tiziana
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lunedì 27 maggio 2002
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finalmente
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“Panic Room” segna un apparente cambio di rotta nella filmografia di Fincher, che con i suoi significanti titoli di testa ci indica immediatamente che ciò a cui stiamo per assistere è cinema: lo sguardo del regista passa attraverso le serrature delle porte per smaterializzarsi nei muri, tagliandoli come fossero burro, Jodie Foster ha la possibilità di dimostrare tutto il suo talento, nel ruolo di una donna fragile per la separazione appena avvenuta, ma fortissima nel proteggere la figlia; insomma, un film ben confezionato che non ha la pretesa di una lettura più profonda se non quella della necessità espressiva fine a sé stessa, in contrapposizione al bailamme di questa nuova società gravida di altri incubi, e di effetti spettacolari a tutti costi (e che costi).
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“Panic Room” segna un apparente cambio di rotta nella filmografia di Fincher, che con i suoi significanti titoli di testa ci indica immediatamente che ciò a cui stiamo per assistere è cinema: lo sguardo del regista passa attraverso le serrature delle porte per smaterializzarsi nei muri, tagliandoli come fossero burro, Jodie Foster ha la possibilità di dimostrare tutto il suo talento, nel ruolo di una donna fragile per la separazione appena avvenuta, ma fortissima nel proteggere la figlia; insomma, un film ben confezionato che non ha la pretesa di una lettura più profonda se non quella della necessità espressiva fine a sé stessa, in contrapposizione al bailamme di questa nuova società gravida di altri incubi, e di effetti spettacolari a tutti costi (e che costi). La suspense ricorda, nei momenti più intensi, Hitchcock, al quale il regista ha voluto rendere omaggio.
Persino il finale, nella sua banalità, è benvenuto rispetto agli ormai immancabili colpi di scena e alla "giustizia infinita" di cui i thriller sono zeppi.
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francesco picerno
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mercoledì 24 maggio 2006
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rigore filologico o citazione?
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Film per più fazioni: i rigorosi della logica e quelli affascinati dal senso visivo, dal suspense
e dalle citazioni oppure i cultori della sceneggiatura e quelli del respiro
cinematografico.
Poniamoci in una posizione mediana: Il film di Fincher è un capolavoro a
livello visivo: i titoli di coda, il piano sequenza con tanto di incursione
nel manico della tazzina (splendido), l'atmosfera thriller-horror, la
bellezza e la tensione, il gioco di percezione degli schermi.
Dall'altra parte però c'è Raul che cade dopo una martellata in testa dal
secondo piano e si rialza manco fosse Freddy Krueger, Jodie Foster che ci
mette quasi un'ora a capire che le conviene uscire dalla stanza e usare il
telefonino, certi dialoghi forzatissimi.
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Film per più fazioni: i rigorosi della logica e quelli affascinati dal senso visivo, dal suspense
e dalle citazioni oppure i cultori della sceneggiatura e quelli del respiro
cinematografico.
Poniamoci in una posizione mediana: Il film di Fincher è un capolavoro a
livello visivo: i titoli di coda, il piano sequenza con tanto di incursione
nel manico della tazzina (splendido), l'atmosfera thriller-horror, la
bellezza e la tensione, il gioco di percezione degli schermi.
Dall'altra parte però c'è Raul che cade dopo una martellata in testa dal
secondo piano e si rialza manco fosse Freddy Krueger, Jodie Foster che ci
mette quasi un'ora a capire che le conviene uscire dalla stanza e usare il
telefonino, certi dialoghi forzatissimi.
La sceneggiatura può fare acqua ma la tensione e la bellezza si respirano
da tutti i pori. Fincher confeziona un film non facile come ambientazione ,
come tempi, come situazioni. Le analisi filosofiche sulla poetica contano
fino ad un certo punto. Esiste , si, la poetica del "terrore" , della
sfiducia, ebbene si anche nella tecnologia. Ma in realtà "Panic Room" è la
dimostrazione di come un film scritto male possa rialzarsi con il semplice
racconto in immagini. Inquietanti come quella del marito della Foster seduto
indifeso e ferito su una sedia. Le forzature di scrittura ci sono,ma in
fondo basta porsi in una via di mezzo . E' un film eccessivo e virtuoso,
terrificante e ossessivo, ma anche illogico. Che c'è di male?
Ma quindi conta la visione dell'insieme, contano le
regole del thriller o anche l'attenta analisi di ogni singola situazione
narrativa, il controllo sul "se tutto torna"?
Anche un film come "The cube" per esempio risolleva questo problema. Basta il
nero che sbuca all'improvviso dai labirinti e uccide tutti per dire che il
film è pessimo? Come se qualche sbavatura possa rovinare il senso ampio di
un film.
"Panic Room" è un film ampio, troppo ampio per analizzarne le irregolarità
della logica.
Ma non è un capolavoro, forse un buon film di David Fincher.
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(di jack slevin)
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bevete la grappa di pino
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lunedì 2 giugno 2008
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poteva andare meglio...
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Atteso al varco dopo "Fight Club", Fincher sembra ridurre le proprie ambizioni e tornare ad un classico film di genere: ma non rinuncia al suo ipertecnicismo ( scenografie di Arthur Max, come in "Seven", fotografia prima di Darius Khondji, sempre come in "Seven" e poi di Conrad W.Hall) e alla sua "poetica" della tensione, costantemente prolungata in modo da sfiancare lo spettatore. Ma l'operazione regge bene solo nella prima parte, fino all'uccisione di uno dei tre cattivi, e poi scivola in eccessive semplificazioni psicologiche ( come il bandito buono, interpretato da un Whitaker sottotono, e quello psicopatico, nei cui panni invece Dwight Yoakam dà il meglio di sè) e in un finale ridicolo.
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Atteso al varco dopo "Fight Club", Fincher sembra ridurre le proprie ambizioni e tornare ad un classico film di genere: ma non rinuncia al suo ipertecnicismo ( scenografie di Arthur Max, come in "Seven", fotografia prima di Darius Khondji, sempre come in "Seven" e poi di Conrad W.Hall) e alla sua "poetica" della tensione, costantemente prolungata in modo da sfiancare lo spettatore. Ma l'operazione regge bene solo nella prima parte, fino all'uccisione di uno dei tre cattivi, e poi scivola in eccessive semplificazioni psicologiche ( come il bandito buono, interpretato da un Whitaker sottotono, e quello psicopatico, nei cui panni invece Dwight Yoakam dà il meglio di sè) e in un finale ridicolo. Da uno come Fincher ci si aspettava di più, anche se il suo lavoro successivo, "Zodiac", confermerà la sua abilità registica.
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paolo ciarpaglini
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domenica 7 giugno 2009
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panic room.
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Ottimo thriller, girato interamente con maestria all'interno di un appartamento da sogno. Grandissimo, immenso Whitacker. Forse l'unica vera vittima del dramma. Il malloppo, ben 22 milioni di dollari, sono infatti nascosti all'interno di una stanza blindata, che la sua ditta installa. La casa doveva essere vuota, ma la Foster, appena divorziata, disgraziatamente occupa l'appartamento con qualche giorno di anticipo assieme alla figlioletta adolescente diabetica. Whitacher appena vede che la casa è abitata, vorrebbe andarsene, poichè 'non era previsto', e la pena in caso di arresto salirebbe a 30 anni di galera. Ma è costretto a restare. Un susseguirsi di accadimenti che non lasciano il respiro, per un duo di eccellenza; la Foster e, ripeto il 'grandissimo' Whitacker, "futuro Re di Scozia" (premiato con l'oscar).
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Ottimo thriller, girato interamente con maestria all'interno di un appartamento da sogno. Grandissimo, immenso Whitacker. Forse l'unica vera vittima del dramma. Il malloppo, ben 22 milioni di dollari, sono infatti nascosti all'interno di una stanza blindata, che la sua ditta installa. La casa doveva essere vuota, ma la Foster, appena divorziata, disgraziatamente occupa l'appartamento con qualche giorno di anticipo assieme alla figlioletta adolescente diabetica. Whitacher appena vede che la casa è abitata, vorrebbe andarsene, poichè 'non era previsto', e la pena in caso di arresto salirebbe a 30 anni di galera. Ma è costretto a restare. Un susseguirsi di accadimenti che non lasciano il respiro, per un duo di eccellenza; la Foster e, ripeto il 'grandissimo' Whitacker, "futuro Re di Scozia" (premiato con l'oscar). Altamente consigliato agli estimatori del grande cinema e del genere. 9+
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luigi chierico
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venerdì 29 gennaio 2016
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panico in casa
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Un buon risultato ottenuto con un minimo sforzo dal regista David Fincher, infatti come tutti i protagonisti di questo tryller, deve rimanere anche lui sempre in casa, anzi per la gran parte nella Panic Room. Jodie Foster, nella parte di Meg Altman questa volta deve vedersela con Burnham,un ottimo Forest Whitaker, e non più col dott. Hannibal Lecter del famoso film Il silenzio degli innocenti che le valse l’Oscar. Per fortuna la casa in cui si svolge la tragica caccia al tesoro è molto grande e piena di trucchi, di telecamere, porte d’acciaio, ascensori inarrestabili e così la macchina da presa può mostrare scale,muri,porte in gran quantità. Ma il film lo fanno i volti dei protagonisti, il terrore de Meg lo si legge sul volto e sui gesti di Jodiev Foster che deve anche proteggere la figlia Sarah dalla violenza di tre uomini pronti a tutto, tra cui spicca l’odioso Junior, ben interpretato da Jared Leto.
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Un buon risultato ottenuto con un minimo sforzo dal regista David Fincher, infatti come tutti i protagonisti di questo tryller, deve rimanere anche lui sempre in casa, anzi per la gran parte nella Panic Room. Jodie Foster, nella parte di Meg Altman questa volta deve vedersela con Burnham,un ottimo Forest Whitaker, e non più col dott. Hannibal Lecter del famoso film Il silenzio degli innocenti che le valse l’Oscar. Per fortuna la casa in cui si svolge la tragica caccia al tesoro è molto grande e piena di trucchi, di telecamere, porte d’acciaio, ascensori inarrestabili e così la macchina da presa può mostrare scale,muri,porte in gran quantità. Ma il film lo fanno i volti dei protagonisti, il terrore de Meg lo si legge sul volto e sui gesti di Jodiev Foster che deve anche proteggere la figlia Sarah dalla violenza di tre uomini pronti a tutto, tra cui spicca l’odioso Junior, ben interpretato da Jared Leto. L’ incalzare della caccia lascia lo spettatore in continua ansia e trepidazione, si fa prendere dal panico ma non vavia vuol vedere come va a finire.I momenti si alternano e si susseguono fino alla fine, quando finalmente l’avventura termina come tutti si augurano, il male non deve trionfare, almeno nei film.Panic room non è consigliabile a chi soffre di claustrofobia, chi entra in questa casa come questa non ne esce facilmente se addirittura non ci lascia la pelle. Come sempre alla fine vien da dire “tanta fatica per nulla, la farina del diavolo va sempre in crusca”. Questo a beneficio dello spettatore che deve tornare a vivere serenamente e tranquillo della propria casa, anche se piccola e con una modesta cassaforte,quasi vuota. Buon divertimento. chibar22@libero.it
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stego
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sabato 2 gennaio 2010
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ottimo thriller
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thriller claustrofobico dalla trama originale, ottimi gli attori il film nei suoi 100 min circa tiene incollati alla sedia e la voglia di sapere come va a finire cresce sempre più, strepitoso whitaker.
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paride86
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domenica 30 settembre 2012
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hitchcockiano
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David Fincher è un regista di talento e lo dimostra ancora una volta con questo "Panic Room": thriller lineare e pieno di tensione, popolato da personaggi ben definiti e da un intreccio sorprendentemente hitchcockiano.
Attori tutti in parte.
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fabal
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venerdì 8 aprile 2016
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ricordarsi di respirare
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Meg è fresca di separazione dal ricchissimo marito, e si trasferisce con la piccola Sarah in una mega villetta nel centro di Manhattan. La casa è dotata di una stanza particolare: la panic room, una sorta di bunker in cui rifugiarsi in caso di aggressione, collegato direttamente con la centrale di polizia. I tre malviventi che fanno irruzione durante la prima notte dovranno sostenere un lungo "assedio" alla stanza blindata, in cui madre e figlia si barricano prontamente.
A tre anni dal più visionario Fight Club il talento di Fincher si cimenta in un thriller immediato e dalla struttura narrativa molto semplice. Panic Room è un gioco del gatto col topo perfettamente scandito da un ritmo implacabile e una focalizzazione ben alternata tra il dentro -la Foster e la Stewart - e il fuori, con i tre ladri perfettamente caratterizzati.
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Meg è fresca di separazione dal ricchissimo marito, e si trasferisce con la piccola Sarah in una mega villetta nel centro di Manhattan. La casa è dotata di una stanza particolare: la panic room, una sorta di bunker in cui rifugiarsi in caso di aggressione, collegato direttamente con la centrale di polizia. I tre malviventi che fanno irruzione durante la prima notte dovranno sostenere un lungo "assedio" alla stanza blindata, in cui madre e figlia si barricano prontamente.
A tre anni dal più visionario Fight Club il talento di Fincher si cimenta in un thriller immediato e dalla struttura narrativa molto semplice. Panic Room è un gioco del gatto col topo perfettamente scandito da un ritmo implacabile e una focalizzazione ben alternata tra il dentro -la Foster e la Stewart - e il fuori, con i tre ladri perfettamente caratterizzati. Leto è l'istrione, Yoakam il cattivo, Whitaker il buono.
La regia è agile, segue i personaggi tra i piani di scale, tra le ringhiere del mancorrente e attraverso la porta blindata, alimentando il dinamismo mozzafiato. Da vedere ricordandosi di respirare.
Unico neo: il personaggio del signor Altman (il marito e padre) troppo goffo e quasi caricaturale.
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paolp78
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sabato 14 gennaio 2023
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ottimo crescendo di tensione
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L’eclettico David Fincher si conferma uno dei migliori registi della sua generazione con questo ottimo thriller claustrofobico, strutturato in modo tale da mettere alla prova le capacità tecniche dello stesso autore americano. La storia infatti si svolge interamente in un unico ambiente e nell’arco di poche ore, sicché le soluzioni a disposizione dell’autore statunitense sono alquanto ridotte, eppure l’opera ha una riuscita assolutamente convincente, dimostrandosi capace di tenere alta la tensione per tutta la sua durata, ed anzi di incrementarla con il proseguire del film, fino all’ottimo finale.
Si apprezza lo sforzo di Fincher e della sceneggiatura, firmata dall’esperto David Koepp, di dare vita a risvolti interessanti e complicati, partendo da situazioni bloccate, difficili da rendere accattivanti.
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L’eclettico David Fincher si conferma uno dei migliori registi della sua generazione con questo ottimo thriller claustrofobico, strutturato in modo tale da mettere alla prova le capacità tecniche dello stesso autore americano. La storia infatti si svolge interamente in un unico ambiente e nell’arco di poche ore, sicché le soluzioni a disposizione dell’autore statunitense sono alquanto ridotte, eppure l’opera ha una riuscita assolutamente convincente, dimostrandosi capace di tenere alta la tensione per tutta la sua durata, ed anzi di incrementarla con il proseguire del film, fino all’ottimo finale.
Si apprezza lo sforzo di Fincher e della sceneggiatura, firmata dall’esperto David Koepp, di dare vita a risvolti interessanti e complicati, partendo da situazioni bloccate, difficili da rendere accattivanti.
La pellicola per questo insieme di caratteristiche ricorda alcune opere del grande Alfred Hitchcock, il cui stile ha sicuramente influenzato Fincher: proprio nei titoli di testa si coglie un richiamo a “Nodo alla gola”, il primo film a colori del mastro del brivido, che aveva in comune con la pellicola di Fincher anche la caratteristica di vedere l’intera storia svolgersi entro l’abitazione dei protagonisti.
Numerosi i virtuosissimi registici dell’autore americano (come i falsi piani sequenza) che anche in questo dimostra di aver bene appreso la lezione di Hitchcock.
Il cast di ottimo livello vede nella parte della protagonista Jodie Foster che non lascia particolarmente il segno. Meglio invece Forest Whitaker e Jared Leto che interpretano due dei ladri, mentre il terzo è il meno noto Dwight Yoakam la cui performance non è facile da giudicare poiché per buona parte del film recita indossando un passamontagna. Nella parte della figlia della Foster c’è la giovanissima Kristen Stewart, molto credibile.
Nonostante l’ambientazione racchiusa in spazi limitati, il film contiene numerose sequenze d’azione, che ne sono la parte più convincente. Alcune scene, soprattutto nel finale, sono notevolmente violente, ma mai in modo gratuito.
I dialoghi sono invece trascurabili e tutto sommato poco interessanti.
Ottima la gestione della suspense.
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