nadia
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giovedì 24 febbraio 2005
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film da guardare con impegno
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Penso che sia un po' inutile criticare questo film dicendo che cade nel convenzionale...io penso che sia proprio l'intenzione del regista mostrarci come, malgrado tutti i buoni propositi che gli adulti di questo film (ma non solo del film...)si fissino (il reverendo é uno dei pi?u clamorosi...)...spesso, se apriamo gli occhi e ci si osserva SINCERAMENTE, senza le nostre quotidiane maschere, ci si scontra e si resta "agghiacciati" dalla nostra realtà....
gli adulti di questo film ci mostrano come l'evitare di cadere nella routine,il dover mostrarsi sempre interessanti, l'essere dei genitori "moderni", il non voler essere una coppia che litiga(ma che per riuscirci preferisce non parlarne..lasciar perdere.
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Penso che sia un po' inutile criticare questo film dicendo che cade nel convenzionale...io penso che sia proprio l'intenzione del regista mostrarci come, malgrado tutti i buoni propositi che gli adulti di questo film (ma non solo del film...)si fissino (il reverendo é uno dei pi?u clamorosi...)...spesso, se apriamo gli occhi e ci si osserva SINCERAMENTE, senza le nostre quotidiane maschere, ci si scontra e si resta "agghiacciati" dalla nostra realtà....
gli adulti di questo film ci mostrano come l'evitare di cadere nella routine,il dover mostrarsi sempre interessanti, l'essere dei genitori "moderni", il non voler essere una coppia che litiga(ma che per riuscirci preferisce non parlarne..lasciar perdere...mantenendo cosi l'ordine..allontanandosi però in mondi opposti..):per non cadere nella banalità...recitano questo ideale di loro, ma che, non correspondendo alla realtà, li rende ipocriti e banali... C'é da dire poi, che quando il il ragazzo muore con i cavi della luce, la voce narrante cita una frase GENIALE riguardo ai confini tra i sogni e il mondo dei morti...farci attenzione, é davvero interessante...e agghiacciante...
Questo film lascia l'amaro in bocca...é duro capirlo veramente, implica introspezione...e troppo spesso molti la evitano...
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(di ari)
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daniele fanin
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venerdì 15 maggio 2020
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un gelicidio quasi perfetto
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Quanti possono dire di aver visto un gelicidio? O di sapere esattamente cosa sia. La parola non e’ molto usata ed indica un fenomeno meteorologico, visivamente affascinante e piuttosto raro, detto anche tempesta di ghiaccio, da cui il titolo del fil del 1997 di Ang Lee, per effetto del quale la pioggia, ancor liquida pur cadendo quando la temperatura e’ inferiore a 0 °C, si congela rapidamente, rivestendo tutto di un ghiaccio liscio e limpido che arreca gravissimi danni alla vegetazione.
La metafora, che foneticamente rimanda all’omicidio, coglie molto bene lo spirito della quinta regia di Ang Lee, che si conferma profondo conoscitore dei moti del cuore umano, anche quando, come in questo caso, sono congelati da perbenismo e mancanza di vera comunicazione.
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Quanti possono dire di aver visto un gelicidio? O di sapere esattamente cosa sia. La parola non e’ molto usata ed indica un fenomeno meteorologico, visivamente affascinante e piuttosto raro, detto anche tempesta di ghiaccio, da cui il titolo del fil del 1997 di Ang Lee, per effetto del quale la pioggia, ancor liquida pur cadendo quando la temperatura e’ inferiore a 0 °C, si congela rapidamente, rivestendo tutto di un ghiaccio liscio e limpido che arreca gravissimi danni alla vegetazione.
La metafora, che foneticamente rimanda all’omicidio, coglie molto bene lo spirito della quinta regia di Ang Lee, che si conferma profondo conoscitore dei moti del cuore umano, anche quando, come in questo caso, sono congelati da perbenismo e mancanza di vera comunicazione. Girato due anni dopo il grande successo di Ragione e Sentimento, il primo vero film hollywoodianio del regista nato a Taiwan ma formatosi negli USA, Tempesta di Ghiaccio e’ la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo del 1994 di Rick Moody, a cui resta sostanzialmente fedele pur necessariamente semplificando alcuni passggi narrativi.
La vicenda si svolge a cavallo del Giorno del Ringraziamento del 1973, sporcato dal caso Watergate, ed incrocia due tipiche famiglie della buona borghesia americana, in cui le reciproche relazioni fra i genitori e i figli sono tutto fuorche’ “buone”, congelate in un’apparenza piacevole ed attraente ma che al proprio interno nasconde profondi danni psiocologici che solo il dramma finale, anch’esso provocato dal gelicidio, puo’, forse ma solo forse, sanare, come lasciano sperare le lacrime dei due protagonisti maschili con cui si chiudono le ultime scene del film.
Lo sguardo di Ang Lee e’ al tempo stesso penetrante e distaccato, un distacco da entomologo fatto di rispetto e di delicatezza narrativa, ben coadiuvata dalle musiche e dai tempi cinematografici scelti dal regista, che anche con questo film ribadisce di essere uno degli autori piu’ versatili del cinema amerciano contemporaneo, capace di passare con sufficiente profondita’ e bravura da film di nicchia come questo e gli esordi di Il Banchetto di Nozze e Mangiare Bere Uomo Donna, a film di costume come Ragione e Sentimento, da supereroi come Hulk a capolavori d’azione come La Tigre e il Dragone o quadri intimisti particolari come Lussuria e I Segreti di Brokeback Mountain.
Tempesta di Ghiaccio ha ricevuto discrete recensioni dalla critica ma, nonostante l’ottimo cast, ha ottenuto scarsissimi risultati al botteghino, non coprendo nemmeno meta’ del costo di produzione. Ed e’ un peccato, perche’ pur senza rappresentare una pietra miliare nella storia del cinema, e’ comunque un film corale ben scritto ed interpretato che, ove guardato con gli occhi del cuore, puo’ anche spingere a qualche interessante, sebbene non necessariamente inaspettata, riflessione.
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