gianni lucini
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sabato 26 gennaio 2013
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il primo ursus
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È il primo film dell’epopea del genere mitologico italiano che ha per protagonista Ursus, il personaggio forzuto che originariamente aveva un ruolo minore nel romanzo “Quo vadis?” di Henryk Sienkiewicz. Carlo Campogalliani lo recupera e ne fa uno dei grandi protagonisti dell’epopea del “peplum”. Ursus, dopo Maciste ed Ercole, diventa uno dei personaggi più utilizzati in questo genere di pellicole. Il film rispetta i codici di genere ma tenta di allargarne i confini troppo rigidi con intuizioni geniali. Una di queste è l’idea di far coincidere in Attea, la donna amata dall’eroe che per ritrovarla mette a soqquadro il mondo, una sorta di doppia natura che la porta a diventare la dispotica, crudele e malvagia regina dell’isola di Zaas.
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È il primo film dell’epopea del genere mitologico italiano che ha per protagonista Ursus, il personaggio forzuto che originariamente aveva un ruolo minore nel romanzo “Quo vadis?” di Henryk Sienkiewicz. Carlo Campogalliani lo recupera e ne fa uno dei grandi protagonisti dell’epopea del “peplum”. Ursus, dopo Maciste ed Ercole, diventa uno dei personaggi più utilizzati in questo genere di pellicole. Il film rispetta i codici di genere ma tenta di allargarne i confini troppo rigidi con intuizioni geniali. Una di queste è l’idea di far coincidere in Attea, la donna amata dall’eroe che per ritrovarla mette a soqquadro il mondo, una sorta di doppia natura che la porta a diventare la dispotica, crudele e malvagia regina dell’isola di Zaas. In questa sorta di scambio tra ricordo e realtà c’è la solita idea, fondamentale nel peplum, che il potere corrompe chiunque, anche una povera ragazza rapita che diventerà poi regina dei suoi rapitori dopo averli ammaliati. Il soggetto e la sceneggiatura attingono ad altri film del genere. Il personaggio della cieca Doreide, per esempio, appare debitore a quello di Nydia in Gli ultimi giorni di Pompei, mentre la lotta di Ursus con il toro è un esplicito richiamo a Quo vadis?, il film che porta per la prima volta sullo schermo il personaggio di Ursus.
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elgatoloco
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giovedì 14 giugno 2018
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uno dei"pepla"
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Diretto da Carlo Campogalliani, questo"Ursus"(1961), "alternativo"(si fa per dire)a Maciste, Ercole e forse altri, è un tipico esempio di quel genere filmico demominato"pepla", dove eroi forzuti si muovono in un improbabile(ossia storicamente per nulla omologato)passato, in quell'antichità "fumettistica", dove soggettisti, sceneggiatori, registi(non consulenti storici, quelli senz'altro mancavano...)mettono di tutto, dove riti egizi, caldei, baibilonesi, assiri, "altri"riti e costumi si confondono-certo nulla a che vedere con la Grecia qui evocata-non parliamo di quella classica, ma neppure di quella comunque arcaica evocata, in maniera differente, da Omero(o chi per lui)e da Esiodo.
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Diretto da Carlo Campogalliani, questo"Ursus"(1961), "alternativo"(si fa per dire)a Maciste, Ercole e forse altri, è un tipico esempio di quel genere filmico demominato"pepla", dove eroi forzuti si muovono in un improbabile(ossia storicamente per nulla omologato)passato, in quell'antichità "fumettistica", dove soggettisti, sceneggiatori, registi(non consulenti storici, quelli senz'altro mancavano...)mettono di tutto, dove riti egizi, caldei, baibilonesi, assiri, "altri"riti e costumi si confondono-certo nulla a che vedere con la Grecia qui evocata-non parliamo di quella classica, ma neppure di quella comunque arcaica evocata, in maniera differente, da Omero(o chi per lui)e da Esiodo. Qui Ursus, che lotta contro tutti, persino contro un toro, a fine film, liberando gli schiavi(ma credo non ci sia/non ci fosse alcuna metafora politica sottesa...)torna dalla guerra e trova il padre ucciso e la findanzata(versione made in Italy)ridotta(forse)in schiavitù. Ma lo attendono prove degne di Ericole/Eracle, meglio)e qualche amarissima sorpresa. Combattimenti strascicati, scenografie approssimative, bella fotografia del primo Technicolor. Campogalliani e i suoi sceneggiatori tengono in piedi in qualche modo la storiella il cui plot fa acqua da ogni parte... Ed Fury è un fustone, Moira Orfei era(incredibile dictu)l'amata di Ursus trasformata in regina"fanatica", mentre un unico vero attore presente(ben noto a chi abbia avuto consuetudine con il teatro, non solo con cinema e TV)è Mario Scaccia, nella parte del traitre et mechant, del vilain, insomma. Roman Vlad, autore della colonna sonora, qui non dimoostra le sue qualità(era uno degli eccelsi compositori di musica classica moderna)ma il suo sound-track s'adatta "alla bisogna". Penso fossero quei film che i ragazzi più grandi andavano e vedere nei cinemini parrocchiali, dove qualche ballo femminile, per l'epoca"discinto", li faceva"sognare"... El Gato
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