Il grande George Cukor dirige questo melodramma sentimentale che trova il suo punto di forza nel carattere vigoroso dei personaggi principali, nonché nel triangolo passionale che li coinvolge.
Se il soggetto è perfettamente nelle corde del regista americano, non altrettanto può dirsi dell’insolita ambientazione rurale, che costituisce una novità per Cukor, il quale tuttavia non ne risente affatto, anzi dimostra anche in questo caso la sua grandezza sconfiggendo questa difficoltà con una regia di grande tecnica, tra l’altro capace di esaltare proprio l’elemento campestre: in questa chiave si ricordano le splendide riprese della caccia ai cavalli selvaggi, nonché anche varie tra le greggi di pecore e montoni.
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Il grande George Cukor dirige questo melodramma sentimentale che trova il suo punto di forza nel carattere vigoroso dei personaggi principali, nonché nel triangolo passionale che li coinvolge.
Se il soggetto è perfettamente nelle corde del regista americano, non altrettanto può dirsi dell’insolita ambientazione rurale, che costituisce una novità per Cukor, il quale tuttavia non ne risente affatto, anzi dimostra anche in questo caso la sua grandezza sconfiggendo questa difficoltà con una regia di grande tecnica, tra l’altro capace di esaltare proprio l’elemento campestre: in questa chiave si ricordano le splendide riprese della caccia ai cavalli selvaggi, nonché anche varie tra le greggi di pecore e montoni.
La sceneggiatura è molto solida e riesce a trarre il meglio dalla storia. Molto apprezzabili i dialoghi, valorizzati dagli eccezionali attori che compongono il cast.
Le performance dei tre interpreti principali sono l’elemento preponderante dell’opera, con Cukor che mette l’intera pellicola al servizio dei suoi straordinari interpreti, esaltandoli e confermandosi in questo un autentico maestro, tra i migliori che si ricordino in tutta la storia del cinema.
In particolare si impongono Anna Magnini e Anthony Quinn, che fanno a gara a superarsi esaltando il loro indiscusso talento con delle prove attoriali che colpiscono per espressività ed incisività. Sebbene non al livello dei primi due, risulta comunque molto bravo anche Anthony Franciosa, che completa il trio protagonista nella parte dell’amante tormentato.
Tra gli altri interpreti si ricorda Dolores Hart, il cui personaggio parla quasi esclusivamente in lingua inglese anche nella versione italiana della pellicola per via di una scelta alquanto inconsueta, ma ben riuscita, che prevede parti in italiano anche nella versione originale e viceversa parti in inglese in quella italiana.
Finale che sorprende, con Quinn e la Magnani che regalano un ultimo duetto nella scena conclusiva, nella quale Cukor evita di spingere più di tanto; in merito deve dirsi che forse si poteva osare un po’ di più, vista lo stato di grazia degli interpreti, arrischiandosi a girare una conclusione che ne sfruttasse maggiormente le doti istrioniche e restasse maggiormente impressa.
Ottime musiche.
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