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La premiata ditta Matarazzo – Nazzari -Sanson confeziona l'ennesimo dramma strappalacrime sceneggiato da Aldo De Benedetti, ambientato in una Napoli anni '50 con colori da cartolina. Alla morte del vecchio zio tre cugini Roberto/Nazzari, Susanna/Sanson e Giacomo/Fabrizi si trovano ad aprire il testamento solo per scoprire che l'eredità si riduce ad una villa ipotecata e ad un piccolo cantiere navale sull'orlo del fallimento. Roberto assieme a Susanna – che in realtà lo zio defunto aveva adottato – decide di impegnarsi per salvare il cantiere e rimanere nella villa. Giacomo, con cui Susanna in gioventù aveva avuto una storia d'amore, viene respinto da lei, ormai innamorata di Roberto, e pieno di odio gelosia lascia Napoli promettendo vendetta. Ritorna infatti qualche anno dopo, quando Roberto e Susanna, sposati e felici con una bimba di quattro anni, hanno rimesso in sesto il cantiere navale. Giacomo si insinua nella loro vita, forzando Roberto a prenderlo come socio, e attuando un diabolico piano per convincere Roberto del tradimento di Susanna e di essere lui il vero padre della piccola Lidia. Roberto cade nel tranello, allontana la figlia dalla madre portandola in montagna dove, a causa di una inondazione rischia di morire. Ma i drammi esigono il lieto fine. Così Giacomo in punto di morte per uno sparo accidentale durante una lite con la sua amante, rivela a Roberto la verità con il risultato di riunire finalmente la tribolata famiglia. Cast affiatato con Nazzari-Sanson perfetti nel ruolo e il “perfido” Fabrizi a suo agio nel personaggio che in pratica ha recitato per una intera carriera.

La filmografia di Matarazzao fu un vero caso negli anni '50. Opere come “Catene”, “Tormento”, "I figli di nessuno", “Vortice” ebbero un incredibile successo di pubblico con milioni di spettatori e incassi record. La critica del tempo invece fu molto ostile accusando il regista di solleticare il popolino con fumettoni insulsi in una sorta di "neorealismo d'appendice". In realtà nei decenni seguenti l'opera di Matarazzo è stata in parte rivalutata, riconoscendogli un suo stile originale e una produzione che fu comunque alternativa al divismo hollywoodiano. Peraltro la sua stella si oscurò ben presto. Negli anni '60 i film di Matarazzo ebbero sempre meno successo, sorpassati dal boom, dalla nuova commedia all'italiana, dall'imprinting felliniano e lui si spense prematuramente nel 1966, nella generale indifferenza.