rongiu
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venerdì 27 agosto 2010
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erin brockovich
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Ostinata, affettuosa, originale, ottimista, affascinante, orgogliosa, dinamica, riflessiva, temeraria, leale, impulsiva, sboccata, iraconda, altruista… ; Ha una memoria di ferro esercitata perché dislessica. Due ex mariti alle spalle, tre figli da accudire Matthew, Ketty, Bett, rispettivamente di 8 e 6 anni, 9 mesi ’ultima.
Questa donna è Erin Brockovich, (Julia Roberts). Anche quella vera, compare nel film.
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Ostinata, affettuosa, originale, ottimista, affascinante, orgogliosa, dinamica, riflessiva, temeraria, leale, impulsiva, sboccata, iraconda, altruista… ; Ha una memoria di ferro esercitata perché dislessica. Due ex mariti alle spalle, tre figli da accudire Matthew, Ketty, Bett, rispettivamente di 8 e 6 anni, 9 mesi ’ultima.
Questa donna è Erin Brockovich, (Julia Roberts). Anche quella vera, compare nel film. La incontriamo allo Steakhouse Restaurant. E’ la persona che prende le prenotazioni della famiglia Brockovich quando, una “non desiderata amica” presente nel lavello della cucina, induce Erin a portar fuori i bambini. Il primo ad essere travolto dalla nostra Artemide e,per ben due volte, è l’avvocato Ed Masry (Albert Finney). La prima. Non riesce a far ottenere l’indennizzo ad Erin per i traumi subiti al collo, conseguenza di un incidente stradale. (In vertà Erin, convocata a testimoniare in tribunale, utilizza un linguaggio non proprio shakespeariano). La seconda. Alla disperata ricerca di un lavoro, le sue giornate sono scandite da letture di annunci e telefonate, ha la brillante idea di presentarsi presso lo studio Masry e pensate un po’… “ottiene” l’agognato lavoro, niente previdenza ma è già qualcosa. Lavoro, stipendio; ergo, un po’ di sole. Intanto, la casa lasciata libera dalla vicina è adesso occupata da George (Aaron Eckhart), lavora nell’edilizia quando vuole ed ha una passione, quella per il bicilindrico più famoso del mondo. Il primo incontro con George non è tratto dal manuale “Come andare d’accordo col tuo nuovo vicino” tutt’altro, col tempo però le cose sembrano prendere una piega diversa. In ufficio Ed incarica Erin di interessarsi ad una pratica relativa a faccende immobiliari, approfitta del momento e le chiede di vestire in modo meno eccentrico; ma si sa, Erin è diretta quando risponde e le sue risposte sono “Freddure”, Ed batte in ritirata. Inizia così la nuova avventura di Erin Brockovich tra carte, avvocati, colleghi non sempre cordiali, persone da intervistare, documenti da fotocopiare, chilometri da percorrere, gente da mandare a quel paese e. . . UN INATTESO, FONDAMENTALE, INCONTRO.
Un cielo coperto il più delle volte è foriero di tempesta. La presenza di Erin Brockovich nello studio legale Masry è qualcosa di peggio.
Tag
PG&E Cromo 6 cromo esavalente prezzo di mercato Comitato di controllo per la qualità dell’acqua
Name: Donna Jensen; Hinkley, Contea di San Bernardino, California, Stati Uniti
$2.000.000 referti medici, Ordine di ripulitura e abbattimento $333.000.000
Risultati esami tossicologici Archivio idrico contea Inibitore della ruggine prescrizione
Documenti incriminanti azionisti
tossicologo
LAHONTAN REGIONAL WATER BOARD; cancerogeno falde idriche
Contea licenziamento sede centrale patteggiamento ufficio reclami (processo di prova)
geologia (arbitrato vincolante)
Cromo 3 azione diretta appello isterectomia Aborti spontanei
Utero seno proposte di annullamento e obiezione siano respinte
signed unsigned andare giudizio
Chi pensa ad una Erin Brockovich come ad un’ambientalista dalle scollature vertiginose, si sbaglia di grosso. E’ vero, la difesa dell’’ambiente è importante, ma perché? Perché la gente non deve essere ingannata. Il lavoro di Erin è questo, sensibilizzare. LA VERITA’ E’ IL DIRITTO CHE HA UNA PERSONA DI SAPERE. Solo così puoi difendere te stesso, la tua famiglia, la nostra salute. Bisogna capire che informarsi è importante. GLI INGANNI NON HANNO CONFINI.
Le malattie non riconoscono il colore della nostra pelle o la nostra appartenenza a questo o a quel partito.
Premi meritatissimi, ottimi i compagni di lavoro della Roberts in particolare Aaron Eckart.
Good Ciak!
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stefania callisto
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venerdì 30 marzo 2007
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la grinta di julia
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California.Erin con tre figli a carico, due divorzi e non molti soldi lotta per farcela.Con l'ottimismo delle donne che sanno essere pratiche , ma anche belle, si intrufola in uno studio legale di Los angeles e riesce ae essere assunta da un avvocato, in realtà stanco di essere grintoso. Erin,lo spingerà ad assumere una difesa pericolosa contro una società potentissima quanto corrotta, responsabile di aver avvelenato le falde aquifere della città.Film sul coraggio di lottare,dote vincente di Erin, e sulla potenza di una donna che reclama il suo diritto ad una vita diversa, in un mondo fatto solo per i furbi e falsi potenti.Julia Roberts è una Erin battagliera ed autenticamente commuovente in questo film interessante e dinamico del regista Soderbergh.
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California.Erin con tre figli a carico, due divorzi e non molti soldi lotta per farcela.Con l'ottimismo delle donne che sanno essere pratiche , ma anche belle, si intrufola in uno studio legale di Los angeles e riesce ae essere assunta da un avvocato, in realtà stanco di essere grintoso. Erin,lo spingerà ad assumere una difesa pericolosa contro una società potentissima quanto corrotta, responsabile di aver avvelenato le falde aquifere della città.Film sul coraggio di lottare,dote vincente di Erin, e sulla potenza di una donna che reclama il suo diritto ad una vita diversa, in un mondo fatto solo per i furbi e falsi potenti.Julia Roberts è una Erin battagliera ed autenticamente commuovente in questo film interessante e dinamico del regista Soderbergh.da vedere.
stefania callisto 30/03/07
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andrea
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mercoledì 6 giugno 2001
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erin/julia brockovich 1
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Il deserto sembra essere il filo conduttore ambientale del cinema di Soderbergh in questa stagione cinematografica che lo ha visto impegnato in ben due realizzazioni premiate entrambe con una pioggia di Oscar. Come in “Traffic” anche in “Erin Brockovich” il deserto rappresenta il luogo–non luogo dell’azione drammatica: i giochi di potere della droga nel primo, l’isolamento e l’esclusione dalla possibilità di essere socialmente rilevanti nel secondo. Tutti i momenti che veramente costituiscono il nocciolo, l’essenza del film avvengono nel deserto: l’inesauribile presa di contatti di Erin con le famiglie colpite e la scena in cui una Roberts non più/non solo donna senza titoli di studio elevati che segue il suo cuore facendolo guidare inflessibilmente da una mente implacabile, ma MADRE (rappresentando e sintetizzando in sé tutte le madri e le famiglie del film) ascolta il “fidanzato” George che le racconta la Storia di come è venuta fuori dalle labbra della sua bambina più piccola la prima parola della sua vita: Palla.
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Il deserto sembra essere il filo conduttore ambientale del cinema di Soderbergh in questa stagione cinematografica che lo ha visto impegnato in ben due realizzazioni premiate entrambe con una pioggia di Oscar. Come in “Traffic” anche in “Erin Brockovich” il deserto rappresenta il luogo–non luogo dell’azione drammatica: i giochi di potere della droga nel primo, l’isolamento e l’esclusione dalla possibilità di essere socialmente rilevanti nel secondo. Tutti i momenti che veramente costituiscono il nocciolo, l’essenza del film avvengono nel deserto: l’inesauribile presa di contatti di Erin con le famiglie colpite e la scena in cui una Roberts non più/non solo donna senza titoli di studio elevati che segue il suo cuore facendolo guidare inflessibilmente da una mente implacabile, ma MADRE (rappresentando e sintetizzando in sé tutte le madri e le famiglie del film) ascolta il “fidanzato” George che le racconta la Storia di come è venuta fuori dalle labbra della sua bambina più piccola la prima parola della sua vita: Palla. In questa manciata di secondi la Roberts esprime una tale gamma espressiva utilizzando il viso, il cuore, i muscoli, le ossa, la cartilagine da lasciare stupefatti e che le permettono così di uscire definitivamente da quel bozzolo dorato in cui era stata fino a questo film e di trasformarsi finalmente in “farfalla”. In questa impressionante pluralità di “corde”, di colori espressa l’attrice dimostra non solo e non tanto di poter vincere/aver vinto l’Oscar con quella sequenza ma di essere una “puledra (mi si permetta il “termine ringiovanilente” vista la stupefacente nonchalance con la quale sa inguainarsi per tutto il film nei vestitini mozzafiato della vera Erin alla non più tenera età di 33 anni) di razza” oltre alla miglior attrice di commedie sentimentali, brillanti e sofisticate assieme a Meg Ryan nel cinema dell’ultima decina d’anni abbondante.
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andrea
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mercoledì 6 giugno 2001
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erin/julia brockovich 2
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Credo che l’attrice capace di girare questa sequenza, ma anche di sostenere il campo-controcampo nella scena con la bambina malata di cancro, accucciata sul divano in mezzo ai suoi genitori, che la fissa con quegli occhi che non lasciano scampo e che solo un bambino sa lanciare, sia stata sempre nascosta dietro la Vivian di “Pretty Woman” (a suo modo, comunque, un classico degli anni 90 come lo fu “Un amore splendido” di McCarey negli anni 50) o la Julianne di “Il matrimonio del mio migliore amico” (miglior “riesumazione” della screwball comedy degli ultimi anni) o la Anna Scott di “Notting Hill” (miglior commedia sentimental-carina di queste ultime stagioni) facendo capolino acerbamente in “A letto col nemico” e “Linea mortale” e più maturamente in “Mary Reilly” e possa valere 20 milioni di dollari a film (questo il suo cachet per “Erin”) semplicemente perché è l’unica delle nuove leve attoriali femminili che può (perché l’ha fatto!) creare una così magica alchimia tra sorrisi, aggrottamenti, commozione, arrabbiatura… Ritornando per l’ultima volta alla breve sequenza “incriminata” l’attrice condensa in essa sentimenti come: la felicità che la prima figlia abbia pronunciato la sua prima parola, lo sgomento per non essere stata presente all’avvenimento, la coscienza di non esserci stata per un motivo che più valido non si può immaginare, la consolazione rassicurante che c’era l’unica persona a cui lei avrebbe voluto cedere il testimone/gettone di presenza dell’evento (il fidanzato) e che negli occhi di lui e dei suoi figli più grandi lo potrà “vedere” come registrato/impresso… tutto questo in alcune decine di secondi.
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Credo che l’attrice capace di girare questa sequenza, ma anche di sostenere il campo-controcampo nella scena con la bambina malata di cancro, accucciata sul divano in mezzo ai suoi genitori, che la fissa con quegli occhi che non lasciano scampo e che solo un bambino sa lanciare, sia stata sempre nascosta dietro la Vivian di “Pretty Woman” (a suo modo, comunque, un classico degli anni 90 come lo fu “Un amore splendido” di McCarey negli anni 50) o la Julianne di “Il matrimonio del mio migliore amico” (miglior “riesumazione” della screwball comedy degli ultimi anni) o la Anna Scott di “Notting Hill” (miglior commedia sentimental-carina di queste ultime stagioni) facendo capolino acerbamente in “A letto col nemico” e “Linea mortale” e più maturamente in “Mary Reilly” e possa valere 20 milioni di dollari a film (questo il suo cachet per “Erin”) semplicemente perché è l’unica delle nuove leve attoriali femminili che può (perché l’ha fatto!) creare una così magica alchimia tra sorrisi, aggrottamenti, commozione, arrabbiatura… Ritornando per l’ultima volta alla breve sequenza “incriminata” l’attrice condensa in essa sentimenti come: la felicità che la prima figlia abbia pronunciato la sua prima parola, lo sgomento per non essere stata presente all’avvenimento, la coscienza di non esserci stata per un motivo che più valido non si può immaginare, la consolazione rassicurante che c’era l’unica persona a cui lei avrebbe voluto cedere il testimone/gettone di presenza dell’evento (il fidanzato) e che negli occhi di lui e dei suoi figli più grandi lo potrà “vedere” come registrato/impresso… tutto questo in alcune decine di secondi. L’arte non s’insegna ma, per fortuna (anche se può sembrare un’affermazione volgare!), si può comprare o meglio, nel cinema, impressionare su pellicola e riversare in digitale per non rischiare di perderla più anche se a scapito della nobiltà materica della celluloide! Infine da ricordare Finney che sostiene ottimamente il non facile compito di reggere il ruolo di spalla in un film dominato implacabilmente dalla Roberts. Speriamo solo che questa fiammata dell’attrice non sia il suo canto del cigno, ma la veda, invece, raccogliere le ceneri e autorigenerarsi come l’araba fenice tornando a risplendere di nuovo come in questa pellicola.
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ivan91
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lunedì 23 agosto 2010
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un eroina coraggiosa e umana
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bellissimo film dall' impoegno civile con una julia roberts da oscar che regala la sua miglior interpretazione della sua carriera in un film che fa riflettere e lascia il segno nella coscienza dello spettatore. la forza di combattere di un eroina che non si è arresa davanti aniente e allla fine e risciuta a metttere in ginocchio un intera società responsabile dell' avvelenamento dellle falde acquifere. da vedre e rivedere.
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cinemalife
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mercoledì 1 giugno 2011
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fatti veri e straordinari
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Già reduce da due matrimoni, Erin Brockovich cerca forza nel proprio carattere per crescere i tre figli e trovare un lavoro che le assicuri il minimo per sopravvivere. Trova impiego presso uno studio di avvocati e si imbatte in una pericolosa causa contro il colosso energetico PG&E, che da anni inquina le falde acquifere di una piccola località col cromo 6 facendolo passare per il più innocuo cromo 3 e arrecando ingenti danni fisico-esistenziali a centinaia di famiglie. Sebbene non sia un'esperta in legge, vincerà il processo. Un film lineare, senza fronzoli, che racconta la realtà dei fatti attraverso un linguaggio alquanto scurrile ma determinante nello svolgersi della vicenda. L’Oscar alla Roberts è più che meritato.
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valetag
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martedì 18 marzo 2014
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non giudicare un libro dalla copertina
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Tratto da una storia vera, Erin Brockovich – Forte come la verità è il racconto di un’intrepida eroina non comune che lotta per una giusta causa: ottenere un risarcimento dalla società PGE, colpevole di aver inquinato le falde acquifere di un’intera cittadina, e aver costretto i suoi ignari abitanti a fronteggiarne le conseguenze.
L’aggettivo migliore per definire questa pellicola è impulsiva, proprio come la Erin, interpretata egregiamente dalla magnifica Julia Roberts: Soderbergh ha creato un connubio tra la protagonista e il film. Così come la Brockovich non ha paura di sbraitare come una furia o di mostrare il proprio coinvolgimento emotivo, allo stesso modo si è trascinati dalle emozioni: prima divertimento, poi rabbia, poi commozione, ulteriore turbamento ed, infine, soddisfazione.
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Tratto da una storia vera, Erin Brockovich – Forte come la verità è il racconto di un’intrepida eroina non comune che lotta per una giusta causa: ottenere un risarcimento dalla società PGE, colpevole di aver inquinato le falde acquifere di un’intera cittadina, e aver costretto i suoi ignari abitanti a fronteggiarne le conseguenze.
L’aggettivo migliore per definire questa pellicola è impulsiva, proprio come la Erin, interpretata egregiamente dalla magnifica Julia Roberts: Soderbergh ha creato un connubio tra la protagonista e il film. Così come la Brockovich non ha paura di sbraitare come una furia o di mostrare il proprio coinvolgimento emotivo, allo stesso modo si è trascinati dalle emozioni: prima divertimento, poi rabbia, poi commozione, ulteriore turbamento ed, infine, soddisfazione.
E’ inspiegabile quanto il premio Oscar Julia Roberts sia in grado di comunicare con lo spettatore. Questa volta, infatti, non è il suo splendido sorriso a farci innamorare del personaggio, bensì gli occhi, che, se secondo il detto, sono lo specchio dell’anima, sono un rammento di quello che la vera Brockovich disse: non giudicare un libro dalla copertina.
Sullo sfondo: una situazione economica a cui tener testa, i pregiudizi da superare, il bisogno di ritrovare fiducia nell’amore, e le tante storie di sofferenza della gente.
Da non sottovalutare la presenza di Albert Finney nei panni dell’avvocato e del motociclista-babysitter-amante Aaron Ekchart.
Film che merita più di tre stelle, ma meno di quattro. Consigliato.
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greatsteven
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lunedì 8 ottobre 2018
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vittoria di una maga delle delucidazioni.
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ERIN BROCKOVICH – FORTE COME LA VERITà (USA, 2000) di STEVEN SODERBERGH. Con JULIA ROBERTS, ALBERT FINNEY, AARON ECKHART, PETER COYOTE, TRACEY WALTER
Erin Brockovich ha circa trent’anni, è madre di tre figli piccoli, sposata e divorziata due volte, con un misero conto corrente in banca e alla ricerca di un impiego. Non avendo con sé un titolo di studio adeguato, avrebbe tutti i presupposti per tirare a campare alla meno peggio, senonché un pomeriggio un pirata della strada sperona la sua macchina e le rompe il collo. Ma al processo i suoi modi bruschi le fanno perdere la causa, e l’avvocato incaricato di difenderla, Ed Masry, se ne rammarica alquanto.
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ERIN BROCKOVICH – FORTE COME LA VERITà (USA, 2000) di STEVEN SODERBERGH. Con JULIA ROBERTS, ALBERT FINNEY, AARON ECKHART, PETER COYOTE, TRACEY WALTER
Erin Brockovich ha circa trent’anni, è madre di tre figli piccoli, sposata e divorziata due volte, con un misero conto corrente in banca e alla ricerca di un impiego. Non avendo con sé un titolo di studio adeguato, avrebbe tutti i presupposti per tirare a campare alla meno peggio, senonché un pomeriggio un pirata della strada sperona la sua macchina e le rompe il collo. Ma al processo i suoi modi bruschi le fanno perdere la causa, e l’avvocato incaricato di difenderla, Ed Masry, se ne rammarica alquanto. Tuttavia Erin necessita al più presto di uno stipendio sicuro e, insistendo e premendo, si fa assumere come impiegata nello studio legale dello stesso Masry, nel quale la principale incombenza consiste nell’archiviazione dei referti medici. Nel frattempo conosce il suo vicino di casa, George, un appassionato di motociclette che lavora saltuariamente nell’edilizia e per il resto vive di rendita, che si innamora ricambiato poco a poco di lei e si offre di propria spontanea volontà di badare ai figli di lei mentre Erin lavora. E il nuovo mestiere, oltre a piacerle, la tiene molto occupata, tanto che, per un’intera settimana, gira tutto il Wichita per indagare su un fatto misterioso: numerosi pozzi risultano avvelenati dal cromo esavalente, un metallo particolareggiato che viene adoperato per impedire all’acqua di arrugginirsi, e le persone che vivono nei quartieri di quelle zone, bevendola, hanno contratto malattie gravissime quali abbassamento accentuato dei linfociti nel sangue, immunodeficienze e tumori. La sua prolungata assenza dal lavoro le costa un iniziale licenziamento, ma poi Ed ci ripensa e, constatando che l’impegno profuso da Erin nel raccogliere in dozzine di fascicoli le testimonianze di persone ammalate perché contagiate dall’acqua contaminata è stato prezioso per il suo piccolo studio, la riassume. Viene pian piano intrapresa una battaglia legale contro la PG&E, enorme compagnia di distribuzione acquifera con le mani in pasta nelle falde del Wichita, in cui Erin e Ed devono costantemente scontrarsi con avvocati cocciuti, distribuire volantini per la sensibilizzazione della popolazione locale al problema sanitario ricorrente e raccogliere più informazioni possibili sulle condizioni cliniche di bambini e adulti cui la costruzione di un’autostrada nella medesima area dei pozzi inquinati ha complicato l’esistenza facendoli ammorbare in maniera pressoché irrimediabile. Frattanto il rapporto con George sembra avere una battuta d’arresto, in quanto l’uomo non ha voglia di continuare la relazione dovendo fare semplicemente da baby-sitter alla prole della donna e non poter mai condividere attimi d’intimità con lei perché Erin è troppo presa da un lavoro che sottrae un’infinità di tempo ai suoi doveri famigliari. Infine, sebbene non abbia una laurea né una vera e propria esperienza legale consolidata, Erin riesce ad inginocchiare la PG&E, costringendone i dirigenti a risarcire le famiglie colpite dai cancri e conseguendo assieme all’aiuto del suo inseparabile mentore e scopritore Ed un difficile ma straordinario successo. Finita l’avventura, anche la situazione con George ritorna ai fasti del festoso principio ed Erin, che per tutto lo scorrere della battaglia legale ha chiesto in continuazione aumenti salariali, ora ha uno studio tutto suo a Los Angeles e Ed, dal canto suo, contentissimo del suo supporto nel trionfo che hanno conquistato lottando in coppia contro un’organizzazione molto più potente di loro, le concede un assegno che le consente una sicurezza economica decisamente robusta. Funziona piuttosto male come documento sociologico: la denuncia delle anomalie burocratiche perpetrate dalla PG&E, benché ispirata alla realtà come l’intero film che si basa su fatti veramente accaduti, scade spesso nella demagogia e assume toni ridondanti nella ricerca asfissiante di un significato etico da attribuire ai valori della povera gente penalizzata dall’inquinamento imperante, significato che poi viene a mancare perché si cerca di spiegarlo in mille modi diversi ma lo si indirizza nel verso errato, perché la via giusta sarebbe stata dedicarlo al combattimento personale che la protagonista intraprende per difendere con fatica la dignità che conquista una volta che finalmente gli altri cominciano ad ascoltarla, rispettarla e crederle. Infatti J. Roberts (premiata con un Oscar che le ha permesso di uscire dall’aura di sex symbol che fino ad allora l’aveva malignamente avvolta per consacrarsi come interprete di carattere) incarna una donna pronta a qualunque sacrificio pur di affermarsi nel lavoro senza possedere requisiti materiali particolari, ma solo una volontà di ferro che la porta a inanellare un successo dopo l’altro perché non si arrende mai e vuole dare un senso alla propria fatica e, tutto sommato, dimenticare un passato abbastanza deludente. Il suo personaggio è ammirevole tanto come genitrice quanto come lavoratrice infaticabile, zelante e incorruttibile. Al suo fianco, A. Finney fa il ruolo di Masry con eleganza e diligenza, intingendo un avvocato (categoria che Erin detesta, ma per la quale non disdegna di lavorare) onesto e integerrimo che vede dapprima abbattere tutte le certezze in cui crede dall’ultima arrivata, in seguito riconosce che costei aveva colto nel segno e infine la aiuta ad emergere e consolidare una definitiva realizzazione professionale grazie alla sua carità e al suo altruismo. A. Eckhart gioca la parte del dirimpettaio che sembra donnaiolo solo in apparenza: molto più complesso di quanto non sembri, il suo personaggio è bisognoso d’affetto e offre la propria sicurezza virile pur di ottenerlo e per giunta si prostra in esercizi che nessuno gli richiede con l’obiettivo di farsi benvolere da una donna che ha già individuato uno scopo fondamentale nella sua esistenza, ma non sa ancora appieno che l’amore potrebbe essere il secondo. Soderbergh dirige con mano delicata privilegiando la recitazione e puntando parecchio sulla solidità di una sceneggiatura che, come già ribadito, oscilla in malo modo sul versante biologico, ma centra il bersaglio sui dialoghi che invece riguardano la crescita psicologica degli uomini e delle donne che popolano questo film drammatico incapace di passare in sordina per una varietà di ragioni incontrovertibili. Cammeo della vera Erin Brockovich nelle vesti di una cameriera.
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supersantos
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giovedì 16 novembre 2017
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forte come la roberts
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È un film che si rivede sempre con grande piacere.
Il duo Finney-Roberts sicuramente regala qualcosa in più alla pellicola che altrimenti avremmo ricordato solo come un film di denuncia.
Invece c'è molto di più,tra voglia di emergere senza rinunciare ad essere se' stessi,voglia di aiutare gli altri,sete di giustizia e voglia di amare profondamente il proprio lavoro.
Certamente tutta questa passione viene ricompensata abbondantemente anche da un punto di vista economico e, senza mal celata ipocrisia,ne godono anche i protagonisti.
Forse ci si perde in qualche intoppo burocratico di troppo, il tizio dell'ufficio pubblico è fin troppo stupido,la stessa Erin è in alcuni passaggi fine troppo romanzata,ma il prodotto finale è di ottimo livello.
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È un film che si rivede sempre con grande piacere.
Il duo Finney-Roberts sicuramente regala qualcosa in più alla pellicola che altrimenti avremmo ricordato solo come un film di denuncia.
Invece c'è molto di più,tra voglia di emergere senza rinunciare ad essere se' stessi,voglia di aiutare gli altri,sete di giustizia e voglia di amare profondamente il proprio lavoro.
Certamente tutta questa passione viene ricompensata abbondantemente anche da un punto di vista economico e, senza mal celata ipocrisia,ne godono anche i protagonisti.
Forse ci si perde in qualche intoppo burocratico di troppo, il tizio dell'ufficio pubblico è fin troppo stupido,la stessa Erin è in alcuni passaggi fine troppo romanzata,ma il prodotto finale è di ottimo livello.
Purtroppo tutta la faccenda è ispirata ad una storia vera con famiglie rovinate fisicamente e psicologicamente da industrie prive di scrupoli.
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craziebimboneticavaliersisto
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mercoledì 4 luglio 2018
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circo enorme dipseudo cultural trasferitisi a fake
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tale sembra ed è un film incredibile, la
brockovic, dopo avere costretto, il
cavaliere del lavoro e noto rottmatore di
piccole controversie legali, a pagarla fior di
quattrini..., alleviandole pesi e diritti acquisiti portandole,
riducendili sul lastrico però con quelle maniere così
scopre che le acque sono avvelenate, comincia
da 4 persone poi 34 persone ecc, però il suo
piano è ammirato da altre persone che in modo chiaro
vogliono saperne di più..., nei 25 anni comunque
precenti la grande malattia della questione,
ma se i saccenti intrighi della storia s'evolvono, molte
persone s'accorgono di essersi
rovinati da soli, immigrandosi a destra e manca contro
un elemento che non s'è mai mosso da casa sua,
il cromo esavalente.
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tale sembra ed è un film incredibile, la
brockovic, dopo avere costretto, il
cavaliere del lavoro e noto rottmatore di
piccole controversie legali, a pagarla fior di
quattrini..., alleviandole pesi e diritti acquisiti portandole,
riducendili sul lastrico però con quelle maniere così
scopre che le acque sono avvelenate, comincia
da 4 persone poi 34 persone ecc, però il suo
piano è ammirato da altre persone che in modo chiaro
vogliono saperne di più..., nei 25 anni comunque
precenti la grande malattia della questione,
ma se i saccenti intrighi della storia s'evolvono, molte
persone s'accorgono di essersi
rovinati da soli, immigrandosi a destra e manca contro
un elemento che non s'è mai mosso da casa sua,
il cromo esavalente... micidiale quanto le
fesserie e fake news raccontate da tal gete per non prendersi
le loro responsabilità, nessuno di loro sembra essere a casa sua,
nel disperato tentativo di refuggere la realtà, verità, nonchè
verifiche altrettante s'accorgono della loro condizione, un gran
barcone... di emozioni fake news speranzose alla
de curtis ruotino di scorta della legalità, stile
volevano rifilarci la
fontanella... di trevi, nonchè 8 mila scene anche d'ironia per un film
disincantante nonchè di spettacolo e sogno e a suo modo divertimento.
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