Domenico Paolella, grande protagonista del periodo d’oro dei “peplum” e dei “musicarelli” si misura con un western particolare che, almeno secondo le sue intenzioni, ha la presunzione di portare un messaggio «contro la guerra e la violenza». Nonostante all’epoca sia stato accolto da una critica non proprio favorevole visto oggi non è malaccio. Tra le curiosità va registrato il fatto che il film viene girato in una località desertica nei pressi di Eilat, in Israele. Eccellente l’interpretazione di John Richardson alle prese con una parte doppia nel senso che interpreta il buono e il cattivo fratello Coller. Decisamente al di sopra della media del periodo appaiono le scene iniziali con la scarcerazione di Clint, interpretato da un Dick Palmer, alias Mimmo Palmara, in splendida forma.
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Domenico Paolella, grande protagonista del periodo d’oro dei “peplum” e dei “musicarelli” si misura con un western particolare che, almeno secondo le sue intenzioni, ha la presunzione di portare un messaggio «contro la guerra e la violenza». Nonostante all’epoca sia stato accolto da una critica non proprio favorevole visto oggi non è malaccio. Tra le curiosità va registrato il fatto che il film viene girato in una località desertica nei pressi di Eilat, in Israele. Eccellente l’interpretazione di John Richardson alle prese con una parte doppia nel senso che interpreta il buono e il cattivo fratello Coller. Decisamente al di sopra della media del periodo appaiono le scene iniziali con la scarcerazione di Clint, interpretato da un Dick Palmer, alias Mimmo Palmara, in splendida forma. Anche le sequenze che accompagnano i titoli di testa sono estremamente curate e affascinanti. Successivamente concede un po’ troppo agli stereotipi del western. Tom Betts lo inserisce tra i film più significativi del western all’italiana e rilevando come di possano apprezzare particolarmente «uno sforzo eccellente di Paolella e una grande interpretazione di John Richardson» e conclude «se vuoi vedere come un film a piccolo budget possa regalare grandi risultati questo film è da vedere». Tra gli estimatori c’è anche il francese Jean François Giré che lo cita tra i film controcorrente per «il suo rifiuto della violenza». Di culto restano anche le sequenze della tortura operata da Juarez, cioè il caratterista Nestor Garay. Per gli amanti delle scene sexy si segnala la visione di un seno nudo di Rita Klein mentre viene torturata dai messicani.
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