andrea giostra
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venerdì 21 settembre 2012
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bellissimo.
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Uno dei film più belli che ho visto! Straordinariamente coinvolgente, che incide violentemente la sensibilità umana dello spettatore che rimane travolto da un pathos empatico implacabile che inesorabilmente lo schiaccia in un angosciante finale: tanto reale quanto crudo e brutale. Le tre storie sono contrassegnate dalla cinica negazione dell’identità e della libertà dei protagonisti delle tre storie: due donne e un omosessuale. Diritti negati da obsolete e arcaiche matrici culturali che, nelle tre storie, hanno un impietoso e violento sopravvento sull’amore, sulla pietas e sulla morale umana. Matrici culturali fortemente impregnate di ottusa religiosità, di prepotenza darwiniana, di becero estremismo, di un senso dell’onore anacronistico e primitivo, che in due storie mortifica e uccide la donna nella sua essenza di madre e nella sua pura e vitale natura di femmina.
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Uno dei film più belli che ho visto! Straordinariamente coinvolgente, che incide violentemente la sensibilità umana dello spettatore che rimane travolto da un pathos empatico implacabile che inesorabilmente lo schiaccia in un angosciante finale: tanto reale quanto crudo e brutale. Le tre storie sono contrassegnate dalla cinica negazione dell’identità e della libertà dei protagonisti delle tre storie: due donne e un omosessuale. Diritti negati da obsolete e arcaiche matrici culturali che, nelle tre storie, hanno un impietoso e violento sopravvento sull’amore, sulla pietas e sulla morale umana. Matrici culturali fortemente impregnate di ottusa religiosità, di prepotenza darwiniana, di becero estremismo, di un senso dell’onore anacronistico e primitivo, che in due storie mortifica e uccide la donna nella sua essenza di madre e nella sua pura e vitale natura di femmina. Il regista Anders Nilsson, sceneggiatore insieme a Joakim Hansson, rappresenta magistralmente tre vittime che tentano con tutte le loro forze di reagire e di riscattarsi dai soprusi e dalle violenze subite. Ma il finale che la vita vera ci presenta nella quotidianità, non sempre è quello sperato. Film da vedere assolutamente per chi ama il genere.
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bagigi
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domenica 18 maggio 2008
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troppo politically correct.
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Convincente solo per metà (forse meno). Politically correct (troppo), tagliato su misura proprio per il premio che ha (senz’altro meritatamente) ricevuto da Amnesty I., opportunamente accademico, il film di Nilssen resta carente in molte fasi della sceneggiatura (malissimo guidate le strade e gli svincoli che portano i protagonisti al loro riscatto e/o redenzione), si affida ad un intreccio sostanzialmente inutile (melgio sarebbero stati 3-episodi-3 anziché la struttura narrativa a salti e singhiozzi, che lascia sospesa ora una parte, ora un’altra come fossero le cronache radiofoniche delle partite di calcio domenicali), oltre una scelta cromatica in tono-base seppia-sbiadito assai discutibile.
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Convincente solo per metà (forse meno). Politically correct (troppo), tagliato su misura proprio per il premio che ha (senz’altro meritatamente) ricevuto da Amnesty I., opportunamente accademico, il film di Nilssen resta carente in molte fasi della sceneggiatura (malissimo guidate le strade e gli svincoli che portano i protagonisti al loro riscatto e/o redenzione), si affida ad un intreccio sostanzialmente inutile (melgio sarebbero stati 3-episodi-3 anziché la struttura narrativa a salti e singhiozzi, che lascia sospesa ora una parte, ora un’altra come fossero le cronache radiofoniche delle partite di calcio domenicali), oltre una scelta cromatica in tono-base seppia-sbiadito assai discutibile. Un cenno di merito invece al brano musicale scelto come “evidenziatore” nei momenti più drammatici, un ri-arrangiamento della “Suite Española di Isaac Albéniz). La grande massa di violenza insita nel film resta comunque sostanzialmente (fortunatamente non direi…) implicita, tranne nella scena (di impatto devastante) sull’autosrada nell’episodio della giovane ragazza uccisa dai parenti. Nilssen si inserisce così in quel filone di nuovi registi nordeuropei con un profilo modesto, scarsamente creativo e innovativo, indefinitamente posto tra il film-inchiesta e il l film-narrazione senza appartenere con decisione né all’uno né all’altro.
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[+] bravo
(di francesco2)
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