ottilia
|
venerdì 17 aprile 2009
|
la solitudine del dolore umano
|
|
|
|
Kurosawa rilegge Dostoewskji all'indomani della resa del Giappone.L'idiota è un giovane che è stato graziato pochi istanti prima della sua condanna a morte.Il trauma subito lo ha cambiato a tal punto da trasformarlo in un uomo che ama e rispetta la vita e il prossimo, chiunque esso sia.Desidera prendersi a cuore le sorti di una ex concubina,perchè legge nei suoi occhi un dolore infinito.Ma questo non sarà possibile.In una società sconvolta dalla cattiveria e dalla corruzione,le parole e le azioni di un uomo buono e giusto vengono giudicate alla stregua di idiozie.Kurosawa colloca il protagonista
in un ambiente sociale gretto e meschino,inserito in una cornice naturale opprimente,perchè l'inverno a Hokkaido è molto
lungo e la citta' è sepolta dalla neve.
[+]
Kurosawa rilegge Dostoewskji all'indomani della resa del Giappone.L'idiota è un giovane che è stato graziato pochi istanti prima della sua condanna a morte.Il trauma subito lo ha cambiato a tal punto da trasformarlo in un uomo che ama e rispetta la vita e il prossimo, chiunque esso sia.Desidera prendersi a cuore le sorti di una ex concubina,perchè legge nei suoi occhi un dolore infinito.Ma questo non sarà possibile.In una società sconvolta dalla cattiveria e dalla corruzione,le parole e le azioni di un uomo buono e giusto vengono giudicate alla stregua di idiozie.Kurosawa colloca il protagonista
in un ambiente sociale gretto e meschino,inserito in una cornice naturale opprimente,perchè l'inverno a Hokkaido è molto
lungo e la citta' è sepolta dalla neve.Il paesaggio ostile è il leit motiv di tutta la vicenda;i personaggi sono tesi,la
recitazione talvolta è serrata,talvolta lascia spazio a lunghe pause dove la grande espressività degli sguardi rende inutile qualsiasi parola,perchè è il dolore straziante,quello che non si riesce neppure a raccontare,il grande protagonista del film.L'idiota e la concubina sono gli unici ad aver capito il vero significato del dolore umano,ma sono due voci fuori dal coro e pagheranno con la vita il coraggio di cambiare il corso degli eventi.
Un film iperrealistico per la particolare collocazione storica ,per il raffinato studio della psicologia di ogni personaggio,per la teatralita'degna di una tragedia greca.Il coro appare nel finale,quando tutti, ad iniziare da un bambino,rimpiangono l'idiota come la persona che realmente era stata,buona,onesta e sensibile.Ma ormai è troppo tardi persino per il rimpianto:tutto è finito e la scena resta metaforicamente vuota.
Kurosawa realizza un capolavoro che lascia lo spettatore attonito ed orfano di quel personaggio,l'idiota,che nessuno può fare a meno di amare.Ottilia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ottilia »
[ - ] lascia un commento a ottilia »
|
|
d'accordo? |
|
paola di giuseppe
|
giovedì 21 gennaio 2010
|
troppo buono per questo mondo
|
|
|
|
“Dostoevskij voleva ritrarre un uomo intrinsecamente buono.Paradossalmente scelse come eroe un idiota.Ma un uomo veramente buono può apparire come un idota agli altri.Questa è la tragica storia della rovina di un uomo puro e semplice.”
La didascalia scorre mentre, sul traghetto che li riporta ad Hokkaido, Kameda e Akama s’incontrano e il tracciato segnato per loro dal destino comincerà da qui il suo corso.
Akama (uno splendido Mifune nel fulgore della giovinezza) è attratto dall’innocenza indifesa di Kameda (“erano molti anni che Akama non rideva..stranamente prese in simpatia Kameda perché lo faceva ridere”).
Kameda,trasposizione del principe Myskin dalla Pietroburgo aristocratica di secondo ‘800 alle nevi di un Giappone del dopoguerra, è reduce dal plotone di esecuzione a Okinawa a cui è scampato in extremis, si trattava di un errore giudiziario.
[+]
“Dostoevskij voleva ritrarre un uomo intrinsecamente buono.Paradossalmente scelse come eroe un idiota.Ma un uomo veramente buono può apparire come un idota agli altri.Questa è la tragica storia della rovina di un uomo puro e semplice.”
La didascalia scorre mentre, sul traghetto che li riporta ad Hokkaido, Kameda e Akama s’incontrano e il tracciato segnato per loro dal destino comincerà da qui il suo corso.
Akama (uno splendido Mifune nel fulgore della giovinezza) è attratto dall’innocenza indifesa di Kameda (“erano molti anni che Akama non rideva..stranamente prese in simpatia Kameda perché lo faceva ridere”).
Kameda,trasposizione del principe Myskin dalla Pietroburgo aristocratica di secondo ‘800 alle nevi di un Giappone del dopoguerra, è reduce dal plotone di esecuzione a Okinawa a cui è scampato in extremis, si trattava di un errore giudiziario.
Lo choc l’ha reso idiota, demenza epilettica, racconta lui stesso,le mani strette al collo in un gesto di difesa che raramente abbandonerà.
La visione della morte a due passi ha annullato la sua vita precedente, “dopo, tutto mi è diventato irreale” dirà alla giovane Ayako, una delle due donne-chiave del film “il mondo, le persone, ogni cosa mi è diventata improvvisamente cara.Ogni persona che avevo conosciuto, che avevo incrociato”.
Al centro della vicenda, l’amore di entrambi per Taeko, bellissima cortigiana venduta dal protettore al mediocre Kayama, donna capace di scatenare passioni estreme, come quella di Akama che riuscirà ad averla gettando nel piatto una cifra enorme.
In un mondo dove tutto sembra ridotto a transazione commerciale e ad abili soprusi a spese di sprovveduti (le proprietà di Kameda sono state alienate durante la sua assenza), due anime s’incontrano dove mai si penserebbe possa accadere, nel ricco salone delle feste dove Taeko è in vendita.
Kameda parla a Taeko “come nessuno aveva mai fatto prima”, e quegli occhi pieni di tristezza che l’hanno ipnotizzato sono gli stessi del giovane di neppure vent’anni giustiziato davanti a lui, quel giorno maledetto, a Okinawa.
Il grande drammaturgo Kurosawa trasferisce in questa scena centrale, con immagini di rara efficacia espressiva, tutta la sottigliezza e la complessità dell’animo dei protagonisti, creando forti contrasti fra i primi piani e lo sfondo corale di una società ottusamente cinica, incapace di capire le ragioni dell’uomo “assolutamente buono”, che solo l’esperienza dolorosa di Taeko saprà sentire vicino.
Ma Taeko è anche la donna che “ha sofferto troppo, al punto di sentirsi in colpa se non soffre”, dirà Akama, e la bontà di Kameda sarà la sua condanna e la sua rovina, dono incomprensibile per un mondo che la chiama idiozia.
Film incredibilmente tagliato dalla casa di produzione di oltre un’ora, persa purtroppo per sempre, mantiene intatto, nonostante tutto, il potere fascinatorio, affidato in gran parte ad un’ambientazione quasi onirica, allucinata, tra i ghiacci di Sapporo, scenario asettico di una storia tragicamente inadeguata al livello medio del vivere quotidiano.
“Era un uomo troppo buono per questo mondo -dirà Ayako- se almeno sapessimo vivere amandoci l’un l’altro invece di scannarci.Dovevo essere impazzita,l’idiota sono io!”
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paola di giuseppe »
[ - ] lascia un commento a paola di giuseppe »
|
|
d'accordo? |
|
|