Questo divertissement registico di Adriana Celentano, "Super Rapina a Milano"(1964)è un film sgangherato, ilo che non è, stricto sensu, un'offesa e neppure una critica, ma una constatazione: affestellamento di troppi elementi, diversissimi tra loro, come sberleffo agli stereotipi gangesteristici , il bene versus il male(la parte relativa al convento), l'inutille ammazzamento appunto proprio dentro e appena fuori il convento, la constatazione finale a diegesi marcata dello stesso regista-attore(non autore, dato che soggetto e sceneggiatura sono di Piero Vivarelli)":Ho seempre sognato di fare un film così", l'uso del bianco e nero quando si usava già il colore(ma ciò forse era determinato anche da scelte della produzione), il travestimento etc.
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Questo divertissement registico di Adriana Celentano, "Super Rapina a Milano"(1964)è un film sgangherato, ilo che non è, stricto sensu, un'offesa e neppure una critica, ma una constatazione: affestellamento di troppi elementi, diversissimi tra loro, come sberleffo agli stereotipi gangesteristici , il bene versus il male(la parte relativa al convento), l'inutille ammazzamento appunto proprio dentro e appena fuori il convento, la constatazione finale a diegesi marcata dello stesso regista-attore(non autore, dato che soggetto e sceneggiatura sono di Piero Vivarelli)":Ho seempre sognato di fare un film così", l'uso del bianco e nero quando si usava già il colore(ma ciò forse era determinato anche da scelte della produzione), il travestimento etc.. Complessivamente, l'impressione che se ricava a 55 anni di distanza è di un guazzabuglio filmico, in cui si stentano a riconoscere gli intepreti, dato che solo Celentano stesso emerge/risalta-eterno egocentrismo? Per il resto, quelli del Clan, come Don Backy, Gino Santercole(ma solo perchcé li conosciamo dalle musiche e un po'di faccia, dalle copertine-ormai vecchie-dei dischi e dei CD), qualche altro, Claudia Mori e un attore"vero"come ANdrea Checchi, ma altrimenti è un"paese sconosciuto", questo celentaniano, molto prima di"Yuppi Du"(11 anni, per la precisione), che aveva una struttura ben chiara, mirava a una produzione di senso, si caratterizzava ben diversamente dal guazzabuglio(mi scuso per la ripetizione)di questo film precedente, che poi segna l'esordio registico(forse non intrepretativo)di Celentano stesso. Il"re degli ingnoranti", come ama definirsi,. insomma, qui non dà gran prova di sé. El Gato
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