Nell’America che cercava di rialzarsi dalla “grande depressione” seguita al crollo della borsa di Wall Street del ’29 si diffuse nel corso degli anni ‘30 un genere cinematografico che cercava di restituire fiducia nella società capitalistica americana: la così detta “screwball comedy”.
Il genere che riscosse un forte successo prevedeva commedie che si basavano su una sceneggiatura strampalata e che per lo più erano ambientate tra le classi sociali più ricche ed agiate; lo sperpero di denaro che veniva descritto in questi film si scontrava con la realtà difficile in cui era piombata la classe media americana del tempo, ma era anche una sorta di iniezione di coraggio che doveva servire a diffondere ottimismo e ad aiutare il rilancio dell’economia del paese, spronando i cittadini a rischiare ed avere fiducia.
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Nell’America che cercava di rialzarsi dalla “grande depressione” seguita al crollo della borsa di Wall Street del ’29 si diffuse nel corso degli anni ‘30 un genere cinematografico che cercava di restituire fiducia nella società capitalistica americana: la così detta “screwball comedy”.
Il genere che riscosse un forte successo prevedeva commedie che si basavano su una sceneggiatura strampalata e che per lo più erano ambientate tra le classi sociali più ricche ed agiate; lo sperpero di denaro che veniva descritto in questi film si scontrava con la realtà difficile in cui era piombata la classe media americana del tempo, ma era anche una sorta di iniezione di coraggio che doveva servire a diffondere ottimismo e ad aiutare il rilancio dell’economia del paese, spronando i cittadini a rischiare ed avere fiducia.
Questa pellicola, nota in Italia anche con il titolo “Un colpo di fortuna” è pienamente ascrivibile al genere, ricorrendone tutti gli elementi più caratteristici; anche l’inserimento nella trama di altalenanti vicende finanziarie, con fortune che repentinamente svaniscono per poi altrettanto repentinamente ricostituirsi, non è nuovo a questo genere di film.
La regia nient’affatto eccezionale è di Mitchell Leisen, che in carriera fu anche scenografo e costumista. La sceneggiatura invece reca la firma del grande Preston Sturges che ancora si era cimentato nella regia.
Nel cast il ruolo della protagonista è affidato ad una delle maggiori dive hollywoodiane del tempo, l’indimenticabile Jean Arthur, che fu anche una delle regine della screwball comedy; c’è poi il sempre bravo Edward Arnold, che reciterà di nuovo al fianco della Arthur in alcuni capolavori di Frank Capra, qui perfettamente in parte nei panni del miliardario dispotico e dal carattere forte, ruolo più volte portato in scena da Arnold; infine l’altro ruolo di rilievo è affidato ad un giovane Ray Milland. Si ricorda infine il caratterista di origini spagnole Luis Alberni, che offre una riuscitissima versione, molto divertente e caricaturale, dello chef ed albergatore francese.
I dialoghi non sono sempre all’altezza.
La pellicola nel complesso è piacevole, ma si dimentica presto.
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