medz
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mercoledì 25 aprile 2007
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tre metri sotto terra
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C'è un cinema italiano che sta morendo, sicuramente; ma c'è senza dubbio un cinema italiano che sta nascendo, ed è questo; si continua a parlare di crisi in tutte le sue declinazioni, ma a nessuno gli salta in mente di valutare di più film come questi, diversi, originali, affascinanti. Se vogliamo continuare a sorbirci i personaggi stereotipati di Muccino in eterno oppure qualche altro film qualsiasi, facciamo pure; ma se vogliamo cercare vero cinema e soprattutto la voglia di registi come Garrone di dire qualcosa d'altro, di imporsi, di dare forza ad un arte che in Italia oramai ha ben poca forza, è impossibile non amare un film del genere. E' inutile negare che ti affascina, ti affascina come il personaggio nudo, crudo, duro, chiuso, forse folle, di Vittorio, interpretato da Trevisan, che, come insistono i vari critici, attore non è; si può dire "preso dalla strada", ma che forse proprio per questa sua caratteristica e per il fatto che non abbia velleità attoriali come un qualsiasi personaggio uscito dal Grande Fratello, costruisce un personaggio che arriva dritto dove vuole arrivare; un film così reale, che nella prima parte sembra quasi un documentario sulla storia, tant'è il distacco delle inquadrature, quasi nascoste dietro piante o muri, che filmano una storia in cui tutti i personaggi (intendo anche i minori, camerieri, agenti immobiliari ecc.
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C'è un cinema italiano che sta morendo, sicuramente; ma c'è senza dubbio un cinema italiano che sta nascendo, ed è questo; si continua a parlare di crisi in tutte le sue declinazioni, ma a nessuno gli salta in mente di valutare di più film come questi, diversi, originali, affascinanti. Se vogliamo continuare a sorbirci i personaggi stereotipati di Muccino in eterno oppure qualche altro film qualsiasi, facciamo pure; ma se vogliamo cercare vero cinema e soprattutto la voglia di registi come Garrone di dire qualcosa d'altro, di imporsi, di dare forza ad un arte che in Italia oramai ha ben poca forza, è impossibile non amare un film del genere. E' inutile negare che ti affascina, ti affascina come il personaggio nudo, crudo, duro, chiuso, forse folle, di Vittorio, interpretato da Trevisan, che, come insistono i vari critici, attore non è; si può dire "preso dalla strada", ma che forse proprio per questa sua caratteristica e per il fatto che non abbia velleità attoriali come un qualsiasi personaggio uscito dal Grande Fratello, costruisce un personaggio che arriva dritto dove vuole arrivare; un film così reale, che nella prima parte sembra quasi un documentario sulla storia, tant'è il distacco delle inquadrature, quasi nascoste dietro piante o muri, che filmano una storia in cui tutti i personaggi (intendo anche i minori, camerieri, agenti immobiliari ecc.ecc.) non fanno distinzione tra realtà e finzione e il risultato è stupefacente; mai visti dialoghi più veri e ben costruiti (uno su tutti il primo, quello dell'incontro); poi dopo metà film è impossibile non cadere nel vortice di, possiamo dire, male che investe la storia. Il male, ecco quello di cui ci parla Garrone; il fascino del male e, in un certo senso dell'inconscio; Vittorio altro non è che il Peppino di quell'altro magnifico film che è "L'imbalsamatore", e Sonia altro non è che Valerio; personaggi poco spiegati? Certe cose non si possono spiegare... Dopotutto non capivamo neppure perchè Valerio rimaneva in fondo affascinato da quel brutto piccoletto maligno che era Peppino, e nemmeno qui capiamo fino in fondo perchè Sonia si innamori di un personaggio così inquietante; è il fascino del male, è lo stesso motivo per cui noi rimaniamo affascinati da questo film, ed è inutile che tentiamo di rifiutarlo, di dire che non ci ha colpito, perchè certi film rimangono nel profondo, non si cancellano. Se tentiamo di scacciarlo è forse per paura, perchè quello che si dice qui, è quello che sta dietro le cose, dietro le persone, sono quei mondi che non osiamo contemplare, che vogliamo cancellare godendoci allegramente le false avventure sentimentali di "Tre metri sopra il cielo"; ma qui siamo Tre metri sotto terra e film risulta ovviamente disturbante, aggressivo, dolente; non usciremo certo dal cinema spensierati e per questo diremmo che il film era brutto; ma questo è il chiaro segno che il film ci è entrato dentro. E quando succede così è solo un bene. C'è un cinema italiano che sta crescendo, ci sono registi che hanno voglia di fare cinema (Garrone, Sorrentino, Martone, Crialese, Ferrario, Puglielli...), il sistema cinematografico italiano dovrebbe dargli più spazio.
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stefano
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giovedì 10 maggio 2007
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la ricerca della purezza
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Peccato che tra tutte le recensioni e commenti che ho letto, non ho trovato nessun riferimento a quello che ritengo che sia il vero significato del film: la ricerca della purezza. Tutto nel film è incentrato simbolicamente su questo tema; non a caso il protagonista ossessionato da questa sua costante ricerca, è un orafo! Ma quando conosce questa ragazza, pensa di cambiare direzione, e inseguire questa sua idea nei sentimenti e nel corpo della donna; infatti a quel punto del film abbandona la sua professione (molto significativa è la scena in cui tutto viene portato via, compresa la vernice, per trovare residue tracce di oro) per dedicarsi interamente al perseguimento della sua ricerca in lei.
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Peccato che tra tutte le recensioni e commenti che ho letto, non ho trovato nessun riferimento a quello che ritengo che sia il vero significato del film: la ricerca della purezza. Tutto nel film è incentrato simbolicamente su questo tema; non a caso il protagonista ossessionato da questa sua costante ricerca, è un orafo! Ma quando conosce questa ragazza, pensa di cambiare direzione, e inseguire questa sua idea nei sentimenti e nel corpo della donna; infatti a quel punto del film abbandona la sua professione (molto significativa è la scena in cui tutto viene portato via, compresa la vernice, per trovare residue tracce di oro) per dedicarsi interamente al perseguimento della sua ricerca in lei. Purtroppo la purezza assoluta è una pura astrazione, quindi irrealizzabile in questo mondo. La differenza tra la propria aspirazione e ciò che riusciamo a ottenere realmente, è da sempre causa dello sconforto umano. Vittorio aveva perso in partenza, tentando di realizzare un'utopia. Il finale non poteva essere che drammatico.
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alessandro pesce
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martedì 2 marzo 2004
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primo amore: mangiare l'altro
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PRIMO AMORE
di Matteo Garrone
La patologia che affligge l'orafo vicentino Vittorio impedendogli una vita sessuo-sentimentale serena, non ha nulla a che vedere con quella che gli psicologi chiamano " sindrome di Pigmalione" ( ossia la tendenza a rifinire modellare la persona amata in modo oggettivo ), è, invece, una degenerazione narcisistica via transfer per cui un uomo assume per profondi motivi inconsci un modello fisso soggettivo che diventa "condicio sine qua non" e che soprattutto gli consente non di amare ma di " mangiare " l'altro.Nella fattispecie Vittorio cerca una donna iper magra probabilmente perchè rappresenta lo stato puro , scremato da tutto il superfluo, così da riprodurre ( ce lo suggerisce anche pedantemente e didatticamente la sceneggiatura)il risultato della lunga lavorazione e fusione che mena all'oro puro,insomma il mestiere suo e dei suoi avi.
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PRIMO AMORE
di Matteo Garrone
La patologia che affligge l'orafo vicentino Vittorio impedendogli una vita sessuo-sentimentale serena, non ha nulla a che vedere con quella che gli psicologi chiamano " sindrome di Pigmalione" ( ossia la tendenza a rifinire modellare la persona amata in modo oggettivo ), è, invece, una degenerazione narcisistica via transfer per cui un uomo assume per profondi motivi inconsci un modello fisso soggettivo che diventa "condicio sine qua non" e che soprattutto gli consente non di amare ma di " mangiare " l'altro.Nella fattispecie Vittorio cerca una donna iper magra probabilmente perchè rappresenta lo stato puro , scremato da tutto il superfluo, così da riprodurre ( ce lo suggerisce anche pedantemente e didatticamente la sceneggiatura)il risultato della lunga lavorazione e fusione che mena all'oro puro,insomma il mestiere suo e dei suoi avi.
Trattasi di caso estremo ma se proviamo per un attimo a non considerare gli eccessi, plausibilmente riusciremo a specchiarci in lineee generali nel problema delle manie.Come negare, infatti, che capita a molti di voler trasformare e fagocitare la persona amata perchè assomigli a qualcosa che noi vorremmo e che non è.Avviene soprattutto quando non amiamo veramente ma siamo innamorati dell'amore, della situazione o di noi stessi.
in questo film di Garrone non c'è traccia di melò che era la nota dominante del precedente lavoro, L'imbalsamatore. Qui è tutto nudo e crudo,scientificamente reale ma proprio per questo più freddo e distante sebbene più preciso, nella storia, nelle immagini nelle scelte degli interpreti.
Rimane, e non è poco per il cinema italiano, la voglia ( non gratuita) di sgradevolezza, di livido, di ruvido,si apprezza inoltre la rappresentazione molto giusta della provincia,e la sincerità con la quale si sbatte in faccia l'egoismo dei sentimenti.
S.
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alberto 86
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sabato 8 aprile 2006
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garrone è da tener d'occhio
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Matteo Garrone è una delle poche personalità dell'attuale nostro cinema italiano da tenere d'occhio assieme agli altrettanto talentuosi Sorrentino e Martone. Ci aveva stupiti e affascinati col bellissimo e fassbinderiano "L'imbalsamatore"...ora torna con un film davvero anomalo e devastante,duro e sconvolgente."Primo amore"è una storia d'amore...ma l'amore che l'inquietante Vittorio prova per la dolce Sonia è malato,è profondamente disturbato.La spinge all'anoressia per soddisfare i suoi piaceri e cerca di modellare il suo corpo così come fa per mestiere con l'oro.Sicuramente meno affascinante e coinvolgente del precedente "L'imbalsamatore","Primo amore"è però un film che colpisce,nel bene o nel male,che riesce a non lasciare indifferenti e a farci prendere coscienza che le concezioni dell'amore sono plurime.
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Matteo Garrone è una delle poche personalità dell'attuale nostro cinema italiano da tenere d'occhio assieme agli altrettanto talentuosi Sorrentino e Martone. Ci aveva stupiti e affascinati col bellissimo e fassbinderiano "L'imbalsamatore"...ora torna con un film davvero anomalo e devastante,duro e sconvolgente."Primo amore"è una storia d'amore...ma l'amore che l'inquietante Vittorio prova per la dolce Sonia è malato,è profondamente disturbato.La spinge all'anoressia per soddisfare i suoi piaceri e cerca di modellare il suo corpo così come fa per mestiere con l'oro.Sicuramente meno affascinante e coinvolgente del precedente "L'imbalsamatore","Primo amore"è però un film che colpisce,nel bene o nel male,che riesce a non lasciare indifferenti e a farci prendere coscienza che le concezioni dell'amore sono plurime. Vittorio d'altronde ama Sonia...ma la ama nel modo sbagliato,cerca di condurla nel suo tunnel malato,nella sua "lucida follia",invogliandola e alla fine costringendola a fare come lui vuole. La scelta dei protagonisti è azzeccatissima e li sentiamo particolarmente vicini(forse anche merito della parlata locale,che concede ancor più realismo),l'ambientazione e le atmosfere altrettanto.Aspettiamo con ansia il prossimo film di questo cineasta,che,almeno finora,ha regalato al nostro cinema pellicole degne di attenzione....FINALMENTE!
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francesco
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domenica 14 settembre 2008
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splendida ossessione
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Splendido film sull'ossessione del controllo che - con modalita' e intensita' diverse - appartiene a ogni relazione amorosa. Vittorio cerca l'essenziale, cio' che resta dopo aver prosciugato tutto, non a caso, direi, forgia oggetti piccoli, quasi "invendibili" e suona la batteria, producendo lo "scheletro" della musica anche se la musica, intorno, non c'e'. Quando incontra Sonia, per la prima volta, trova "una testa" prima che "un corpo", una relazione prima che un fisico adeguato al proprio bisogno e, dunque vive - o conta di poter vivere - il "primo amore". Penso che Garrone si confermi uno dei piu' interessanti registi italiani, capace di allontanarsi dal piattume stile-tv e mostrando la capacita' di moltiplicare senso e profondita' di quello che racconta attraverso la regia e la messa in scena.
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Splendido film sull'ossessione del controllo che - con modalita' e intensita' diverse - appartiene a ogni relazione amorosa. Vittorio cerca l'essenziale, cio' che resta dopo aver prosciugato tutto, non a caso, direi, forgia oggetti piccoli, quasi "invendibili" e suona la batteria, producendo lo "scheletro" della musica anche se la musica, intorno, non c'e'. Quando incontra Sonia, per la prima volta, trova "una testa" prima che "un corpo", una relazione prima che un fisico adeguato al proprio bisogno e, dunque vive - o conta di poter vivere - il "primo amore". Penso che Garrone si confermi uno dei piu' interessanti registi italiani, capace di allontanarsi dal piattume stile-tv e mostrando la capacita' di moltiplicare senso e profondita' di quello che racconta attraverso la regia e la messa in scena. Come nel (notevole) "L'imbalsamatore" lo squallore morale, il senso di morte e di bestiale guerra per la sopravvivenza, gli stati d'animo dei personaggi erano resi anche attraverso l'ambientazione nell'orrore del Villaggio Coppola o nel mistero triste e grigio della nebbia della Val Padana, qui grate, muri, porte e cancelli "chiudono" da subito il mondo di Vittorio, l'orafo che imprigiona ed e' imprigionato dalla sua stessa ossessione. Interpreti magnifici: l'imbarazzo del primo incontro fra i due protagonisti, pochi minuti dopo l'inizio del film, e' l'anticamera di un viaggio sempre piu' inquietante. Ma tutt'altro che distante dalla vita comune. Plasmare, essere plasamati (la scena della vasca, inquadrata dall'alto come una delle scene-chiave de "L'imbalsamatore"...), possedere, essere posseduti, cambiare, essere cambiati, questo e' (anche) l'amore.
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kronos
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domenica 31 maggio 2015
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sciapo
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Un film progettualmente interessante ma realizzato con scelte tecniche ed estetiche che sembrano provenire direttamente dagli anni '90: impianto visivo semiamatoriale, recitazione in presa diretta "sussurrata", indecisione sullo stile narrativo da adottare (cinema "da denuncia"?, Iperrealismo? Noir?).
Ha un suo interesse, ma non regge il confronto col successivo "Hungry Hearts" di Saverio Costanzo, che con altra coerenza stilistica riflette sulle stesse ossessioni.
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bluminda
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lunedì 14 febbraio 2005
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il ventre dell'amore
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L'amore è molto vicino alla consunzione fisica...è come un nodo stretto stretto negli occhi dell'amante che simile ad uno spettatore silenzioso guarda e "possiede" l'oggetto amato. Il "primo amore" di Garrone è un viaggio viscerale. Il ventre come ricettacolo di desiderio è un paiolo bucato dove cadono senza posa le illusioni perdute, gli incontri mancati e gli occhi che trafiggono in un giorno qualunque un angolo di strada. E' il caso che fa incontrare Vitt e Sonia...nonostante il loro appuntamento al buio...si perchè Vitt attendeva da tempo ma non lei...qualcosa che non aveva mai avuto...e invece gli capita una testa prima che un corpo. Vitt sa come plasmare, un pò come succede col metallo con cui prepara filiformi dee madri.
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L'amore è molto vicino alla consunzione fisica...è come un nodo stretto stretto negli occhi dell'amante che simile ad uno spettatore silenzioso guarda e "possiede" l'oggetto amato. Il "primo amore" di Garrone è un viaggio viscerale. Il ventre come ricettacolo di desiderio è un paiolo bucato dove cadono senza posa le illusioni perdute, gli incontri mancati e gli occhi che trafiggono in un giorno qualunque un angolo di strada. E' il caso che fa incontrare Vitt e Sonia...nonostante il loro appuntamento al buio...si perchè Vitt attendeva da tempo ma non lei...qualcosa che non aveva mai avuto...e invece gli capita una testa prima che un corpo. Vitt sa come plasmare, un pò come succede col metallo con cui prepara filiformi dee madri. Eppure non considera lo "scarto", il valore aggiunto che sta nel fondo oscuro dell'altro. Vitt vuole guardare la sua stessa privazione; vuole che abbia un volto e un corpo e con questi giocare. Un gioco crudele e ossessivo quello della sottrazione. Sottrae all'amata per vedere in faccia la sua. "Anorexis" che significa mancanza di desiderio è paradossalmente legata al tentativo bulimico di possedere ciò che non si ha: la libertà dell'amato con la propria auto-condanna. Dunque è Vitt che si mutila e Sonia solo il riflesso di tale mancanza. L'amore è il morso soffocato che afferra la carne; affila il coltello per trovare le giuste fenditure...quelle che ci si attendeva venissero percorse.
Garrone è un vero Autore.
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mara65
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mercoledì 25 maggio 2011
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il cacciatore di anoressiche
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Liberamente tratto da Il cacciatore di anoressiche, libro scritto dall'ergastolano Marco Mariolini, il film segue per lunghi tratti il libro, ma se ne allontana nei momenti più interessanti, senza andare a scavare realmente nella pazzia di questo serial killer, che amava donne anoressiche, per l'appunto. L'idea era buona, ma Garrone punta ad un film troppo soft. Resta comunque un buon lavoro, anche ben recitato dai due protagonisti della vicenda. Probabilmente il miglior lavoro di garrone (migliore anche di Gomorra). Avrebbe comunque dovuto e potuto ricreare il personaggio di Mariolini in maniera più esatta, cercando di dipingerlo più pazzo, mentre nel film sembra una persona normalissima.
[+] una persona normalissima?
(di bebarenzimonini)
[ - ] una persona normalissima?
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fabio57
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martedì 17 novembre 2015
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angosciante
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Non il migliore lavoro di Garrone,a mio modesto avviso,la discesa negli inferi mentali della protagonista è veramente angosciante, la recitazione è fortemente realistica,i dialoghi sembrano estrapolati da discorsi ascoltati in qualche bottega artigiana,tuttavia il film è ruvido,a tratti ripugnante.La regressione fisica ed emotiva della protagonista è un percorso allucinante e perverso, il film è ostico e algido.
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emilio concettoni
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mercoledì 16 febbraio 2022
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garrone e la fragilità delle persone, dal tassidermista all'orefice
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Sulla falsariga dell'Imblasamatore, uno dei suoi primi successi, Matteo Garrone torna a raccontare ai suoi spettatori una storia incentrata su persone fragili, in cui non si può distinguere la vittima o il carnefice. Ispirato ad una storia vera, in cui però il protagonista della vicenda reale é un vero e proprio omicida, il regista mette in primo piano la vicenda di un individuo solitario, Vittorio, proprietario di una fabbrica di prodotti di oreficeria, ossessionato dalla magrezza. Un giorno incontra Sonia, come da appuntamento prefissato, e da lì si dipanerà tutta la vicenda. Lui cerca la magrezza nelle donne che ha come compagne nella vita, non in sé stesso, e dalla decisione di realizzare o no il suo perverso e distorto progetto dipenderà la riuscita della relazione amorosa tra lui e la sua partner.
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Sulla falsariga dell'Imblasamatore, uno dei suoi primi successi, Matteo Garrone torna a raccontare ai suoi spettatori una storia incentrata su persone fragili, in cui non si può distinguere la vittima o il carnefice. Ispirato ad una storia vera, in cui però il protagonista della vicenda reale é un vero e proprio omicida, il regista mette in primo piano la vicenda di un individuo solitario, Vittorio, proprietario di una fabbrica di prodotti di oreficeria, ossessionato dalla magrezza. Un giorno incontra Sonia, come da appuntamento prefissato, e da lì si dipanerà tutta la vicenda. Lui cerca la magrezza nelle donne che ha come compagne nella vita, non in sé stesso, e dalla decisione di realizzare o no il suo perverso e distorto progetto dipenderà la riuscita della relazione amorosa tra lui e la sua partner. Sonia deciderà di dimagrire, perché innamorata di Vittorio, lei sa quale sarebbe il suo desiderio e decide di intraprendere questa cosa spontaneaneamente, senza che le venga imposto in qualsiasi maniera,e dunque non é vittima ma inevitabilmente si giungerà ad un punto in cui non ne potrà più e si giungerà all'epilogo finale. Come ne L'imbalsamatore e nel recente Dogman, Garrone racconta storie in cui al centro abbiamo persone fragili; in questo film Vittorio lo vediamo dialogare con un medico che si presuppone sia uno psichiatra, ma non assumerà mai comportamenti violenti che ci conducano a definirlo come un vero e proprio carnefice (come invece accade nella vicenda reale), il protagonista di Primo amore é una persona fragile che conduce una vita solitaria, protetta dalle grate della sua mente come nella sua abitazione, e che ad un certo punto sogna di cominciare una nuova vita con una persona come lui, più fragile di quanto potremmo pensare, che sorprendentemente lo asseconda in tutto ciò che lui desidera. Fino al punto di non ritorno, in cui Sonia dovrà inevitabilmente dire addio al suo perverso disegno e che condurrà inevitabilmente ad un punto di rottura. L'interesse di Garrone nel dipingere queste vicende sta dunque nel concentrarsi non nel fatto di cronaca ma più che altro nelle persone e nella loro psiche, in cui diventa indistinguibile il ruolo di colui che fa il torto e di colui che lo subisce, noi qui non sappiamo chi é vittima e chi carnefice, in quanto Sonia asseconda Vittorio senza neanche che lui glielo chieda e continua a soffrire e a non ribellarsi nei momenti successivi in cui la fame diventerà sempre più insopportabile. Garrone racconta dunque due personaggi difficili confermando la sua abilità di regista e narratore e lo fa con grande sensibilità, supportato da un'ottima colonna sonora e da due interpreti di livello.
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