francesco messina
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martedì 13 aprile 2010
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tornato bambino per un'ora e mezza,grazie!
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Torno un attimo al passato, alla seconda metà degli anni '90, scuola elementare Bergognone.
Il giovane sottoscritto, tra un racconto della collana Piccoli Brividi e un nuovo numero di PK, si divora i romanzi sulle avventure del piccolo Nicola, ridendo come un pazzo.
Più di dieci anni dopo, accantonati i Piccoli Brividi, mi ero quasi dimenticato dell'opera di Sempè & Goscinny (proprio lui,l'inventore di Asterix!) ed ecco il film.
Con simili premesse, la mia visione non poteva che partire viziata da questi ricordi.
Interpretando alla lettera la fiaba di Pollicino, Nicolas si convince (erroneamente) che sia in arrivo un fratellino, e teme che i genitori lo abbandonino nel bosco.
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Torno un attimo al passato, alla seconda metà degli anni '90, scuola elementare Bergognone.
Il giovane sottoscritto, tra un racconto della collana Piccoli Brividi e un nuovo numero di PK, si divora i romanzi sulle avventure del piccolo Nicola, ridendo come un pazzo.
Più di dieci anni dopo, accantonati i Piccoli Brividi, mi ero quasi dimenticato dell'opera di Sempè & Goscinny (proprio lui,l'inventore di Asterix!) ed ecco il film.
Con simili premesse, la mia visione non poteva che partire viziata da questi ricordi.
Interpretando alla lettera la fiaba di Pollicino, Nicolas si convince (erroneamente) che sia in arrivo un fratellino, e teme che i genitori lo abbandonino nel bosco.
La narrazione si sviluppa su due piani: le piccolo borghesi vicende familiari di fine anni '50, padre in cerca di promozione e madre casalinga (un po' frustata, ma non troppo) e la scuola, teatro di innocenti e spassose marachelle giovanili per il protagonista e i suoi simpaticissimi amici.
Il regista Laurent Tirard riesce a confezionare un prodotto semplice e irrestitibile, nel quale la voce del mitico mini-protagonista (Maxime Godart) rende giustizia al suo "padre cartaceo" from 1959.
Si ride, tanto, con una regia che prevede il ricorso a flashback e viaggi nonsense in perfetto stile Scrubs.
Tra i tanti momenti esilaranti sono da segnalare la scena dalla fiorista, i bambini che "puliscono" casa, la roulette, la preparazione della pozione magica (doveroso riferimento al villaggio gallico di Obelix e soci) e soprattutto la disastrosa cena con il capo del padre di Nicolas, degna del miglior Woody Allen.
Queste sono solo le punte di diamante in un film delizioso che diverte e ci fa tornare tutti in quell'idilliaco e felice periodo che è l'infanzia di tutti noi. Ah, giusto per chiarire, film così in Italia non se ne fanno.
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linus2k
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mercoledì 29 settembre 2010
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quel sorriso per cui ringrazio
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Sapevo dal momento della sua uscita che questo film mi sarebbe piaciuto... Erede naturale di una serie di film made in France che hanno lasciato il segno nella mia cultura cinematografica, da Truffaut a Jeunet fino a Malle e Tati (giusto per nominarne alcuni), la commedia francese è piena di delicate storie di infanzia e il tono colorato e fresco della storia non può che rimandare la memoria ai suoi celeberrimi predecessori...
"Il piccolo Nicolas" è il protagonista di numerose storie per bambini d'Oltralpe, storie semplici di piccoli monelli, raccontate con la semplicità di chi si mette nei panni dei bambini più che dei genitori che li vedono, come già ci aveva insegnato a raccontarli il grandissimo Truffaut ("I 400 colpi" e "Gli anni in tasca").
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Sapevo dal momento della sua uscita che questo film mi sarebbe piaciuto... Erede naturale di una serie di film made in France che hanno lasciato il segno nella mia cultura cinematografica, da Truffaut a Jeunet fino a Malle e Tati (giusto per nominarne alcuni), la commedia francese è piena di delicate storie di infanzia e il tono colorato e fresco della storia non può che rimandare la memoria ai suoi celeberrimi predecessori...
"Il piccolo Nicolas" è il protagonista di numerose storie per bambini d'Oltralpe, storie semplici di piccoli monelli, raccontate con la semplicità di chi si mette nei panni dei bambini più che dei genitori che li vedono, come già ci aveva insegnato a raccontarli il grandissimo Truffaut ("I 400 colpi" e "Gli anni in tasca")... ed il film riprende quest'ottica in maniera perfetta...
Così il punto di vista si abbassa di almeno 50 centimetri e per un'ora e mezzo riscopri l'ingenuità dei tuoi 6-7 anni...
Tutti i personaggi sono deliziosi, raccontati con delicata sensibilità e divertita ironia, dagli adulti: la mamma ed il papà, la dolcissima maestra, il bidello ed il direttore, fino a quella masnada di monelli della classe di Nicolas...
La storia è semplicissima e ti stupisci persino di rimanere incollato al film nonostante la sua esilità... ma la narrazione rimane serrata ed il film va oltre la storia... racconta un mondo, disegna personaggi, resuscita alcune atmosfere dimenticate, forse esaltandole, rendendole a colori vividissimi, come i disegni a pastello di quell'infanzia che fa sempre bene non dimenticare mai...
Insomma... DA VEDERE ASSOLUTAMENTE!!!
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[+] noioso
(di rudy_50)
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kubrickino
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martedì 6 aprile 2010
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le petit nicolas
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"che cosa vorresti fare da grande"? è la frase scritta sulla lavagna, dalla maestra della scuola elementare dove è concentrata una buona parte della storia.
I bambini iniziano a scrivere i loro sogni, i possibili sogni.
Il protagonista è un bambino francese e vive in una parigi senza tempo.
Ha una vaga somiglianza all'interpretazione del sogno,della sua irreltà e di una parigi ricostruita in studio degna del film "Amelie" anche per la sua struttura fumettistica.
Nicolas,dicevamo, sembra distratto durante il tema proposto dalla maestra-
è occupato a "raccontare" in che cosa diventeranno i suoi amici da grandi.
Con una voce fuori campo, le immagini dimostrano alcuni suo significativi compagni che si ritrovano ad affiancare i loro padri nei propri mestieri,
chi il poliziotto, chi sogna il ciclista e chi il ganster, ma quello del ganster non è un mestiere!
Ha inizio cosi il film colorato come un fumetto, da cui è stato basato dall'abilità scherzosa del buon Goscinny, padre del più celebre fumetto;Axterix.
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"che cosa vorresti fare da grande"? è la frase scritta sulla lavagna, dalla maestra della scuola elementare dove è concentrata una buona parte della storia.
I bambini iniziano a scrivere i loro sogni, i possibili sogni.
Il protagonista è un bambino francese e vive in una parigi senza tempo.
Ha una vaga somiglianza all'interpretazione del sogno,della sua irreltà e di una parigi ricostruita in studio degna del film "Amelie" anche per la sua struttura fumettistica.
Nicolas,dicevamo, sembra distratto durante il tema proposto dalla maestra-
è occupato a "raccontare" in che cosa diventeranno i suoi amici da grandi.
Con una voce fuori campo, le immagini dimostrano alcuni suo significativi compagni che si ritrovano ad affiancare i loro padri nei propri mestieri,
chi il poliziotto, chi sogna il ciclista e chi il ganster, ma quello del ganster non è un mestiere!
Ha inizio cosi il film colorato come un fumetto, da cui è stato basato dall'abilità scherzosa del buon Goscinny, padre del più celebre fumetto;Axterix.
l'infanzia del piccolo Nicolas è perfetta, ha i colori pastello che ricordano vagamente le case popolate nella cittadina irreale del film "edward mani di forbici"cui Tim Burton ne fece un affresco concentrato anche sulla difficoltà di essere diversi anche in un territorio piccoloborghese.
A differenza di Edward, Nicolas non è un diverso ed è uguale ai suoi personaggi.
E' quella dell'infanzia in cui la televisione non intrattiene i bambini, in una sequenza fugace il televisore è visto come l'elettrodomestico necessario ad arredare la casa piccolaborghese dei protagonisti e per sberleffo cadrà dal mobiletto.
E' l'infanzia vissuta dalla strada, dai cortiletti e dai giochi di fantasia.
L'infanzia di Nicolas non è simile a quella di Antoine Doinel il piccolo dei "Quattrocento Colpi che aveva poca voglia di studiare si divertiva ad andare al cinema, a marinare la scuola, a compiere piccoli furti, oppresso da una famiglia che pensa troppo a se stessa e lo relega a buttare via la spazzatura o ad andare a comprare il latte, lasciando ai compagni di scuola il compito di accompagnarlo all'adolescenza.
Il percorso perfetto di Nicolas viene interrotto da alcuni dubbi per una coincidenza; egli crede che sua madre aspetti un'altro figlio, tenga all'oscuro la gravidanza e progetti un abbandono al bosco dell'ingenuo Nicolas, come nella fiaba di Pollicino, che viene raccontata dal secchione della classe con addosso un paio di occhiali vistosi come il piccolo woody allen in Radio Days.
Progetta un rapimento del piccolo prematuro, e per una serie di coincidenza crede che il ganster che dovrà compiere l'azione abbia lo stesso nome di una carrozzeria che cercheranno nell'elenco telefonico.La "rimozione" (dell'auto, si intende, i bambini credono che sia quella del prematuro) costa un bel po di franchi e progetteranno una pozione fatta da un alchimia di bevande che agguanteranno un bel po di bambini, soldi sufficenti per convincere il ganster a compiere il misfatto.Vi si crederanno poi che avere un fratellino sia una cosa meravigliosa,anche per insegnargli al gioco del calcio,dei soldatini e ad andare in bicicletta.Solo se è un maschio e nel caso di Nicolas dopo aver convinto i genitori a fare il figlio e tutte le coincidenze si sono sciolte, sarà una femmina.
Ma l'infanzia continuerà in un viaggio verso l'adoloscenza con una virtù assai diversa da Antoin Doinel, forse si meraviglierà anche Nicolas del mare, forse, ma quel mare sarà colorato come un fumetto.
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giacomo j.k.
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domenica 28 novembre 2010
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le petit nicolas
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Il piccolo Nicolas è un bambino sereno: felice della sua vita, della famiglia e della scuola e benvoluto da tutti, non desidera altro che evitare qualsivoglia cambiamento. La sua vita viene improvvisamente sconvolta il giorno che il suo compagno di classe Joachim annuncia una terribile disgrazia: ha avuto un fratellino.
Sconcertato dal fatto che il povero Joachim abbia saputo interpretare solo a posteriori i segnali premonitori di quella tragedia, Nicolas tende le orecchie e si convince che non solo i suoi genitori stanno aspettando un fratellino, ma anche che lo vogliono abbandonare in un bosco, come Pollicino, e, radunati gli amici, organizza una banda per rapire il nascituro.
Con Le petit Nicolas, il regista francese Laurent Tirand riesce a trascinarci in pieno nel mondo dell’infanzia: un mondo che – lungi dall’essere il paradiso mitizzato da molti – è al contrario un universo popolato da tante ombre quante sono le luci.
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Il piccolo Nicolas è un bambino sereno: felice della sua vita, della famiglia e della scuola e benvoluto da tutti, non desidera altro che evitare qualsivoglia cambiamento. La sua vita viene improvvisamente sconvolta il giorno che il suo compagno di classe Joachim annuncia una terribile disgrazia: ha avuto un fratellino.
Sconcertato dal fatto che il povero Joachim abbia saputo interpretare solo a posteriori i segnali premonitori di quella tragedia, Nicolas tende le orecchie e si convince che non solo i suoi genitori stanno aspettando un fratellino, ma anche che lo vogliono abbandonare in un bosco, come Pollicino, e, radunati gli amici, organizza una banda per rapire il nascituro.
Con Le petit Nicolas, il regista francese Laurent Tirand riesce a trascinarci in pieno nel mondo dell’infanzia: un mondo che – lungi dall’essere il paradiso mitizzato da molti – è al contrario un universo popolato da tante ombre quante sono le luci. Ombre alle quali difficilmente i bambini riescono a dare un nome e che provengono dal mondo degli adulti. Si tratta, in ultima analisi, di una situazione di totale incomunicabilità tra due mondi che si osservano da lontano, tentano di raggiungersi a vicenda ma che infine devono contentarsi di gettare la spugna e restare a contemplare un universo “altro” che entrambi non capiscono ma in cui entrambi riversano la loro fiducia e il loro più profondo affetto. Entrambe le parti prendono tremendamente sul serio loro stesse, col risultato che gli adulti costruiscono spesso situazioni e universi da particolari insignificanti, o organizzano grandi piani per missioni donchisciottesche. Talvolta cercano di educare i propri figli, o i propri allievi. E in queste occasioni dimenticano troppo spesso che in realtà i bambini vedono ogni cosa attraverso un paio di occhiali che gli adulti hanno smesso da tempo, e che li porta a smontare ogni nuova informazione, ogni nuovo stimolo, e a rimontarli in modi assolutamente imprevedibili, come se vivessero un unico grande sogno.
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olgadik
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sabato 27 marzo 2010
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com'era verde quel tempo
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Una fotografia e un clima alla Jacques Tati in versione colore,un pizzico di humour francese, una classe di bambini tipo libro Cuore riveduto e corretto agli anni 50’, siparietti di cartone per titoli di testa firmati Sempe, una proiezione al mattino (una volta si diceva un matinèe) ed il gioco è fatto. Questa la presentazione de “Il piccolo Nicolas e i suoi genitori” che ha come antecedente prima una serie di fortunati racconti e poi un libro di Goschinnj, noto autore francese per bambini, che si è avvalso di un disegnatore del calibro di Sempe. Protagonista del film è il piccolo Nicolas che racconta il mondo visto attraverso la sua esperienza e la sua sensibilità.
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Una fotografia e un clima alla Jacques Tati in versione colore,un pizzico di humour francese, una classe di bambini tipo libro Cuore riveduto e corretto agli anni 50’, siparietti di cartone per titoli di testa firmati Sempe, una proiezione al mattino (una volta si diceva un matinèe) ed il gioco è fatto. Questa la presentazione de “Il piccolo Nicolas e i suoi genitori” che ha come antecedente prima una serie di fortunati racconti e poi un libro di Goschinnj, noto autore francese per bambini, che si è avvalso di un disegnatore del calibro di Sempe. Protagonista del film è il piccolo Nicolas che racconta il mondo visto attraverso la sua esperienza e la sua sensibilità. In esso ovviamente sono personaggi di primo piano i genitori ed i compagni di classe più una miriade di ritrattini minori che ricordano in qualcosa “Il favoloso mondo di Amelie”. Lo sfondo del racconto, come accennato prima, è una Francia anni 50’, sorpresa in immagini che sembrano irreali, in cui luoghi e atmosfera rimandano a tempi pìù semplici, con rapporti fluidi , senza grosse asperità e a una bonomia andata perduta o immaginata dal filtro dei ricordi. Niente rumori di guerre sullo sfondo, niente violenza: i giorni scorrono lisci ,riconoscibili come le stagioni. Nicolas vive un momento dell’esistenza equilibrato nelle gioie e negli affetti. Ha una famiglia solida, non gli manca nulla, i compagni e la scuola sono classicamente caratterizzati: c’è lo sgobbone antipatico, lo svampito, il figlio di ricchi, il ciccione ecc. ecc. Lui è nella media, il ragazzino vispo ed intelligente che “potrebbe fare di più” come rendimento scolastico. Un giorno però, già messo sull’avviso dall’esperienza di un suo amichetto,crede di capire da mezze frasi e strani comportamenti dei suoi, che è in arrivo un fratellino cioè un rivale che gli ruberà spazi ed affetti. Tutto congiura a far sentire il piccolo come una specie di Pollicino che sarà abbandonato nel bosco. Parte così una serie di bravate, che egli orchestra con i compagni più intimi, volte ad impedire l’orribile evento. Il tutto con un andamento di commedia che spesso tocca anche gli adulti impegnati a risolvere i propri problemi con una goffaggine ed ingenuità pari a quella dei loro figli. A questo riguardo il cast è piacevolissimo e specialmente Kad Merad nel ruolo del padre che risfodera la vena buffa e tenera di “Giù al Nord”. Ma efficaci risultano anche i bambini-attori che si muovono con naturalezza e spontaneità. Il ritmo del racconto non sempre convince per momenti di lentezza ripetitiva, ma la maggior parte delle scene si avvalgono della grazia dei più piccoli e del divertimento fatto di fantasia e piccole cose che fa ridiventare bambini i più grandi. Non a caso in sala piccini ed adulti erano quasi pari.
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