d.gray
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venerdì 5 settembre 2008
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stupendo stupendo
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Il film è stato oggetto, in Giappone, di discussioni parlamentari e, in altri paesi, è stato bandito o censurato a causa della sua eccessiva violenza. In realtà l'intenzione del regista non è mai stata quella di mostrare violenza o bagni di sangue fini a sé stessi che, anzi, sono mostrati solo in piccola quantità. Il film, al contrario, riduce i momenti di pura violenza a episodi "fumettistici", piccole sequenze figlie della cultura anime di cui il Giappone è patria natale, in cui il sangue è sempre troppo rosso e la morte tarda ad arrivare, permettendo ai personaggi di parlare, esprimere pensieri più o meno profondi e accendere l'ultima sigaretta prima di spirare. La violenza vera del film sta nella crudezza e velocità con cui quasi tutti i ragazzi reagiscono alla situazione in cui sono stati catapultati, senza concedere sconti a quei pochi che, al contrario, vorrebbero cercare un modo non violento per sopravvivere.
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Il film è stato oggetto, in Giappone, di discussioni parlamentari e, in altri paesi, è stato bandito o censurato a causa della sua eccessiva violenza. In realtà l'intenzione del regista non è mai stata quella di mostrare violenza o bagni di sangue fini a sé stessi che, anzi, sono mostrati solo in piccola quantità. Il film, al contrario, riduce i momenti di pura violenza a episodi "fumettistici", piccole sequenze figlie della cultura anime di cui il Giappone è patria natale, in cui il sangue è sempre troppo rosso e la morte tarda ad arrivare, permettendo ai personaggi di parlare, esprimere pensieri più o meno profondi e accendere l'ultima sigaretta prima di spirare. La violenza vera del film sta nella crudezza e velocità con cui quasi tutti i ragazzi reagiscono alla situazione in cui sono stati catapultati, senza concedere sconti a quei pochi che, al contrario, vorrebbero cercare un modo non violento per sopravvivere. La durezza del film è tutta nei comportamenti violenti e alienati di coloro che saranno la futura spina dorsale di un paese che ha fatto nei secoli della competizione e dell'onore l'unica vera chiave per il successo sociale. I ragazzi che uccidono con in mente le immagini di genitori che considerano dei perdenti, dicendo a loro volta che quello che non vogliono è proprio essere considerati tali. I loro ricordi, in cui genitori senza coraggio si suicidano scrivendo (su della carta igienica!) frasi di incoraggiamento per i loro figli. Questa è la violenza, tutta psicologica, che infesta il Giappone odierno e spaventa i suoi legislatori e politici, che si trovano incapaci di reagire se non con la repressione e l'esasperazione del concetto di realizzazione personale attraverso il perseguimento di valori come il lavoro e l'onore. Ideologia ormai invisa ai più giovani che infatti spesso non trovano nella realtà altre strade per sfuggire alla vita nella quale si trovano incastrati se non il suicidio. Un cane che si morde la coda, dunque. Un paese che pianta nel terreno della sua società radici malate che non possono che dare frutti marci, sapendo quello che ciò comporta ma incapace di trovare una soluzione vera al progressivo sgretolamento dei propri valori fondamentali. E allora, se è vero come è vero che nella scuola crescono quei ragazzi che diventati uomini governeranno il proprio paese, il regista sceglie di criticare, con un film a forte impatto visivo ma ancora più forte impatto psicologico, il sistema scolastico giapponese e la sua altissima, eccessiva competitività, della quale gli 'scontri' tra i ragazzi rappresentano una sublimazione metaforica, ben rappresentata dall'adagio di Fukasaku, "Non credete agli adulti".
Questo è il significato del film
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[+] ottima recensione
(di peter2001)
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zeno
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sabato 31 dicembre 2005
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che triste il nostro belpaese...
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Nessuno ha mai pensato di distribuire questo film grandioso in Italia... Perché? E' così traumatizzante? E' così sconvolgente per i cervelli di noi poveri italiani? E' uno scandalo che in Italia film di questo genere non vengano importanti, e a noi tocca trovare la versione in giapponese e, grazie a qualche bravissimo volenteroso, scaricarci da Internet i sottotitoli.
Italia, sveglia!!!!!!!!
[+] battle royale
(di serene)
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yawgmoth
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giovedì 28 settembre 2006
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corri! non c'è tempo! non fermarti!
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Eccolo qua! Il grande capolavoro di Kinji Fukasaku.
Battle Royale act: l'economia giapponese è andata a puttane, i disoccupati abbondano e i giovani boicottano le scuole... I giovani sono divenuti un problema, troppo indisciplinati, ribelli, troppo irrispettosi degli "adulti"
Battle Royale è un film folle, pazzesco e psicotico, un film che porta ai più impensabili estremi la "fretta" e l'ideale del lavoro/efficienza che permea la società giapponese (non per nulla nella madrepatria il film è scampato per un soffio alla censura).
Una classe numerosa viene sequestrata, gli alunni portati in un luogo sconosciuto, un loro vecchio professore (un grandissimo Takeshi Kitano) dice loro cosa dovranno fare.
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Eccolo qua! Il grande capolavoro di Kinji Fukasaku.
Battle Royale act: l'economia giapponese è andata a puttane, i disoccupati abbondano e i giovani boicottano le scuole... I giovani sono divenuti un problema, troppo indisciplinati, ribelli, troppo irrispettosi degli "adulti"
Battle Royale è un film folle, pazzesco e psicotico, un film che porta ai più impensabili estremi la "fretta" e l'ideale del lavoro/efficienza che permea la società giapponese (non per nulla nella madrepatria il film è scampato per un soffio alla censura).
Una classe numerosa viene sequestrata, gli alunni portati in un luogo sconosciuto, un loro vecchio professore (un grandissimo Takeshi Kitano) dice loro cosa dovranno fare. Uccidersi. Eh si, nella "lezione di oggi" dovranno uccidersi tutti quanti.
In un folle video una ragazza giapponese che sembra uscita da un videogioco si promulga in sorrisi e con una vocina divertita dice ai ragazzi come "fare una Battle Royale divertendosi" ed elenca tutte le macabre regole del "gioco".
Il gioco inizia. Le armi sono assolutamente impari. Coperchi contro pistole. Ventagli contro mitra. Ragazze che risolvono le loro gelosie a colpi di falce. Sfigati occhialuti che si rivelano assassini, la classica "bella e spietata" che non esita a uccidere chiunque.
Alcuni si suicidano, altri uccidono per diversi motivi... Non si può fuggire dall'isola sulla qualche si svolge la Battle Royale e il gioco tira fuori tutti i lati peggiori dei ragazzi, che prima si dicevano "resteremo sempre amiche" o fantasticavano di mettersi insieme al compagno "carino"... Ma ora le "amiche" si trucidano fra loro per un sospetto e non ci si fa problemi a uccidere il/la ragazzo/a di cui si era innamorati, alla fine l'unico modo per poter rivelare i propri sentimenti è una fugace dichiarazione in punto di morte, una macabra comicità, che estremizza le classiche situazioni dei teenagers insicuri.
Alla fine la visione del tremendo quadro (dipinto dallo stesso Kitano) raffigurante il cumulo di morti, tutti morti per arrivare alla vetta del monte provoca sentimenti contrastanti e difficili da esprimere con le parole.
Un film che è una critica tremenda e spietata verso la società giapponese e in generale contro i sistemi che istigano la trucidazione dei propri simili per arrivare "alla vetta del monte" Tutto viene degradato a un gioco, il premio è sopravvivere e il prezzo della sopravvivenza è uccidere tutti gli altri. Tutto è portato fino alla più inimmaginabile estremizzazione.
Certamente un film duro, estremo e violento ma che vale davvero la pena di cercare e vedere, ovviamente sottotitolato perché qualcuno ha ben pensato di censurarlo qui in Italia. Uso le ultime righe per ringraziare di tutto cuore i volenterosi che hanno tradotto e sottotitolato l'opera in italiano permettendone la comprensione a tutti.
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tsugumi
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martedì 10 maggio 2005
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battle royale
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Ogni tanto fa piacere sentire che una pellicola ha osato talmente tanto da interpellare il governo, poi però scopriamo che non è un film di Boldi e De sica ma un film made in japan.
Stiamo parlando del violentissimo Battle royale un
film dell’ottantenne regista Fukasaku Kinji morto
nel 2003.
Il film estremizza tutto ciò che va
di moda oggi : dal grande fratello ai teen-moovie.
Nel terzo millennio in Giappone, secondo
il regista ,per dare freno alla delinquenza
giovanile verrà attivata la Battle royale act. : un gruppo di studenti a caso verrà portato con un sotterfugio in un isola deserta e in tre giorni, con armi impari ( bastoni contro mitra, forchette contro coltelli) dovrà uccidersi barbaramente.
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Ogni tanto fa piacere sentire che una pellicola ha osato talmente tanto da interpellare il governo, poi però scopriamo che non è un film di Boldi e De sica ma un film made in japan.
Stiamo parlando del violentissimo Battle royale un
film dell’ottantenne regista Fukasaku Kinji morto
nel 2003.
Il film estremizza tutto ciò che va
di moda oggi : dal grande fratello ai teen-moovie.
Nel terzo millennio in Giappone, secondo
il regista ,per dare freno alla delinquenza
giovanile verrà attivata la Battle royale act. : un gruppo di studenti a caso verrà portato con un sotterfugio in un isola deserta e in tre giorni, con armi impari ( bastoni contro mitra, forchette contro coltelli) dovrà uccidersi barbaramente.
Allora diamo il via al massacro,arbitra il beat Takeshi Kitano, sadico
Come nei migliori mai dire banzai.
La morale del film è che per sopravvivere in questo mondo folle bisogna correre, ma correre dove , se ad aspettarti c’è il ghigno di
Takeshi?
Quando ti capita di avere come insegnante
un certo Takeshi Kitano, dovresti avere
qualche dubbio sulla sanità dell’apparato
scolastico di cui fai parte, i giovani studenti
di battle royale invece , sembrano
infischiarsene totalmente e lo ritengono
come tutti i professori degno soltanto di
pernacchie insulti e prese in giro.
Takeshi abbozza con brio ma , successivamente, si prende la vendetta con tutti gli interessi coinvolgendo tutta la classe in una gita fuori porta che si trasformerà presto in una carneficina tutti contro tutti,alla fine , dovrà rimanerne uno solo e naturalmente , vincerà la coppia di innamorati.
A prima vista , il film può sembrare un susseguirsi gratuito di violenza , di sangue e di divertimento fatto a base di cadaveri sventrati e tagliuzzati ma invece, rappresenta la critica stessa al Giappone , lo stato che ha il più alto tasso di suicidi e dove talvolta la gente , dopo essere stata licenziata , si toglie la vita per cancellare il disonore.
se dovessi dare un voto da 1 a 10 a questo film , darei 10, perchè il bello dei film è la violenza e credetemi, in questo film abbonda sul serio
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laurence316
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sabato 4 febbraio 2017
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l'aranca meccanica del sol levante
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Tratto dall’omonimo romanzo scritto da Koushun Takami, che egli stesso ha adattato poi in un manga, pubblicato dal 2000 al 2005, per i disegni di Masayuki Taguchi, diretto da Kinji Fukasaku (famoso in Occidente in particolare per aver diretto le sequenze giapponesi di Tora! Tora! Tora!) e scritto dal figlio Kenta, Battle Royale è un film lucido e brutale, iperviolento e a tratti raccapricciante, dal taglio quasi documentaristico. Il cui tema portante e i modi in cui viene trattato non possono che riportare alla mente l’Arancia meccanica di Kubrick, anche se il film di Fukasaku tenta un discorso proprio e più legato alle problematiche del suo paese di origine.
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Tratto dall’omonimo romanzo scritto da Koushun Takami, che egli stesso ha adattato poi in un manga, pubblicato dal 2000 al 2005, per i disegni di Masayuki Taguchi, diretto da Kinji Fukasaku (famoso in Occidente in particolare per aver diretto le sequenze giapponesi di Tora! Tora! Tora!) e scritto dal figlio Kenta, Battle Royale è un film lucido e brutale, iperviolento e a tratti raccapricciante, dal taglio quasi documentaristico. Il cui tema portante e i modi in cui viene trattato non possono che riportare alla mente l’Arancia meccanica di Kubrick, anche se il film di Fukasaku tenta un discorso proprio e più legato alle problematiche del suo paese di origine.
Certo, l’idea, per l’appunto, non è originalissima e talvolta in film scade nel ridicolo involontario, in particolar modo nel finale, mentre altre volte si perde nel mare di violenza, omicidi, spargimenti di sangue e caos vari, ma Battle Royale rimane un film in anticipo sui tempi nella sua lucida critica sociale che si scaglia contro le istituzioni (che hanno varato il folle BR Act), il mondo dello spettacolo (irresistibile e geniale la sequenza con la presentatrice televisiva che espone ai ragazzi le regole del gioco come se si trattasse di un banale reality TV) e, forse, anche il sistema scolastico giapponese, fortemente competitivo, severo e rigoroso.
E, inoltre, sempre al pari di Arancia meccanica fa un uso sistematico della violenza più estrema al fine di deprecarla, condannarla e non di esaltarla o glorificarla. Questo è un fattore chiave per comprendere il film, che è stato spesso però volutamente ignorato in gran parte dei paesi del mondo in cui è stato distribuito andando incontro a forti censure (Giappone compreso, dov’è intervenuto addirittura il governo a tentare di metterlo al bando, accusandolo di incitazione alla violenza giovanile). E’ comunque vero che il film soffre di alcune lacune, soprattutto in fase di sceneggiatura, e che le performance degli attori non sono proprio eccezionali (ad eccezione del grande Takeshi Kitano), ma rimane un film da vedere.
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giusepped88
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mercoledì 3 giugno 2009
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un film che lascia il segno
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Kinji Fukasaku realizza un film basato su un romanzo uscito in Giappone di Kōshun Takami. Alla base di tutto c'è l'idea che un gruppo di ragazzini si dovrà uccidere. Idea che ha sollevato un caso nazionale in Giappone e nel nostro paese ha portato alla censura.
Il manga è davvero brutale, i disegni puntano molto sul sangue e la violenza perpetrati su una sfortunata scolaresca di terza media.
Il film è un po' diverso, meno incentrato sulla violenza più sull'intento satirico della moderna società Giapponese.
I ragazzini nel film sono un po' più grandi e non ci sono teste che scoppiano, ma pur sempre si tratta di un film crudele.
Nell'anno 2010 il Giappone è in crisi, un governo autoritario ha preso tutto il potere, la disoccupazione è a livelli mai raggiunti prima.
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Kinji Fukasaku realizza un film basato su un romanzo uscito in Giappone di Kōshun Takami. Alla base di tutto c'è l'idea che un gruppo di ragazzini si dovrà uccidere. Idea che ha sollevato un caso nazionale in Giappone e nel nostro paese ha portato alla censura.
Il manga è davvero brutale, i disegni puntano molto sul sangue e la violenza perpetrati su una sfortunata scolaresca di terza media.
Il film è un po' diverso, meno incentrato sulla violenza più sull'intento satirico della moderna società Giapponese.
I ragazzini nel film sono un po' più grandi e non ci sono teste che scoppiano, ma pur sempre si tratta di un film crudele.
Nell'anno 2010 il Giappone è in crisi, un governo autoritario ha preso tutto il potere, la disoccupazione è a livelli mai raggiunti prima. Per fermare la crisi si punta a portare al massimo lo spirito di competizione della società giapponese: una scoleresca estratta a caso verrà portata in un isola deserta,ognuno avrà uno zaino con un'arma a sorpresa e viveri limitati se entro tre giorni non ne rimarra vivo uno solo verranno uccisi tutti.
La risposta che i ragazzi danno è la stessa che devono dare i ragazzi giapponesi (e non solo!) tutti i giorni nella società, solo estremizzata.
Alcuni ucciderano senza scrupoli per salvarsi la pelle, altri cercheranno di mettersi d'accordo, altri si faranno vincere dal sospetto, altri saranno troppo deboli e verrano sopraffatti, altri si toglieranno la vita,
alcuni avranno risorse maggiori, altri risorse minori...
Uno spiraglio di speranza, considerando che la vera vincitrice sarà la ragazza più inoffensiva di tutte, Noriko che nello zaino in dotazione aveva solo un coperchio a fronte di altri che avevano mitragliatori, fucili, falcetti e che nella disperazione si erano lasciati prendere nel turbine della violenza.
Nel film ci sono molte interpretazioni supreme, due si notano in particolare quella di Takeshi Kitano che interpreta il professore crudele, cinico della classe sfortunata e quella di una giovane Chiaki Kuriyama, meglio nota come la Go Go di Kill Bill che interpreta Takako Chigusa, una ragazza dal carattere forte che continua a correre con la tuta come se non dovesse morire entro tre giorni e non si lascia violentare.
Se,come penso,l'autore ha volututo mettere in luce una società malata come la nostra e portando tutto agli estremi ha dovuto ricorrere alla violenza allora la censura è ingiusta.
Se invece l'autore era un malato che godeva nel vedere la violenza su giovani ragazzine e ha montato su la storia della società giapponese solo come contorno allora non solo censura, ma anche galera.
Film come questi non sono per tutti, ma per un pubblico preparato e mentalmente aperto, un capolavoro se lo si comprende, un film decisamente pericoloso se non lo si comprende.
Quentin Tarantino ha considerato il regista di questo film il suo maestro. Purtroppo oggi la mafia utilizza i film di Tarantino per mettere in atto nuovi sadici sistemi di tortura...
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bras0la
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martedì 4 settembre 2012
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da vedere
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Film malato che traspone il romanzo omonimo. Che l'autrice di Hunger Games lo ammetta o meno, è chiaro che quest'ultimo è perlomento fortemente ispirato a Battle Royale, pur non raggiungendo la sua qualità. Lo spettatore è indotto a riflettere sulla natura umana quando è spinta al limite e, con echi che rimandano al libro "Signore delle Mosche" di Golding ( lettura consigliatissima ), ciò che avviene non è certo piacevole. Una visione del genere doveva arrivare dall'Oriente, che come già in altri film appare più interessato al problema. Per fortuna un po' di speranza e di umanità traspaiono nel finale, ma c'è da chiedersi, dopo la visione, se l'uomo sia veramente quell'essere superiore che pensa o solo un animale che maschera ma non riesce ad estirpare i suoi istinti e che dispone di armi più potenti? Infine una critica al sistema italiano.
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Film malato che traspone il romanzo omonimo. Che l'autrice di Hunger Games lo ammetta o meno, è chiaro che quest'ultimo è perlomento fortemente ispirato a Battle Royale, pur non raggiungendo la sua qualità. Lo spettatore è indotto a riflettere sulla natura umana quando è spinta al limite e, con echi che rimandano al libro "Signore delle Mosche" di Golding ( lettura consigliatissima ), ciò che avviene non è certo piacevole. Una visione del genere doveva arrivare dall'Oriente, che come già in altri film appare più interessato al problema. Per fortuna un po' di speranza e di umanità traspaiono nel finale, ma c'è da chiedersi, dopo la visione, se l'uomo sia veramente quell'essere superiore che pensa o solo un animale che maschera ma non riesce ad estirpare i suoi istinti e che dispone di armi più potenti? Infine una critica al sistema italiano. Non so chi siano i responsabili ma la scelta di non proiettare un film come questo assieme alla scarsa qualità del 90% dei film nostrani rendono l'idea dello stato attuale delle cose...
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dandy
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martedì 5 giugno 2012
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cosa non si fa per sopravvivere.
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Uno dei più grandi successi giapponesi al botteghino di inizio millennio(e non solo).Al suo ultimo film,il veterano Fukasaku si ispira al romanzo omonimo di Koushun Takami(adattato per lo schermo dal figlio del regista Kenta),che poi è diventato anche un manga.Un pò la versione nipponica de "Il signore delle mosche" con ovvia frecciata ai danni della società mediatica e a quella giovanile,cinica e insensibile.Allo spettatore italiano non può non venire in mente "L'isola dei famosi" in questo caso in versione anonima e perversa(e sarebbe bello se ci leggesse[sebbene qui siamo in tutt'altro campo e in tutt'altro luogo] una critica ai reality-spazzatura,che allora erano prossimi a imperare nelle nostre tv).
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Uno dei più grandi successi giapponesi al botteghino di inizio millennio(e non solo).Al suo ultimo film,il veterano Fukasaku si ispira al romanzo omonimo di Koushun Takami(adattato per lo schermo dal figlio del regista Kenta),che poi è diventato anche un manga.Un pò la versione nipponica de "Il signore delle mosche" con ovvia frecciata ai danni della società mediatica e a quella giovanile,cinica e insensibile.Allo spettatore italiano non può non venire in mente "L'isola dei famosi" in questo caso in versione anonima e perversa(e sarebbe bello se ci leggesse[sebbene qui siamo in tutt'altro campo e in tutt'altro luogo] una critica ai reality-spazzatura,che allora erano prossimi a imperare nelle nostre tv).Piuttosto in anticipo sui tempi,se si considerano i successivi esempi (spesso indistinguibili)americani sui giovani antipatici e non che tirano fuori il peggio in situazioni brutte.Allegramente spietato e acre nell'umorismo come i giapponesi sanno essere.Non ineccepibile,specie nella caratterizzazione dei personaggi,spesso al limite dello stereotipo(oltre ai soliti sfigati,c'è anche la ragazza con traumi infantili dovuti a violenze domestiche)e di certo senza sorprese particolari una volta iniziato il gioco.Ma per tutto il resto funziona a meraviglia:la violenza abbonda e ci sono un paio di momenti gore.Gli spettatori sensibili 12 anni fa avrebbero potuto voltarsi,vedendolo oggi purtroppo appare quasi mite.Simpatiche le scritte in sovraimpressione che indicano il numero dei morti e di chi ancora è vivo(oggi sarebberò banali).Kitano,il professore al servizio dell'esercito che impartisce gli ordini,è tenuto a freno ma non rinuncia all'istrionismo.Non per niente dopo due raffiche di mitraglietta si rialza e non schiatta prima di gustarsi un ultimo biscotto.Grande successo dunque,ma anche un polverone in patria senza precedenti.Il governo stesso ha tentato di ottenere il ritiro,accusandolo di istigamento alla violenza giovanile.Suppongo che il confronto con "Arancia meccanica"nasca da qui,assieme all'affinità di ambientazione(sia qui che con Burgess ci troviamo in un futuro imprecisato e impazzito).Esiste la versione breve(114')e quella director's cut di 121'.Io ho acquistato quest'ultima ma la nonostante la scritta sulla copertina e la durata indicata sul retro,dura solo 115'.State attenti.Ad ogni modo,ho sentito che le scene in più non sarebbero reintegrate bensì girate apposta per l'occasione.E ci sarebbero flashback in più.Questo "Hunger games" che è appena uscito,suppongo sia la solita scemenza americana che scimmiotta fra gli altri,anche da qui e non fa un passo avanti rispetto ai soliti slasher.E scommetto che sarà il solito successone.
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cinisellobalsamo
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venerdì 29 febbraio 2008
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ulalà ulalà
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Nel Giappone di un futuro prossimo viene emanato dal Governo il Battle Royale Act. Questa legge prevede che ogni anno sia scelta a caso una classe e che i componenti di questa siano portati su un'isola, fatta evacuare per l'occasione, su cui saranno costretti a combattersi ed uccidersi l'un con l'altro, fino a che non rimarrà solamente un superstite. Tempo limite tre giorni, al termine dei quali, se vi saranno più sopravvissuti, saranno eliminati facendo esplodere il collare applicato al loro collo (il quale collare permette di sapere se sono ancora in vita o meno e dove si trovano).
Inoltre, ogni ora (con qualche pausa come il pranzo o la notte) verrà comunicata una "danger zone" all'interno della quale non si deve entrare, pena l'esplosione del collare.
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Nel Giappone di un futuro prossimo viene emanato dal Governo il Battle Royale Act. Questa legge prevede che ogni anno sia scelta a caso una classe e che i componenti di questa siano portati su un'isola, fatta evacuare per l'occasione, su cui saranno costretti a combattersi ed uccidersi l'un con l'altro, fino a che non rimarrà solamente un superstite. Tempo limite tre giorni, al termine dei quali, se vi saranno più sopravvissuti, saranno eliminati facendo esplodere il collare applicato al loro collo (il quale collare permette di sapere se sono ancora in vita o meno e dove si trovano).
Inoltre, ogni ora (con qualche pausa come il pranzo o la notte) verrà comunicata una "danger zone" all'interno della quale non si deve entrare, pena l'esplosione del collare.
A dirigere la battaglia ci sono un ex professore della stessa classe e alcuni soldati.
Le prime scene sembrano tratte da un manuale di psicologia sociale.
Dapprima l'incredulità degli studenti, che pensano ad uno scherzo e reagiscono alle disposizioni che vengono loro date.
Poi il progressivo abituarsi all'idea, frutto soprattutto delle prime due uccisioni che avvengono per mano del professore. Infine la rassegnazione, con gli studenti che chiedono alcuni chiarimenti ("Se sopravvivo potrò tornare a casa?").
L'eterna lotta tra giovani e adulti viene spostata da questi ultimi in una lotta dei giovani tra di loro.
Appena usciti, comincia la battaglia. Il primo ad uccidere è uno dei secchioni, armato di balestra.
Questo porta subito ad un altro concetto chiave: non esistono persone buone o cattive in assoluto, ma sono le situazioni che determinano l'indole positiva o, in questo caso, negativa delle persone.
In quasi tutti prevale l'istinto di sopravvivenza. Alcuni si riuniscono in gruppi, tre fondamentalmente: i protagonisti, un gruppo di ragazze e tre ragazzi, con più o meno fortuna.
Tra chi decide di andare da solo, hanno vita facile una ragazza ed un ragazzo. Sembrano "cattivi in assoluto", e sembrano smentire il concetto espresso prima, ma, mentre del ragazzo non sappiamo nulla, tranne che ha voluto partecipare al gioco (non faceva infatti parte della classe), della ragazza veniamo a sapere che la sua cattiveria ha radici che affondano nella sua fanciullezza.
Anche il professore, altro "cattivo" per eccellenza, dimostra nella scena nel bosco e nel finale di avere ancora un briciolo di umanità.
Il film, poi, è realizzato molto bene. Splatter soprattutto all'inizio, riesce a portare subito lo spettatore nell'atmosfera. Rimane, è bene dirlo, molto crudo per tutta la durata.
Vi è un richiamo, volontario o meno, a "Il signore delle mosche" di Golding, ad "Arancia meccanica" (penso alla musica classica accostata alla violenza) e l'estremizzazione del concetto di Grande Fratello.
La domanda che il film porta con sé, ovvero "Come mi sarei comportato io in un contesto simile?", trova certamente risposta in uno dei caratteri dei ragazzi.
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d.gray
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venerdì 5 settembre 2008
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stupendo stupendo
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Questo è il capolavoro di Kinji Fukasaku.
Il film è stato oggetto, in Giappone, di discussioni parlamentari e, in altri paesi, è stato bandito o censurato a causa della sua eccessiva violenza. In realtà l'intenzione del regista non è mai stata quella di mostrare violenza o bagni di sangue fini a sé stessi che, anzi, sono mostrati solo in piccola quantità. Il film, al contrario, riduce i momenti di pura violenza a episodi "fumettistici", piccole sequenze figlie della cultura anime di cui il Giappone è patria natale, in cui il sangue è sempre troppo rosso e la morte tarda ad arrivare, permettendo ai personaggi di parlare, esprimere pensieri più o meno profondi e accendere l'ultima sigaretta prima di spirare.
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Questo è il capolavoro di Kinji Fukasaku.
Il film è stato oggetto, in Giappone, di discussioni parlamentari e, in altri paesi, è stato bandito o censurato a causa della sua eccessiva violenza. In realtà l'intenzione del regista non è mai stata quella di mostrare violenza o bagni di sangue fini a sé stessi che, anzi, sono mostrati solo in piccola quantità. Il film, al contrario, riduce i momenti di pura violenza a episodi "fumettistici", piccole sequenze figlie della cultura anime di cui il Giappone è patria natale, in cui il sangue è sempre troppo rosso e la morte tarda ad arrivare, permettendo ai personaggi di parlare, esprimere pensieri più o meno profondi e accendere l'ultima sigaretta prima di spirare. La violenza vera del film sta nella crudezza e velocità con cui quasi tutti i ragazzi reagiscono alla situazione in cui sono stati catapultati, senza concedere sconti a quei pochi che, al contrario, vorrebbero cercare un modo non violento per sopravvivere. La durezza del film è tutta nei comportamenti violenti e alienati di coloro che saranno la futura spina dorsale di un paese che ha fatto nei secoli della competizione e dell'onore l'unica vera chiave per il successo sociale. I ragazzi che uccidono con in mente le immagini di genitori che considerano dei perdenti, dicendo a loro volta che quello che non vogliono è proprio essere considerati tali. I loro ricordi, in cui genitori senza coraggio si suicidano scrivendo (su della carta igienica!) frasi di incoraggiamento per i loro figli. Questa è la violenza, tutta psicologica, che infesta il Giappone odierno e spaventa i suoi legislatori e politici, che si trovano incapaci di reagire se non con la repressione e l'esasperazione del concetto di realizzazione personale attraverso il perseguimento di valori come il lavoro e l'onore. Ideologia ormai invisa ai più giovani che infatti spesso non trovano nella realtà altre strade per sfuggire alla vita nella quale si trovano incastrati se non il suicidio. Un cane che si morde la coda, dunque. Un paese che pianta nel terreno della sua società radici malate che non possono che dare frutti marci, sapendo quello che ciò comporta ma incapace di trovare una soluzione vera al progressivo sgretolamento dei propri valori fondamentali. E allora, se è vero come è vero che nella scuola crescono quei ragazzi che diventati uomini governeranno il proprio paese, il regista sceglie di criticare, con un film a forte impatto visivo ma ancora più forte impatto psicologico, il sistema scolastico giapponese e la sua altissima, eccessiva competitività, della quale gli 'scontri' tra i ragazzi rappresentano una sublimazione metaforica, ben rappresentata dall'adagio di Fukasaku, "Non credete agli adulti".
Questo è il significato del film
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