Un piccolo lavoro che riesce a sfondare due primati in una volta sola: si tratta, infatti, del peggior adattamento della famosa favola di Oz e del più brutto prodotto targato Muppets.
In questo filmaccio per la televisione, il compito di interpretare la tenera Dorothy spetta alla cantante venticinquenne Ashanti. Il tentativo è quello di ampliare il target fino a coprire quello adolescenziale, probabilmente, ma l'età della giovane è evidentemente oltre quella del personaggio che interpreta, cosa che fa già storcere il naso.
La visione si avvia con un tremendo videoclip che la protagonista ha probabilmente riciclato per qualcuno dei suoi lavori discografici.
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Un piccolo lavoro che riesce a sfondare due primati in una volta sola: si tratta, infatti, del peggior adattamento della famosa favola di Oz e del più brutto prodotto targato Muppets.
In questo filmaccio per la televisione, il compito di interpretare la tenera Dorothy spetta alla cantante venticinquenne Ashanti. Il tentativo è quello di ampliare il target fino a coprire quello adolescenziale, probabilmente, ma l'età della giovane è evidentemente oltre quella del personaggio che interpreta, cosa che fa già storcere il naso.
La visione si avvia con un tremendo videoclip che la protagonista ha probabilmente riciclato per qualcuno dei suoi lavori discografici. E' un indicatore che fa intuire dove andrà a parare il film. Dal punto di vista musicale, che conta davvero molto in questo genere di lavori, tutta la vicenda viene accompagnata da musica prevalentemente soul e black, che, se si ama il genere, probabilmente si può apprezzare, ma che è fatta per il tempo in cui è vissuta, quindi addio all'immortalità dei pezzi e alla longevità della pellicola.
Ma se, come me, non si è particolarmente avvezzi a certi ascolti, le canzoni finiscono per ampliare una sensazione che, per la verità, si respira anche a prescindere. Quello che poteva essere un connubio perfetto, ovvero i Muppet e il mondo di Oz, in realtà produce solamente noia.
Le gag dei pupazzi sembrano private di quella frenesia che li ha resi famosi e in generale i ritmi fiacchi con cui viene messa in scena la pellicola non aiutano a digerire il polpettone. La disperata ricerca di inserire i Muppet nel mondo fiabesco non riesce e ci ritrova davanti a un film decisamente sottotono.
Ma la cosa che meno mi è piaciuta di tutta l'operazione è il messaggio che ci sta sotto. Fin dal primo minuto si intuisce come la figura di Dorothy sia piegata alle esigenze della modernità, così che l'incidente con il tornado diventa la rappresentazione del suo desiderio di fuga dal grigio e piatto Kansas, verso la gloria e la fama. Il desiderio della ragazza al cospetto del Grande e Terribile è quello di diventare famosa e solo poi, con una forzatura narrativa terrificante che verrà resa vana dal finale in salsa zuccherina, diventerà quello di tornare a casa.
Partendo da ciò, tutto lo scopo della favola viene frantumato dietro una voglia di contemporaneità ne disintegra tutti i significati. Persino il fedele Toto, che qui diventa un gambero, è amico di Dorothy solo perché è interessato a farle da manager e dividere gli incassi. L'idea di fare un gamberetto parlante attaccato al denaro dev'essere sembrata divertente agli autori, invece a me mette addosso tristezza.
Tra gag inefficaci e allungate troppo e sceneggiatura che si prende alcune libertà inutili (tipo il leone che vuole diventare showman), compare persino Tarantino a parodiare se stesso mentre studia le scene di Kill Bill. E io mi chiedo come mai.
Oz è un'altra cosa. I Muppet sono un'altra cosa.
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