lester burnham
|
lunedì 15 gennaio 2007
|
il funerale del sogno americano
|
|
|
|
American Dreamz è stato veramente un disastro al botteghino. Non so se lo meritasse ma, come disse William Munny a Little Bill: in questa storia i meriti non c’entrano. Cosa allora (posto che valga la pena chiederselo) non ha funzionato? Forse nulla. Forse il film ha funzionato benissimo. Pure troppo. Si perché forse American Dreamz è uno di quei film molto fastidiosi (in senso Altmaniano): forse distrugge davvero qualcosa.
La gente non ama pagare il biglietto per capire di essere stupida e quanto (tanto più i cittadini dell’Amministrazione Bush).
Paul Weitz ha esperienza di produttore. Paul Weitz è il regista di American Pie, About a Boy e Good Company oltre che di American Dreamz e gli ultimi tre li ha pure scritti oltre che diretti: Paul Weitz ha già fatto successo e conosce il genere commedia/music.
[+]
American Dreamz è stato veramente un disastro al botteghino. Non so se lo meritasse ma, come disse William Munny a Little Bill: in questa storia i meriti non c’entrano. Cosa allora (posto che valga la pena chiederselo) non ha funzionato? Forse nulla. Forse il film ha funzionato benissimo. Pure troppo. Si perché forse American Dreamz è uno di quei film molto fastidiosi (in senso Altmaniano): forse distrugge davvero qualcosa.
La gente non ama pagare il biglietto per capire di essere stupida e quanto (tanto più i cittadini dell’Amministrazione Bush).
Paul Weitz ha esperienza di produttore. Paul Weitz è il regista di American Pie, About a Boy e Good Company oltre che di American Dreamz e gli ultimi tre li ha pure scritti oltre che diretti: Paul Weitz ha già fatto successo e conosce il genere commedia/music.
Potrebbe trattarsi di un film così ben fatto da costituire (volutamente, spero) satira molto più che graffiante e molto apprezzabile se sei uno di quelli che da qualche anno ha cominciato a chiedersi se le torri gemelle siano venute giù più per demolizione organizzata che per cause aeree.
Gli attori sono tutti perfetti (e hanno l’aria di essersi divertiti parecchio).
I temi e i personaggi sono conosciuti ma quando è la tv a proporli (come ormai da anni) tutti quegli aspetti tristi di esseri umani che vivono sperando di sentirsi davvero protagonisti di qualcosa davanti alla telecamere (che il film concentra in meno di due ore sfiancando lo spettatore fino al finale drammatico/grottesco), risultano molto ma molto più digeribili e forse addirittura non privi di dignità, se spalmati su intere stagioni televisive.
Il plot “terroristico” incarna una paura sulla cui incerta fondatezza è già stata data ampia dimostrazione dalla attuale amministrazione U.S.A.) e fa pensare, nel finale, che un certo appoggio “interno” ai terroristi sia perlomeno pensabile; un finale molto amaro per chi ama davvero: come l’”eroe di guerra reduce Iraq” follemente innamorato della straordinaria Mandy Moore o il presentatore, strepitoso Grant, che mette la telecamera prima di ogni altra cosa. L’amore (o forse solo il “troppo” amore) perde, e questo àncora il film alla realtà più di quanto già non lo sia.
Non è un film sulla tv ne su chi la fa (che, dura lex sed lex, non esisterebbe se non ci fosse chi la guarda).
È un film su chi, appunto, la tv la guarda. Su chi la sceglie. Le stesse persone che hanno scelto quel Presidente.
È un film su popoli (si, non solo quello americano) uniti ormai solo dalla tv. Dai sogni e paure che quotidianamente trasmette. Quei sogni e paure che Paul Weitz forse distrugge davvero.
Da vedere e rivedere per chi ha capito di essere intossicato da (forse sempre troppa) tv.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lester burnham »
[ - ] lascia un commento a lester burnham »
|
|
d'accordo? |
|
antonello villani
|
venerdì 16 giugno 2006
|
il successo passa per gli show televisivi
|
|
|
|
In un mondo dove "sei qualcuno solo se appari alla tv” si fanno carte false pur di arrivare alla notorietà. Lo sanno bene i protagonisti di “America Dreamz”, commedia satirica che analizza il fenomeno degli show televisivi passando per le stanze della Casa Bianca. Storie inventate per commuovere il pubblico, eppure questi dilettanti allo sbaraglio sacrificano gli affetti senza troppi complimenti: se vuoi diventare una star finisci per calpestare qualcuno, ma alla fine ti ritrovi ricco e famoso. Il regista di "American Pie" ed "About boy" mette all’ingrandimento il mondo dello spettacolo e tutti i partecipanti immolati in nome dell'audience; l'ambizione non ha limiti, il denaro è il carburante di questa macchina diabolica che ipnotizza milioni di persone.
[+]
In un mondo dove "sei qualcuno solo se appari alla tv” si fanno carte false pur di arrivare alla notorietà. Lo sanno bene i protagonisti di “America Dreamz”, commedia satirica che analizza il fenomeno degli show televisivi passando per le stanze della Casa Bianca. Storie inventate per commuovere il pubblico, eppure questi dilettanti allo sbaraglio sacrificano gli affetti senza troppi complimenti: se vuoi diventare una star finisci per calpestare qualcuno, ma alla fine ti ritrovi ricco e famoso. Il regista di "American Pie" ed "About boy" mette all’ingrandimento il mondo dello spettacolo e tutti i partecipanti immolati in nome dell'audience; l'ambizione non ha limiti, il denaro è il carburante di questa macchina diabolica che ipnotizza milioni di persone. La televisione è davvero il peggiori dei mali? Beh, a vedere il film Paul Weitz si direbbe proprio di no perchè in questa battaglia all’ultimo share tutti hanno uno scopo: il conduttore vuole alzare i livelli di ascolto e le ragazze della porta accanto cercano il riscatto davanti i riflettori. Martin Tweed è un vero mistificatore, il suo show fa incassi così alti che un giorno viene contattato dal consigliere del Presidente per un'apparizione televisiva con tanto di stacchetto pubblicitario ed esclusiva che penalizza nomi eccellenti come Larry King; intanto gli aspiranti divi non stanno più nella pelle dopo la notizia dell’invito ufficiale alla trasmissione, mentre un terrorista è contattato da una cellula di Al Qaida per compiere un attentato kamikaze. Dissacratorio e sarcastico, "American Dreamz" ironizza sui luoghi comuni che ancora resistono nello star system, gioca con la voglia di apparire scivolando nella satira che coinvolge persino un Presidente che ingoia pillole della felicità. Weitz è fantastico nel prendere le distanze dal mondo mediatico ma spezza una lancia in favore della cultura occidentale con l'arabo soggiogato dal sogno americano; Hugh Grant, Mandy Moore -una Britney Spears più paffuta che si è già fatta apprezzare con “Romance & Cigarettes”-, Dennis Quaid e Willem Dafoe si muovono disinvoltamente grazie ad una sceneggiatura che stempera il conflitto mediorientale –la scena del soldato al campo di addestramento che balla a ritmo di rock ‘n roll è un vero spasso- con alcuni personaggi macchiettestici. E se il giovane gay sogna il successo a passi di danza, il cugino terrorista si guadagna una tournè in giro per gli States mentre l'ambiziosa ragazza dell'Ohio si ritrova presentatrice dello show. Tra satira e goliardia Weitz ci regala un film leggero e frizzante che fotografa la società dei nostri tempi. Una vera sorpresa per chi lo aveva conosciuto solo per le commedie demenziali: il regista di "American Pie" è cresciuto realizzando il suo sogno americano.
Antonello Villani
(Salerno)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a antonello villani »
[ - ] lascia un commento a antonello villani »
|
|
d'accordo? |
|
rongiu
|
venerdì 15 aprile 2016
|
“deeds not words”
|
|
|
|
Londra 1912-1913. E’ in questa città che tantissime “Everywoman” al grido di “Deeds not Words” \ Fatti non parole /, iniziano una lotta per vedere riconosciuto il loro diritto al voto e con esso una dignità mai riconosciuta. "Suffragette," ci mostra che come tale lotta è stata portata avanti.
Maud Watts \ Carey Mulligan /, ha lavorato in una lavanderia industriale fin da piccola. Nella stessa lavanderia ha perso la madre per gravissime ustioni ed ha incontrato suo marito, Sonny \ Ben Whishaw /. Come se non bastasse, una brutta cicatrice, “medaglia al lavoro” conquistata sul campo, copre una parte del braccio e della spalla.
[+]
Londra 1912-1913. E’ in questa città che tantissime “Everywoman” al grido di “Deeds not Words” \ Fatti non parole /, iniziano una lotta per vedere riconosciuto il loro diritto al voto e con esso una dignità mai riconosciuta. "Suffragette," ci mostra che come tale lotta è stata portata avanti.
Maud Watts \ Carey Mulligan /, ha lavorato in una lavanderia industriale fin da piccola. Nella stessa lavanderia ha perso la madre per gravissime ustioni ed ha incontrato suo marito, Sonny \ Ben Whishaw /. Come se non bastasse, una brutta cicatrice, “medaglia al lavoro” conquistata sul campo, copre una parte del braccio e della spalla. Una lavanderia industriale dove per Maud, il tempo ed il mondo sembrano non darle altre possibilità fin quando è testimone di una sassaiola e riconosce, tra le partecipanti, una collega, Violet Miller \ Anne-Marie Duff /. Prima curiosa, poi convinta attivista Maud perde il suo vecchio mondo, ma guadagna il suo vero sé.
Alice \ Romola Garai / attivista benestante, chiede alle operaie della lavanderia di render conto in Parlamento, del loro lavoro, delle inquietanti ed insalubri condizioni nelle quali prestano la loro opera. Violet invitata a tenere il suo discorso, ne è impossibilitata a seguito del pestaggio subito dal marito. Sarà Maud a sostituirla e lo farà nel migliore dei modi, parlando della sua vita lavorativa con incisiva onestà intellettuale. Ed è proprio quest’ultima che strappa a David Lloyd George \ Adrian Schiller / la promessa di inserire nel prossimo dibattito parlamentare, la concessione alle donne del diritto di voto. Quando poi, davanti alla Camera dei Comuni, le Suffragette vedono negato questo diritto con uno stringato annuncio, inizia una concitata ma pacifica protesta che ben presto si trasforma in una sommossa sedata dal brutale intervento della polizia. Diverse sono le arrestate e tra questa c’è Maud. La settimana di carcere la “segna” sensibilmente e per sempre. Il rientro a casa è dei meno felici. Sonny è furioso, ha vergogna della moglie. Il loro matrimonio avrà un triste epilogo mostrando un'altra piaga nel diritto anglosassone . Maud non vuole tornare più indietro ed è più che mai convinta a riprendere la lotta.
Il film è pieno di tracce d'epoca, una di queste e la scena in cui le donne cantano un po’ de "La Marcia delle Donne" del compositore Dame Ethel Smyth.
"Suffragette" ha alla regia una donna \ Sarah Gavron /, alla sceneggiatura \ Abi Morgan / e produttori \ Alison Owen e Faye Ward /. La scelta della donna simbolo è stata sicuramente appropriata, così come quella degli uomini - un marito inizialmente solidale, che sembra non comprendere ciò che sta accadendo, un ispettore di polizia in conflitto \ Brendan Gleeson /. Gavron e il suo direttore della fotografia Eduard Grau fanno vivere le scene di protesta come se fossero notizie in diretta, conferendo all’azione una reale immediatezza che spazia fino nello stato d'animo del momento.
Il film di Gavron affianca altri film di drammi di donne sotto pressione come Norma Rae di Martin Ritt USA 1979, Silkwood di Mike Nichols USA 1983 ed Erin Brockovich – Forte come la verità di Steven Soderbergh USA 2000. "Suffragette" termina mostrando le date in cui varie nazioni hanno dato il voto alle donne. In America, tutte le donne lo hanno esercitato nel 1920, ma le leggi hanno tenuto le donne “nere” fuori dalla cabina elettorale in molte zone fino a decenni più tardi.
Perché questa palese omissione?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rongiu »
[ - ] lascia un commento a rongiu »
|
|
d'accordo? |
|
|