elgatoloco
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domenica 12 novembre 2017
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quasi archetipo di commedia all'italiana
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Un po'attingendo al patrimonio neorealista, un po'invece guardando alla dimensione onirica felliniana("Lo sceicco bianco", "I vitelloni"e"La strada"erano già stati realizzati)questo film di Giorgio Bianchi del 1955, sceneggiato anche Ettore Scola e Ruggero Maccari, dà una rappresentazione realistica della vita(le truffe, gli equivoci, i malintesi che vari personaggi devono attraversare), ma al tempo stesso vola nell'escape, prende una linea di fuga, come nell'episodio del Sordi, ubriaco di notte in pieno centro a Roma, ma poi dello stesso Walter Chiari, gioielliere che s'incanta vedendo una donna piacente, in realtà una ladra e se ne lasica beffare, salvo poi(quasi unsogno al quadrato)la finale risoluzione, con la ladra che restituisce il brillante; c'è comunque l'evocatore, nel personaggio di Chiari, poeta vittima del carcere, in cui è finito non per sua colpa, ma poi il realismo brutale di Mario Riva, quasi un"ras"del carcere, anche qui in coppia con Riccardo Billi, mentre ne è quasi la sintesi il secondino buono come il pane Aldo Fabrizi, che compra cibo e altro ai detenuti, che sa sognare ma poi sa anche tornare"a terra", ossia nella/alla realtà.
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Un po'attingendo al patrimonio neorealista, un po'invece guardando alla dimensione onirica felliniana("Lo sceicco bianco", "I vitelloni"e"La strada"erano già stati realizzati)questo film di Giorgio Bianchi del 1955, sceneggiato anche Ettore Scola e Ruggero Maccari, dà una rappresentazione realistica della vita(le truffe, gli equivoci, i malintesi che vari personaggi devono attraversare), ma al tempo stesso vola nell'escape, prende una linea di fuga, come nell'episodio del Sordi, ubriaco di notte in pieno centro a Roma, ma poi dello stesso Walter Chiari, gioielliere che s'incanta vedendo una donna piacente, in realtà una ladra e se ne lasica beffare, salvo poi(quasi unsogno al quadrato)la finale risoluzione, con la ladra che restituisce il brillante; c'è comunque l'evocatore, nel personaggio di Chiari, poeta vittima del carcere, in cui è finito non per sua colpa, ma poi il realismo brutale di Mario Riva, quasi un"ras"del carcere, anche qui in coppia con Riccardo Billi, mentre ne è quasi la sintesi il secondino buono come il pane Aldo Fabrizi, che compra cibo e altro ai detenuti, che sa sognare ma poi sa anche tornare"a terra", ossia nella/alla realtà. Prevale la dimensione del romanesco(Fabrizi, Sordi, Billi e Riva), mentre Peppino De Filippo, il carcerato che vuole essere tale a vita(mantenuto e rivenito, quasi, con l'episodio del ristorante)parla napoletano, mentre-ancora-Walter Chiari ha una pronuncia non ben identificabile tipo italiano corretto.corrente, con una certa venatura settentrionale(di origini meridionali, l'attore era nato, però, a Verona). Interessante l'uso del flash-back(gli interpreti più famosi, ossia Sordi, Chiari e De Filippo hanno quasi un episodio a sé), in quanto appunto il racconto del passato riferito ai detenuti-clou avviene senza salti, senza dissolvenze o altri accorgimenti tecnici, essendo(va sottolineato)il film in bianco e nero, come molti film italiani dell'epoca, peraltro, con l'eccezione dei film d'avventura e di pochi altri. Un'opera che, senza volerla annoverare tra le maggiori dell'epoca, ha comunque un suo rilievo, anche per i motivi sopra elencati. El Gato
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elgatoloco
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lunedì 3 agosto 2020
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un carcere"umano"?quasi...
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"Accadde al penitenziario"(Giorgio Bianchi, 1955, soggetto di Felice Zappulla, sceneggiatura di Ruggero Maccari,. Ettore Scola, Giovanni Grimaldi)propone, sulla scorta di un neorealismo allora ancora imperante ma virato in chiave comica, alcune storie del carcere, dove, a fronte di un agente di custodia notturna"carogna", contro il quale i deternuti inscenano uno sciopera della fame in realtà"monco"(eufemismo), c'è l'agente penitenziario"diurno", che, dietro una scorza dura, ha un cuore d'oro, tanto da farsi"fregare"con i cibi che porta clandestinamente ai detenuti, facendoseli pagare natrualmente meno(Aldo Fabrizi, sempre lui, straordinario nella parte).
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"Accadde al penitenziario"(Giorgio Bianchi, 1955, soggetto di Felice Zappulla, sceneggiatura di Ruggero Maccari,. Ettore Scola, Giovanni Grimaldi)propone, sulla scorta di un neorealismo allora ancora imperante ma virato in chiave comica, alcune storie del carcere, dove, a fronte di un agente di custodia notturna"carogna", contro il quale i deternuti inscenano uno sciopera della fame in realtà"monco"(eufemismo), c'è l'agente penitenziario"diurno", che, dietro una scorza dura, ha un cuore d'oro, tanto da farsi"fregare"con i cibi che porta clandestinamente ai detenuti, facendoseli pagare natrualmente meno(Aldo Fabrizi, sempre lui, straordinario nella parte). mentre vi sono tre"episodi allegati"(non saprei come definirili altrimenti)di indubbio valore: il primo vede un Peppino de Filippo che si vede anche durante la normale"degenza"che, in un ristorante di lusso ordina moltissimi cibi e bevande, offre di tutto a una donna, brucia poi il conto(in realtà potendo pagare)e fa di tutto per farsi condurre(ri-condurre?Non è chiarissimo)in carcere, dove, a suo parere, si "sta benissimo". Ancora Alberto Sordi(in carcere lo si vede solo brevemente, all'inizio, quando ne sta uscendo), che da ubriaco, provoca un disastro, infastidendo la"Rome by night", cusando vari guai e finendo, da innocente, nel bel mezzo di una rapina. Al commissariato, poi, "fa il pazzo"con il vicecommissario, accettuando questo ruolo"carente". Infine il"Poeta"del gruppo, Walter Chiari, nella parte di un poetico, colto, timido gioielliere, che verrà truffato da una bella cliente, che però si pentirà della sua azione criminale nonché indegna, andandolo a trovare in carcere. Tre interpreti strepitosi, con "Albertone"in totale evidenza, ma anche Peppino de Filippo e Walter Chiari in posizione"privilegiata"(in"Pole Position"direbbero gli amatori della Formula Uno), in un film ben scritto, con un bianco e nero efficace(allora nelle pellicole made in italy ma in genere made in Europe erano ancora in netta maggioranza), con la capacità di alternare il serio e il faceto, senza mai cadere nella dabbenaggine o nella volgarità gratuite. Da segnalare anche, in un film maggioritariamente(salvo De Filippo e Chiari, certo)romano e con carature romanesche"ben centrate", anche per l'apporto di due caratteirsti come Mario Riva e Riccardo Billi, come autori e regista abbiano saputo caratterizzare un luogo altrimenti identificato con la violenza e il terrore, talora con la morte, in una chiave totalmente diversa. Capacità rara, che il cinema italiano successivo e soprattutto odierno non ha più , in alcun modo, saputo ritrovare. El Gato
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