paolp78
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martedì 20 ottobre 2020
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favola natalizia in versione musicale
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Ottima pellicola che porta sul grande schermo uno dei grandi classici di Natale della cultura americana. La novella di Charles Dickens viene messa in scena in modo impeccabile: i personaggi e gli ambienti sono esattamente come il lettore se li immaginava e questo è certamente un pregio notevole dell'opera di Neame.
Molto azzeccata la scelta di ricorrere a numerose parti cantate e balletti: in effetti pare che la versione cinematografica del celebre racconto non avrebbe avuto la stessa ottima riuscita se non fosse stata realizzata in chiave musicale; inoltre questa scelta risulta azzeccatissima anche nell'esaltare lo spirito natalizio della favola.
Ineccepibile la scelta di Neame di restare fedele al testo letterario eccezion fatta per solo due lievissime digressioni: la prima riguarda il primo spettro, che è reso nel film come una donna anziana; la seconda è durante la visita del terzo spettro, in cui c'è una breve scena di Scrooge all'inferno dove peraltro incontra nuovamente il suo vecchio socio Marley, che invece nella versione originaria appariva solo all'inizio per preannunciare a Scrooge la visita dei tre fantasmi.
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Ottima pellicola che porta sul grande schermo uno dei grandi classici di Natale della cultura americana. La novella di Charles Dickens viene messa in scena in modo impeccabile: i personaggi e gli ambienti sono esattamente come il lettore se li immaginava e questo è certamente un pregio notevole dell'opera di Neame.
Molto azzeccata la scelta di ricorrere a numerose parti cantate e balletti: in effetti pare che la versione cinematografica del celebre racconto non avrebbe avuto la stessa ottima riuscita se non fosse stata realizzata in chiave musicale; inoltre questa scelta risulta azzeccatissima anche nell'esaltare lo spirito natalizio della favola.
Ineccepibile la scelta di Neame di restare fedele al testo letterario eccezion fatta per solo due lievissime digressioni: la prima riguarda il primo spettro, che è reso nel film come una donna anziana; la seconda è durante la visita del terzo spettro, in cui c'è una breve scena di Scrooge all'inferno dove peraltro incontra nuovamente il suo vecchio socio Marley, che invece nella versione originaria appariva solo all'inizio per preannunciare a Scrooge la visita dei tre fantasmi.
L'ambientazione ed i costumi sono perfetti; anch'essi contribuiscono all'ottima riuscita del film ed a quell'idea di fedeltà verso l'opera originale che costituisce il punto di forza della pellicola.
Il film conta su numerosi mezzi che vengono impiegati con sapienza e messi in risalto soprattutto nei bei balletti collettivi e nelle parti cantate. Queste ultime sono davvero piacevolissime, grazie a brani orecchiabili e molto ben eseguiti.
Gli interpreti non sono famosi, eccezion fatta per Albert Finney, che recita nella parte del protagonista, e per la partecipazione straordinaria dell'immenso Alec Guinness. Ciò precisato deve dirsi che il livello complessivo è davvero buonissimo, grazie ad attori che sebbene non famosi, come detto, sono certamente di grande abilità, esperienza e mestiere. Finney è perfetto nella parte e fornisce una interpretazione assolutamente convincente, con indiscutibili punte di genialità e pezzi di autentica bravura. Impressionante Alec Guinness, che era davvero un maestro e che infatti riesce a trovare le espressioni più indovinate anche per la parte del fantasma (recita nella parte di Marley, vecchio socio defunto del protagonista), riuscendo così pure con questo piccolo ruolo a lasciare il segno.
Consigliato specialmente sotto le feste di Natale.
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figliounico
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mercoledì 27 dicembre 2023
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musical convenzionale
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Ennesima trasposizione cinematografica di Canto di Natale di Dickens diretta da Ronald Neame nel 1970. Il film è una musical comedy convenzionale con una piacevole alternanza di cantato e di recitato e con un ottimo cast in cui spiccano Albert Finney, nella parte del protagonista, l’usuraio Ebenezer Scrooge, ed Alec Guinnes, in quella del fantasma del suo socio in affari, Jacob Marley. Nell’origine ebraica del nome Ebenezer qualcuno ha visto un altro indizio del supposto antisemitismo di Dickens, oltre a quello più conosciuto e rappresentato dal personaggio di Fagin in Oliver Twist. Comunque sia, ateo o ebreo che si ritenga Scrooge, la morale della favola è sempre la stessa ovvero che soltanto la conversione al vero spirito del Natale, ossia al cristianesimo, può salvare dalle pene eterne dell’inferno chi come il protagonista del racconto vive come un sordido infedele nel peccato.
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Ennesima trasposizione cinematografica di Canto di Natale di Dickens diretta da Ronald Neame nel 1970. Il film è una musical comedy convenzionale con una piacevole alternanza di cantato e di recitato e con un ottimo cast in cui spiccano Albert Finney, nella parte del protagonista, l’usuraio Ebenezer Scrooge, ed Alec Guinnes, in quella del fantasma del suo socio in affari, Jacob Marley. Nell’origine ebraica del nome Ebenezer qualcuno ha visto un altro indizio del supposto antisemitismo di Dickens, oltre a quello più conosciuto e rappresentato dal personaggio di Fagin in Oliver Twist. Comunque sia, ateo o ebreo che si ritenga Scrooge, la morale della favola è sempre la stessa ovvero che soltanto la conversione al vero spirito del Natale, ossia al cristianesimo, può salvare dalle pene eterne dell’inferno chi come il protagonista del racconto vive come un sordido infedele nel peccato. Neame si spinge anche oltre il puritanesimo di Dickens con un finale banalmente retorico ed aggiornato ai tempi nostri che ammicca ad un pubblico infantile con la trasfigurazione di Scrooge niente di meno che in Babbo Natale.
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mondolariano
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venerdì 20 maggio 2011
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può non piacere ma...
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Assurda o originale? Davvero strana mi sembra questa rivisitazione di uno dei più bei racconti della letteratura, che è riuscita a trasformare in un musical il simbolo della solitudine per antonomasia. Vedere il vecchio avaro che canta è una profanazione, un’assurdità che sradica il senso della storia. Ma, ripeto, può anche essere originale. Sfarzoso, scenografico e ridondante di colori, il film guarda la vicenda da un punto di vista diverso, distinto dalla misantropa semplicità descritta da Dickens. Può non piacere ma è da vedere, con uno Scrooge caricaturale, non evitato ma sbeffeggiato dai ragazzi del quartiere. Ottimo il volo notturno tra i fantasmi volanti, dove la nebbia è sostituita da un improbabile cielo stellato.
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Assurda o originale? Davvero strana mi sembra questa rivisitazione di uno dei più bei racconti della letteratura, che è riuscita a trasformare in un musical il simbolo della solitudine per antonomasia. Vedere il vecchio avaro che canta è una profanazione, un’assurdità che sradica il senso della storia. Ma, ripeto, può anche essere originale. Sfarzoso, scenografico e ridondante di colori, il film guarda la vicenda da un punto di vista diverso, distinto dalla misantropa semplicità descritta da Dickens. Può non piacere ma è da vedere, con uno Scrooge caricaturale, non evitato ma sbeffeggiato dai ragazzi del quartiere. Ottimo il volo notturno tra i fantasmi volanti, dove la nebbia è sostituita da un improbabile cielo stellato. Però i momenti di tristezza sono davvero tristi, come quando Scrooge canta una mesta canzone rimpiangendo l’amore perduto. Del tutto fuori luogo, invece, il finale all’inferno, che scade miseramente nel superficiale.
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