marcello
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martedì 26 giugno 2007
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il legionario
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La visione di questo film mi ha veramente turbato l'anima ed impedito il sonno.E' doveroso da parte di chiunque, ma soprattutto da parte di noi italiani, vicinissimi al teatro di guerra, un sincero mea culpa per aver sottovalutato quanta atrocità stava consumandosi fuori dal nostro arido orticello.Dopo aver visto SAVIOR, mi tornano alla mente le parole di un mio anziano amico, generale in pensione, che all'inizio del conflitto predisse, non creduto come Cassandra, quanto sarebbe poi accaduto di così terribile e disumano: fratelli contro fratelli, padri contro figli e, come al solito sono i più indifesi a fare le spese di una tale situazione; solo che nella ex Iugoslavia non si è salvato nessuno che non fosse stato un malvagio.
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La visione di questo film mi ha veramente turbato l'anima ed impedito il sonno.E' doveroso da parte di chiunque, ma soprattutto da parte di noi italiani, vicinissimi al teatro di guerra, un sincero mea culpa per aver sottovalutato quanta atrocità stava consumandosi fuori dal nostro arido orticello.Dopo aver visto SAVIOR, mi tornano alla mente le parole di un mio anziano amico, generale in pensione, che all'inizio del conflitto predisse, non creduto come Cassandra, quanto sarebbe poi accaduto di così terribile e disumano: fratelli contro fratelli, padri contro figli e, come al solito sono i più indifesi a fare le spese di una tale situazione; solo che nella ex Iugoslavia non si è salvato nessuno che non fosse stato un malvagio. Solo adesso che sono divenuto nonno capisco quanta sofferenza la nostra noncuranza abbia procurato a quei bambini, a quanti si trovarono nel posto sbagliato nel momento sbagliato. La figura del legionario contribuisce a turbare ancor più lo spettatore, visti i dolorosi antefatti che lo avevano portato a diventare mercenario, a combattere e ad uccidere coloro che poi riconoscerà vittime, che aiuterà a venire al mondo, che proteggerà, lui militare di mestiere, con grande amore, con la massima dolcezza, con l'estremo ripudio per l'assurdità di tutto quel contesto di violenza, di pura pazzia di cui tutti noi, ogni tanto, cadiamo preda.
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gimmy
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martedì 26 giugno 2007
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piccolo sullo schermo, grande nei contenuti
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Savior è un film difficile da classificare: mentre è realizzato con un budget e una fotografia da film per la TV, le scene crude e lo spirito sono degni dell'Oliver Stone cinematografico che l'ha prodotto. Dennis Quaid, nonostante il tema del guerriero redento sia già stato affrontato da molti registi, riesce a dare al suo Joshua caratteristiche che lo fanno risultare alla fine simpatico al pubblico.
Il girovagare per i territori slavi di Vera e Joshua sono una gigantesca scusa per raccontare di come le violenze in Bosnia ci sono state da ogni parte: non a caso nel film, tutti e tre gli schieramenti in gioco (Serbi, Bosniaci Musulmani e Croati), si macchiano di fatti gravissimi, e contemporaneamente tra di loro si trovano persone disposte ad aiutare senza ricevere niente in cambio.
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Savior è un film difficile da classificare: mentre è realizzato con un budget e una fotografia da film per la TV, le scene crude e lo spirito sono degni dell'Oliver Stone cinematografico che l'ha prodotto. Dennis Quaid, nonostante il tema del guerriero redento sia già stato affrontato da molti registi, riesce a dare al suo Joshua caratteristiche che lo fanno risultare alla fine simpatico al pubblico.
Il girovagare per i territori slavi di Vera e Joshua sono una gigantesca scusa per raccontare di come le violenze in Bosnia ci sono state da ogni parte: non a caso nel film, tutti e tre gli schieramenti in gioco (Serbi, Bosniaci Musulmani e Croati), si macchiano di fatti gravissimi, e contemporaneamente tra di loro si trovano persone disposte ad aiutare senza ricevere niente in cambio.
Purtroppo il film cade spesso in un tentativo didascalico di moralizzare i conflitti, onde farli condannare senza appello all'audience, cosa che essa probabilmente, bombardata dai media e dai messaggi politicamente corretti, sa già fare benissimo senza bisogno di vedere questo film. Un altra pecca alcune scene che risultano prevedibili già dalla prima inquadratura, e un po' clichè di tanti film di denuncia a partire dallo stupendo "Vittime di Guerra".
Va visto? Certamente, se non altro per via di essere uno dei pochi film che narrano senza troppe censure la Guerra in Yugoslavia che abbiamo dimenticato da dieci anni. Una guerra che non viene affrontata quasi mai in nessun film: abbiamo almeno 15 film sul Vietnam, abbiamo i primi film sulle Guerre del Golfo e in Somalia, ma quando si tratta di conflitti recenti nella vecchia Europa, tutti i cineasti si dimostrano fin troppo timidi.
Senza aspettarsi il film della vita, Savior ha due o tre scene che pur non mostrando eccessivo sangue o budella, sanno essere toccanti e crude, e stupire il pubblico, tanto da sconsigliarne assolutamente la visione ai minori.
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domenica 19 maggio 2019
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le brutture della guerra, la bellezza dell’eroismo
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Lascio ad altri la narrazione spicciola della storia. Ricordo qui che il protagonista, Joshua, sceglie la Legione Straniera in Bosnia e combatte in cerca di vendetta perché i terroristi musulmani gli hanno ucciso moglie e figlioletto in un attentato. È diventato un assassino, un cecchino. Ha voglia di redimersi ma non ce la fa a ribellarsi al meccanismo della guerra, che egli stesso ha contribuito a mettere in funzione, finché il suo diretto superiore prende a calci una donna incinta all’ultimo mese. Lui, inorridito gli spara e lo uccide. Salva la donna, che a causa dei calci presi, partorisce, aiutata da lui. Lei vuole suicidarsi per la vergogna che le suscita la sua fede religiosa: è un’adultera.
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Lascio ad altri la narrazione spicciola della storia. Ricordo qui che il protagonista, Joshua, sceglie la Legione Straniera in Bosnia e combatte in cerca di vendetta perché i terroristi musulmani gli hanno ucciso moglie e figlioletto in un attentato. È diventato un assassino, un cecchino. Ha voglia di redimersi ma non ce la fa a ribellarsi al meccanismo della guerra, che egli stesso ha contribuito a mettere in funzione, finché il suo diretto superiore prende a calci una donna incinta all’ultimo mese. Lui, inorridito gli spara e lo uccide. Salva la donna, che a causa dei calci presi, partorisce, aiutata da lui. Lei vuole suicidarsi per la vergogna che le suscita la sua fede religiosa: è un’adultera. Zone di montagna sperdute, gente poverissima, torture gratuite, scontri di religioni nemiche, un paesaggio selvaggio ed esecuzioni sommarie fanno da sfondo al rifiuto di Vera verso la sua bambina neonata ed alla rabbia del soldato Joshua incredulo al menefreghismo della madre che pure lui ha salvato dalla furia del collega.
Ma il sentimento materno fa breccia nel muro della religione e Vera decide di prendersi cura di sua figlia e del suo salvatore, il Savior del titolo, e lo salva a sua volta dall’ira del padre di lei che lo vorrebbe ammazzare, pensandolo colpevole dell’adulterio.
Ma da soli non ce la fanno a raggiungere Spalato e la salvezza, vengono aiutati da una coppia che ha perso figlio e nipote in guerra, una guerra senza senso. Nessuno può farcela da solo: è questa la tesi del film.
Joshua ha bisogno della bambina di Vera per redimersi, Vera ha bisogno di Joshua per riscattare il suo passato di prostituta e la bambina, ignara nei suoi pochi giorni di vita, ha bisogno di tutti, anche del preservativo di Joshua utilizzato a mo’ di tettarella per la bottiglia del latte e della mamma che si sacrifica per lei in un ultimo atto eroico. La regia porta lo spettatore alla commozione più autentica, fino all’ultima scena, ripresa da lontano, quasi a voler comprendere in essa tutta la vicenda narrata dal film. Un’ultima tappa, un’ultima persona che dà il suo aiuto. Perché nessuno può farcela da solo.
Bello, intenso, altamente drammatico, sicuramente da vedere. Ci sono scene molto crude, sconsigliato ai minori.
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