga sociale: il precariato. Infatti, l’uomo è costretto a vendere casa e tutto ciò che possiede per pagare i debiti, non riuscendo a trovare un lavoro stabile, e per tale ragione si ritiene impossibilitato a mantenere un figlio, dal quale tenta di fuggire, come se l’assenza del ragazzo implicasse anche l’assenza di responsabilità. Ma un bambino di 12 anni non può credere che il padre l’abbia abbandonato, e per tale ragione Cyril – impersonato magistralmente dal giovanissimo Thomas Doret, una vera e propria rivelazione - combatterà contro tutti e contro l’evidente realtà per ritrovarlo e riabbracciarlo, senza mai arrendersi, ingoiando bocconi estremamente amari, come la notizia della vendita della propria bicicletta. Ma non tutti gli adulti appaiono qui privi di sentimenti: la bella Samantha – una sempre perfetta Cécile de France – incontrando Cyril, prenderà a cuore il suo caso, colpita dalla determinazione del ragazzo,e cercherà di aiutarlo, non solo nella ricerca del padre, ma ad affrontare la dura realtà. Inoltre si offrirà di colmare il suo vuoto affettivo, non senza rinuncie difficili. Il piccolo Cyril, intraprendendo un percorso di maturazione interiore, dovrà cercare di abbandonare la sua aggressività, le sue amicizie sbagliate, e, soprattutto, l’idea di poter vivere col padre. Samantha sarà sempre lì ad aspettarlo, offrendogli quell’amore di cui aveva sempre avuto bisogno e di cui era stato privato. Bellissima e significativa è la scena della passeggiata in bicicletta, dove gli sguardi della donna e del bambino si ricercano e si incontrano in una armoniosa corsa verso la felicità. Curiosa e apparentemente estranea al resto del film è invece la scena finale, che lascia lo spettatore un po' stupito.
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sergio dal maso
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domenica 28 giugno 2015
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il ragazzo con la bicicletta
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Un ragazzino abbandonato in una casa famiglia, irruento e ingestibile, disperatamente legato al padre.
Un padre in crisi esistenziale, fragile e immaturo, in fuga dalle sue responsabilità.
Tra di loro una bici da cross. La bicicletta è tutto per il giovane Cyril. Non è solo l’unico regalo del padre rimastogli, è anche il mezzo indispensabile per poterlo caparbiamente cercare, per sfogare la sua rabbia con furibonde pedalate e non arrendersi di fronte al dramma di essere stato rifiutato dal genitore, l’evento più terribile che possa capitare ad un bambino. Per questo la perdita della bici, venduta ignobilmente dall’inetto papà, costituirebbe sicuramente un colpo insuperabile per la fragile personalità del ragazzino, fortuna vuole che nella sua strada Cyril incontri Samantha.
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Un ragazzino abbandonato in una casa famiglia, irruento e ingestibile, disperatamente legato al padre.
Un padre in crisi esistenziale, fragile e immaturo, in fuga dalle sue responsabilità.
Tra di loro una bici da cross. La bicicletta è tutto per il giovane Cyril. Non è solo l’unico regalo del padre rimastogli, è anche il mezzo indispensabile per poterlo caparbiamente cercare, per sfogare la sua rabbia con furibonde pedalate e non arrendersi di fronte al dramma di essere stato rifiutato dal genitore, l’evento più terribile che possa capitare ad un bambino. Per questo la perdita della bici, venduta ignobilmente dall’inetto papà, costituirebbe sicuramente un colpo insuperabile per la fragile personalità del ragazzino, fortuna vuole che nella sua strada Cyril incontri Samantha.
La parrucchiera del paesino, gentile e molto determinata, prima riesce a recuperare la bici poi decide di prendersi cura di Cyril. L’amicizia e la fiducia tra i due sarà suggellata in una gita in campagna proprio dallo scambio delle biciclette. Ma la strada da percorrere per ritrovare il sorriso e la serenità non è diritta, è dura ed impervia. Cyril non la saprà riconoscere se non alla fine, la sua testardaggine lo porta infatti verso strade sbagliate e a fidarsi di persone che gli faranno imboccare vicoli ciechi.
Anche in quest’ultimo film i pluripremiati fratelli Dardenne affrontano il tema del rapporto genitori-figli e le problematiche dell’infanzia in contesti sociali degradati, dove la disoccupazione e la povertà rendono precari anche i rapporti umani. Tra la drammaticità dello stile neo-realista e semi-documentaristico dei film precedenti, come il disperato “Il matrimonio di Lorna” o il crudo “L’enfant” , e la delicatezza della commovente storia de “Il ragazzo con la bicicletta” c’è però un cambio di passo, una svolta sia nella forma che nei contenuti. I due registi abbandonano gli eccessi drammatici, pur senza stravolgere il loro stile autoriale, asciutto ed essenziale, sempre riconoscibile.
Non ci sono più scenari grigi e degradati ma paesaggi luminosi e il calore dell’estate. La macchina da presa pedina e circonda Cyril e Samantha ma con discrezione ed equilibrio, senza quei movimenti febbrili e nervosi presenti nelle pellicole precedenti. Ma soprattutto la novità che i cineasti belgi portano ne “Il ragazzo con la bicicletta” è il lieto finale, il senso di ottimismo e la positività che ci vengono trasmessi dal legame tra Samantha e Cyril. Qualche critico ha definito il film una fiaba moderna, in effetti gli archetipi della favola ci sono tutti. Gli stessi fratelli Dardenne hanno dichiarato che la storia di Cyril “potrebbe anche essere una favola: il bambino che cerca il padre, il bosco dove si perde, l'incontro con il cattivo, la salvezza con la fata buona. Lo stesso Cyril è un po' un Pinocchio. Deve attraversare delle prove attraverso le quali perde tutte le sue illusioni fino a diventare saggio. Ma per noi è soprattutto un incontro felice tra una donna e un ragazzino, una storia d'amore che non avevamo mai raccontato".
Dal mio punto di vista la chiave e la bellezza del film son date proprio dalla sincerità e dalla gratuità dell’atto d’amore di Samantha. Al centro di tutto c’è il sentimento puro, incondizionato, non il facile sentimentalismo strappalacrime, nella vicenda del “ ragazzo con bicicletta” non c’è spazio per il moralismo né per romanticismi stucchevoli. I dialoghi sono asciutti, essenziali, al servizio della storia, ma soprattutto veri e credibili. Lo spessore psicologico che caratterizza i due protagonisti e la notevole bravura dei due attori che li interpretano (la superba Cecile De France e il sorprendente giovane esordiente Thomas Doret) evidenziano la progressiva maturazione di Cyril e la scoperta dell’affetto reciproco senza nessun bisogno di spiegarne i motivi, con estrema naturalezza. L’atto d’amore non deve essere giustificato a tutti i costi. Non è importante conoscere il passato di Samantha, né sapere perché è disposta a tutto, anche a lasciare il fidanzato, pur di aiutare Cyril. Del resto anche delle motivazioni della scelta del padre il film dice veramente poco, della madre addirittura nessun accenno.
I fratelli Dardenne con questo ennesimo bel film dimostrano che il cinema, come la vita, per commuovere non ha bisogno di complicate costruzioni narrative o di effetti speciali in tre dimensioni, a volte basta un ragazzino, una bicicletta e un sorriso liberatorio.
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laulilla
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domenica 22 maggio 2011
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l'irresponsabilità dei padri
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La storia che i Dardenne questa volta ci raccontano è quasi una denuncia dell’ irresponsabilità dei padri, un ritorno, quindi, a quello stesso tema sul quale, in un film come L’enfant essi avevano iniziato a riflettere. Al centro del racconto, come sempre per i due registi, il mondo degli ultimi: sullo sfondo un istituto – riformatorio dove vive il piccolo Cyril, dodicenne solo e in cerca del padre. Di lui non sappiamo altro, perché nulla ci viene detto della madre; si accenna soltanto al fatto che la sistemazione del bambino è avvenuta al momento della morte della nonna paterna, quando a questo padre era parsa evidente l’impossibilità di occuparsi di lui. Si intuisce una storia di equivoche frequentazioni, di disoccupazione; una squallida vicenda di povertà priva di affetti e di prospettive, nella quale matura la decisione di abbandonare il piccolo all’assistenza pubblica.
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La storia che i Dardenne questa volta ci raccontano è quasi una denuncia dell’ irresponsabilità dei padri, un ritorno, quindi, a quello stesso tema sul quale, in un film come L’enfant essi avevano iniziato a riflettere. Al centro del racconto, come sempre per i due registi, il mondo degli ultimi: sullo sfondo un istituto – riformatorio dove vive il piccolo Cyril, dodicenne solo e in cerca del padre. Di lui non sappiamo altro, perché nulla ci viene detto della madre; si accenna soltanto al fatto che la sistemazione del bambino è avvenuta al momento della morte della nonna paterna, quando a questo padre era parsa evidente l’impossibilità di occuparsi di lui. Si intuisce una storia di equivoche frequentazioni, di disoccupazione; una squallida vicenda di povertà priva di affetti e di prospettive, nella quale matura la decisione di abbandonare il piccolo all’assistenza pubblica. Cyril, che ama incondizionatamente il dissennato genitore, mobilita tutte le sue energie per rintracciarlo, cosa non facile, avendo quest’ultimo cambiato l’indirizzo, il numero di telefono, il lavoro. A questo scopo, Cyril fugge continuamente dal collegio che lo ospita, viene regolarmente riacciuffato, finché si aggrapperà, letteralmente, in un ultimo disperato tentativo, al braccio di una signora, Samantha, che, per fortuna sua, è disposta ad accoglierlo e ad ascoltarlo. Il percorso di maturazione del piccolo è tuttavia molto doloroso e accidentato, poiché costituisce un rovesciamento del normale rifiuto che i figli adolescenti hanno nei confronti dei loro genitori. Quel padre irresponsabile,infatti, continua a vivere a lungo, nell’immaginazione di Cyril, come uomo da difendere e giustificare. Solo dopo vicissitudini gravissime e strazianti, il ragazzo accetterà consapevolmente l’abbandono paterno e la prospettiva di una vita diversa e forse più serena, grazie alla calda accoglienza di una madre elettiva, disposta a tollerare la sua rabbia e le sue intemperanze. La narrazione dei Dardenne è durissima nella descrizione asciutta dell’aridità che circonda il mondo di Cyril quando vanamente ricerca quell’amore che, secondo la sua fantasia, dovrebbe pur esistere nel padre, o nella rappresentazione di quei comportamenti violenti e aggressivi dei ragazzi che, rubandogli la bicicletta, lo attirano nella trappola della reazione rabbiosa, facendone un “pittbull”, cane feroce agli ordini di un non disinteressato padrone, che gli offre l’illusorio rifugio di un bosco, la selva oscura, nella quale egli rischierà davvero di perdersi. I tratti del paesaggio, però, si fanno talvolta più luminosi, grazie alla presenza della donna che ha deciso di salvarlo per farne quel figlio che le manca e per il quale, da madre vera, è disposta a lottare. L’inizio del secondo movimento dell’Empereur beethoveniano accompagna molto opportunamente i momenti in cui la rabbia di Cyril pare sul punto di placarsi, creando quella giusta attesa dello scioglimento finale, dopo il quale soltanto, l’adagio si completerà. Un bellissimo film, molto ben diretto e splendidamente interpretato.
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renato volpone
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martedì 24 maggio 2011
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la sofferenza per il rifiuto
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Cyril viene rifiutato da un padre che lui reclama con tutte le sue forze, ma deve abbandonarsi all'evidenza e lottare contro il mondo per questa ingiustizia. Finisce per legarsi ad un deliquente e lasciarsi coinvolgere in un malaffare....ma il destino e la forza di volontà di una donna, che per aiutarlo sacrifica anche un amore e la sua vita, lo porteranno a riscattare le cattive azioni. Film intenso, grande recitazione....bellissimo...un pugno nello stomaco, ma grandi emozioni
[+] i fratelli dardenne e il cuore dei bambini
(di lucilla p.)
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alberto pezzi
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martedì 24 maggio 2016
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ottimo lavoro!
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IN QUESTO CASO, TROVIAMO UN FILM CHE NON E’ PER TUTTI. SI TRATTA DI UN FILM MOLTO INTENSO, IN PARTICOLARE A LIVELLO EMOTIVO. LA SENSIBILITA’ E’ DOTE PREZIOSA E RICHIESTA PER CHI SI ACCINGE AD AFFRONTARE QUESTA PELLICOLA. UN FILM VERAMENTE MOLTO BELLO E SIGNIFICATIVO, INCENTRATO SU UN TEMA CHE REGOLARMENTE AFFRONTIAMO, MA CHE MAI CONDANNIAMO ABBASTANZA. L’ ABBANDONO DEI BAMBINI, PER STRADA O NEGLI ISTITUTI, PUO’ AVERE ED HA CONSEGUENZE MICIDIALI SU QUEI POVERI BIMBI. QUESTO FILM FOTOGRAFA IN MODO NETTO E PESANTE LE FERITE CHE UN BAMBINO PUO’ PORTARSI ADDOSSO DOPO UN ABBANDONO OD UN RIFIUTO. IL BISOGNO IN LUI DI AFFETTO, DI CERTEZZE, DI SICUREZZE, E’ TALMENTE FORTE DA POTER SFOCIARE ANCHE IN UNA RABBIA IRREFRENABILE.
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IN QUESTO CASO, TROVIAMO UN FILM CHE NON E’ PER TUTTI. SI TRATTA DI UN FILM MOLTO INTENSO, IN PARTICOLARE A LIVELLO EMOTIVO. LA SENSIBILITA’ E’ DOTE PREZIOSA E RICHIESTA PER CHI SI ACCINGE AD AFFRONTARE QUESTA PELLICOLA. UN FILM VERAMENTE MOLTO BELLO E SIGNIFICATIVO, INCENTRATO SU UN TEMA CHE REGOLARMENTE AFFRONTIAMO, MA CHE MAI CONDANNIAMO ABBASTANZA. L’ ABBANDONO DEI BAMBINI, PER STRADA O NEGLI ISTITUTI, PUO’ AVERE ED HA CONSEGUENZE MICIDIALI SU QUEI POVERI BIMBI. QUESTO FILM FOTOGRAFA IN MODO NETTO E PESANTE LE FERITE CHE UN BAMBINO PUO’ PORTARSI ADDOSSO DOPO UN ABBANDONO OD UN RIFIUTO. IL BISOGNO IN LUI DI AFFETTO, DI CERTEZZE, DI SICUREZZE, E’ TALMENTE FORTE DA POTER SFOCIARE ANCHE IN UNA RABBIA IRREFRENABILE. NON E’ UN FILM LEGGERO, MA E’ MOLTO CHIARO. DIRETTO BENE, CAST PERFETTO. IL MESSAGGIO ARRIVA FORTE E RUMOROSO, SCUOTENDO LA SENSIBILITA’ E LA COSCIENZA DI CHI LO GUARDA. OTTIMO LAVORO!
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angelo umana
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martedì 24 maggio 2011
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è caldo il tuo respiro
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Per un ragazzino è inconcepibile che suo papà non lo voglia più, è ciò che succede a Cyril, ospite di un collegio dove lo raccoglie come "famiglia di appoggio" l'ancora bella Cécile de France (Un pò per caso un pò per desiderio il suo film più bello, a mio parere, finora), la parrucchiera Samantha. Il papà di Cyril è il solito Jérémie Renier, solito perché è lo stesso che in L'enfant - sempre dei fratelli Dardenne - cerca di disfarsi di un "enfant", mostrandosi immaturo e enfant egli stesso.
Cyril sbatterà la testa tante volte contro il muro di questo rifiuto, per fortuna c'è Samantha che da famiglia d'appoggio passa ad essere famiglia stabile per lui che si rifugia nel caldo del suo respiro.
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Per un ragazzino è inconcepibile che suo papà non lo voglia più, è ciò che succede a Cyril, ospite di un collegio dove lo raccoglie come "famiglia di appoggio" l'ancora bella Cécile de France (Un pò per caso un pò per desiderio il suo film più bello, a mio parere, finora), la parrucchiera Samantha. Il papà di Cyril è il solito Jérémie Renier, solito perché è lo stesso che in L'enfant - sempre dei fratelli Dardenne - cerca di disfarsi di un "enfant", mostrandosi immaturo e enfant egli stesso.
Cyril sbatterà la testa tante volte contro il muro di questo rifiuto, per fortuna c'è Samantha che da famiglia d'appoggio passa ad essere famiglia stabile per lui che si rifugia nel caldo del suo respiro. E' un lieto fine come sempre per i Dardenne. Sembrano voler essere didattici per i ragazzi, il film vuole parlare a loro, metterli in guardia.
Il sapore che resta però è di registi sempre uguali a sé stessi, sa delle "palme mosce" di cui parla oggi Anna Maria Pasetti nel Fatto Quotidiano.
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federica
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domenica 5 giugno 2011
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il tema del perdono visto da un'educatrice
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Cyril compie una rapina a danno di un tabaccaio e di suo figlio. Scoperto, non viene perdonato dal figlio del tabaccaio stesso. Poi però, quando è Cyril ad essere colpito, per vendetta, dal figlio del tabaccaio, a dispetto del suo retroterra familiare e sociale, fa tesoro degli insegnamenti e dell'amore della "parrucchiera-madre" ed è capace, adesso, di perdonare i due che cercano di imbrogliare il misfatto. Come dire: io minore a rischio insegno a voi, padre e figlio borghesi, come si può diventare persone migliori.
Emblematico l'atteggiamento empatico della parrucchiera al primo incontro-scontro con Cyril, la quale chiede al ragazzo, di stringerla sì, "ma non così forte", perchè le fa male!!!
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(di epidemic)
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gabriella
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sabato 2 luglio 2011
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il rifiuto dei padri.
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Ed eccoli tornare,a distanza di tre anni,i simbiotici fratelli Dardenne con un film drammatico con lo stile dei precedenti (La promessa,Il figlio,L'enfant,Rosetta,Il matrimonio di Lorna) ma con un finale diverso,più definito ed ottimista del solito.Eccoli tornare con alcuni dei loro attori preferiti (Jeremie Renier,Olivier Gourmet,Fabrizio Rongione)e con una "nuova" ed espressiva Cecile De France nonchè con il piccolo esordiente Thomas Doret.Tutti più che bravi.La storia è quella di Cyril,ragazzino rifiutato da un padre che probabilmente non lo ha mai voluto,immaturo,irresponsabile,incosciente.Parheggiato in un centro d'accoglienza per minori,Cyril non si rassegna e non può comprendere questo rifiuto e reagisce in maniera scontrosa e violenta determinato ad ogni costo a pretendere l'affetto del padre.
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Ed eccoli tornare,a distanza di tre anni,i simbiotici fratelli Dardenne con un film drammatico con lo stile dei precedenti (La promessa,Il figlio,L'enfant,Rosetta,Il matrimonio di Lorna) ma con un finale diverso,più definito ed ottimista del solito.Eccoli tornare con alcuni dei loro attori preferiti (Jeremie Renier,Olivier Gourmet,Fabrizio Rongione)e con una "nuova" ed espressiva Cecile De France nonchè con il piccolo esordiente Thomas Doret.Tutti più che bravi.La storia è quella di Cyril,ragazzino rifiutato da un padre che probabilmente non lo ha mai voluto,immaturo,irresponsabile,incosciente.Parheggiato in un centro d'accoglienza per minori,Cyril non si rassegna e non può comprendere questo rifiuto e reagisce in maniera scontrosa e violenta determinato ad ogni costo a pretendere l'affetto del padre.Sarà il casuale incontro con una parrucchiera che che gli darà quell'affetto e quel senso di famiglia ai quali ha da sempre ambito.Non prima,tuttavia,di altre sofferenze e ribellioni.Dunque tante le tematiche trattate nel film:la mancanza di preparazione ad essere genitori che genera gravi lacune affettive e senso di rifiuto nei figli;lo squallore e la totale mancanza di valori etici nella società che è intorno a noi (vecchi malati abbandonati a sè stessi,giovani abbruttiti che spacciano,aggrediscono,circuiscono..).Ma in tutta questa miseria morale,in tutta questa desolazione qualche figura sana e positiva come quella appunto della giovane donna che prende in affidamento Cyril.Ed ancora una volta,come in tutti i film dei Dardenne un protagonista che cerca il riscatto e che qi si riscatta ampiamente...Bel ritorno questo dei fratelli Dardenne con una pellicola attenta come sempre al sociale ed in modo particolare ai giovani.Con un film come al solito scarno ed essenziale,duro e toccante.Un altro schiaffo in pieno viso,un altro pugno nello stomaco,certo meno bello di "Il matrimonio di Lorna" o di "Rosetta" o di "Il figlio" ma senza dubbio valido!Ben vengano film del genere perchè ne abbiamo bisogno
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[+] impalpabile
(di umberto tramonti)
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guidobaldo maria riccardelli
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lunedì 23 maggio 2016
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il ruolo di genitore
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Opera certamente importante e di buon livello, anche se tra le più deboli dei registi belgi.
Racconto di formazione solido e profondo, senza, come da tradizione, scendere nel patetico, inquadra il giovane Cyril (interpretato non troppo brillantemente da Thomas Doret), alle prese con un padre troppo giovane per occuparsi di lui, così difficile da gestire ma così bisognoso di affetto. Attraverso i propri errori e la saggia guida della volitiva Samantha (una davvero ottima Cécile De France) a quanto pare intraprenderà un percorso di crescita positivo e nella giusta direzione.
La pellicola scorre in modo assolutamente liscio, senza rallentamenti ma, di contrasto, senza quei picchi di magnifica umanità ai quali i Dardenne avevano abituato, specie nell'eccellente Le Fils.
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Opera certamente importante e di buon livello, anche se tra le più deboli dei registi belgi.
Racconto di formazione solido e profondo, senza, come da tradizione, scendere nel patetico, inquadra il giovane Cyril (interpretato non troppo brillantemente da Thomas Doret), alle prese con un padre troppo giovane per occuparsi di lui, così difficile da gestire ma così bisognoso di affetto. Attraverso i propri errori e la saggia guida della volitiva Samantha (una davvero ottima Cécile De France) a quanto pare intraprenderà un percorso di crescita positivo e nella giusta direzione.
La pellicola scorre in modo assolutamente liscio, senza rallentamenti ma, di contrasto, senza quei picchi di magnifica umanità ai quali i Dardenne avevano abituato, specie nell'eccellente Le Fils.
Sotto il profilo squisitamente tecnico, propongono un inserimento, a nostro parere poco riuscito, della musica extradiegetica, volta a sottolineare momenti di particolare rilevanza: optano per qualche accenno, ripetiamo: evitabile, di musica classica, invadente al minimo.
Il finale, senza dubbio emozionalmente potente, non riesce a convincere dal punto di vista narrativo, configurandosi poco incisivo sotto questo aspetto.
Da vedere, come d'altronde tutte le pellicole dei Dardenne, ben consci di non trovarsi di fronte all'esperimento meglio riuscito dei cineasti belgi.
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