alessandra verdino
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venerdì 8 settembre 2006
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il cambiamento di un uomo
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Sono rimasta veramente strabiliata da questo film.
E' veramente incredibile la recitazione di Alain Delon, nei panni di un elegante antiquario coinvolto, suo malgrado, in una immane tragedia.
Questa è la storia di un uomo comune, che si trova catapultato, per destino, in un incubo Kafkiano. Il film è praticamente un monologo, recitato, più che con le parole, con i gesti e l'espressione del volto.
Da uomo cinico, desideroso soltanto di arricchirsi, piano piano diventa un uomo diverso, seguendo le mosse del secondo Mr. Klein, il vero ebreo. In ogni sequenza, il cambiamento diviene sempre più profondo, questo è veramente Kafka, e alla fine si immedesima talmente nel suo alter ego da andare incontro, quasi volontariamente, verso il campo di concentramento e la morte.
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Sono rimasta veramente strabiliata da questo film.
E' veramente incredibile la recitazione di Alain Delon, nei panni di un elegante antiquario coinvolto, suo malgrado, in una immane tragedia.
Questa è la storia di un uomo comune, che si trova catapultato, per destino, in un incubo Kafkiano. Il film è praticamente un monologo, recitato, più che con le parole, con i gesti e l'espressione del volto.
Da uomo cinico, desideroso soltanto di arricchirsi, piano piano diventa un uomo diverso, seguendo le mosse del secondo Mr. Klein, il vero ebreo. In ogni sequenza, il cambiamento diviene sempre più profondo, questo è veramente Kafka, e alla fine si immedesima talmente nel suo alter ego da andare incontro, quasi volontariamente, verso il campo di concentramento e la morte.
Non ho parole per pensare a questa situazione, che potrebbe accadere a ciascuno di noi(vedi il caso Tortora) e al problema dell'Olocausto.
L'Olocausto è stata, e sempre sarà, la più grande tragedia e vergogna dell'umanità. Non riesco neppure a pensare, a credere, che sia esistita una cosa del genere.
Tornando al film, Schindler'List era già un immenso capolavoro, ma Mr. Klein, a mio parere, è migliore.
Sotto l'aspetto di un fantastico thriller, si è coinvolti in una regia e in un'interpretazione eccezzionale.
Losey ci regala una Parigi piuttosto strana, immagini stupende della notte, inquadrature artistiche di volti ed ambienti, i ciottoli delle strade sempre bagnati dalla pioggia.
Delon è elegante, convincente, misurato e mai banale.
Una vera opera d'arte, la cui eleganza stilistica è immensa.
Un film per chi crede ancora che il cinema possa lasciare qualcosa dentro di noi e per chi ama trascorrere un pò di più di due ore in compagnia di un'opera di grande bellezza.
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parsifal
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mercoledì 10 ottobre 2018
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alter ego
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Film profondamente drammatico e pieno di pathos misto a suspence, diretto da J. Losey e ottimamente interpretato da Alain Delon, più malinconico che mai. Vinse tre Premi Cesar per miglior regia, miglior film e miglior scenografia. Affronta , in maniera forse non del tutto originale ma indubbiamente efficace,il tema ricorrente nella letteratura horror e non solo, l'esistenza di un doppelganger, un sosia , un altro da sè completamente speculare in tutto e per tutto, con tutto ciò che ne consegue , ovviamente. Robert Klein è un medico, ricco e cinico, che si dedica al commercio di antiquariato di elevato livello, sfruttando senza scrupoli di sorta , le circostanze avverse in cui si trovano ,a causa dell'occupazione nazista, gli appartenenti alla comunità ebraica.
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Film profondamente drammatico e pieno di pathos misto a suspence, diretto da J. Losey e ottimamente interpretato da Alain Delon, più malinconico che mai. Vinse tre Premi Cesar per miglior regia, miglior film e miglior scenografia. Affronta , in maniera forse non del tutto originale ma indubbiamente efficace,il tema ricorrente nella letteratura horror e non solo, l'esistenza di un doppelganger, un sosia , un altro da sè completamente speculare in tutto e per tutto, con tutto ciò che ne consegue , ovviamente. Robert Klein è un medico, ricco e cinico, che si dedica al commercio di antiquariato di elevato livello, sfruttando senza scrupoli di sorta , le circostanze avverse in cui si trovano ,a causa dell'occupazione nazista, gli appartenenti alla comunità ebraica. Senza alcuna remora né rimorso, acquista a poco prezzo e rivende al massimo del valore di mercato. Ma un giorno, il meccanismo si guasta e un granello di sabbia finisce nell'ingranaggio ,creando una serie di danni a catena. Viene recapitato all'indirizzo dell' astuto antiquario il periodico di cultura ebraica diffuso presso la comunità israelitica parigina, con una targhetta per il recapito che porta il suo nome. Deciso a chiarire l'equivoco , si rivolge alla polizia, e sarà proprio questo a complicare notevolmente le cose. Le forze dell'ordine indagheranno su di,lui, sospettandolo di essere un attivista antinazista. Dal canto suo , l'antiquario scorpre , dopo rocambolesche ricerche di avere un omonimo di origine ebraica che si batte per cacciare i nazisti dal patrio suolo. Inizia quindi una serie di peripezie e di inseguimenti volti a ristabilire la Verità. Ma la Verità non si mostra a comando e spesso non è come la si immagina. I due si sfioreranno senza incontrarsi mai e l'antiquario, in un momento di follia o di illuminazione , a seconda dei punti di vista, viene investito da un destino crudele al quale non intende sottrarsi. Anni prima ,interpretando il fiml " Tre Passi nel Delirio" delon affrontà un ruolo che aveva delle indiscutibili analogie, nell'episodio William Wilson. Intrigante e coinvolgente.
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matteo
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sabato 19 dicembre 2020
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la macchina come labirinto
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Mr. Klein non è uno sprovveduto, è un cinico antiquario, raffinato uomo parigino della classe media. Il Signor Klein fa affari d’oro approfittando della sistematica persecuzione antisemita che la macchina poliziesca dello Stato nazista coadiuvata dalla polizia francese sta mettendo in atto, ma da attore privilegiato e sicuro di sé anche lui verrà inghiottito per caso, per vendetta o per necessità nell’abominio dello sterminio. Ed è proprio questo il punto, cioè la spersonalizzazione dell’individuo nei meandri della macchina burocratica che qui si presenta col suo volto più feroce. Non è il doppio che viene paventato dal Sig Klein il tema portante del film, un doppio solo immaginato e mai realmente incontrato che diventa per Klein un’ossessione tale che lo spingerà ad autodenunciarsi e a diventare perseguibile e quindi a perdere lo status di privilegio che la storia gli aveva assegnato senza merito.
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Mr. Klein non è uno sprovveduto, è un cinico antiquario, raffinato uomo parigino della classe media. Il Signor Klein fa affari d’oro approfittando della sistematica persecuzione antisemita che la macchina poliziesca dello Stato nazista coadiuvata dalla polizia francese sta mettendo in atto, ma da attore privilegiato e sicuro di sé anche lui verrà inghiottito per caso, per vendetta o per necessità nell’abominio dello sterminio. Ed è proprio questo il punto, cioè la spersonalizzazione dell’individuo nei meandri della macchina burocratica che qui si presenta col suo volto più feroce. Non è il doppio che viene paventato dal Sig Klein il tema portante del film, un doppio solo immaginato e mai realmente incontrato che diventa per Klein un’ossessione tale che lo spingerà ad autodenunciarsi e a diventare perseguibile e quindi a perdere lo status di privilegio che la storia gli aveva assegnato senza merito. La nemesi di Robert Klein si compie al Velodrome, quando quasi volontariamente salirà sul treno per il nulla, rifiutando l’ultimo estremo salvagente portogli dal suo avvocato. Un gioiello quasi dimenticato, un film esemplare per il modo di raccontare lo smarrimento dell’uomo contemporaneo.
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giomo891
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giovedì 15 settembre 2022
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delon come marylin condannati bellezza giomo891
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Delon produttore di "se stesso", negli ultimi film, per questa opera, di notevole spessore, si avvalse del grande Joseph Losey (qualcuno sostiene che contribuì alla sceneggiatura anche Costa-Gravas) e si aspettava di trarne quel successo da tanto tempo atteso...un riconoscimento della critica e relativa consacrazione nella settima arte, non solo come "il bello che tutti amavano"; quello stesso successo ottenuto in altre opere, confezionategli su misura, da altri grandi registi (da Clement a Visconti da Melville a Deray , a Zurlini ecc.), dove gli si chiedeva soprattutto di essere, semplicemente, sé stesso, un personaggio introverso, duro, cupo ma semplice, facendo ricorso, come diceva Clement, al suo istinto animalesco ed al suo fisico più che un'interpretazione troppo complessa e un po' artefatta.
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Delon produttore di "se stesso", negli ultimi film, per questa opera, di notevole spessore, si avvalse del grande Joseph Losey (qualcuno sostiene che contribuì alla sceneggiatura anche Costa-Gravas) e si aspettava di trarne quel successo da tanto tempo atteso...un riconoscimento della critica e relativa consacrazione nella settima arte, non solo come "il bello che tutti amavano"; quello stesso successo ottenuto in altre opere, confezionategli su misura, da altri grandi registi (da Clement a Visconti da Melville a Deray , a Zurlini ecc.), dove gli si chiedeva soprattutto di essere, semplicemente, sé stesso, un personaggio introverso, duro, cupo ma semplice, facendo ricorso, come diceva Clement, al suo istinto animalesco ed al suo fisico più che un'interpretazione troppo complessa e un po' artefatta.
Per questa volta, no: era un' interpretazione studiata, mediata dal copione.
Forse ci riuscì, ma il suo pubblico non lo apprezzo', al pari dell'interpretazione di Un Amore di Swann.
Alain non accettò questa sua sconfitta e fu l'inizio del maturare della decisione di chiudere la sua carriera.
Robert Klein, un alsaziano di agiata famiglia, approfitta delle vessazioni operate dalla Francia collaborazionista di Petain contro gli Ebrei, per aumentare il proprio patrimonio di quadri ed altre opere d'arte. Una mattina si vede recapitare il giornale della comunità Ebraica, che reca sulla fascetta la stampigliatura del suo nome. Informa la Prefettura e viene così a conoscere l'esistenza di un suo omonimo, ricercato dalla polizia perchè semita, di cui si è persa negli ultimi tempi ogni traccia. Robert riesce a scoprire la stanza, che egli aveva prima in affitto. Intanto però i sospetti della prefettura cadono proprio su di lui. Gli si chiede di provare che nessuno dei suoi antenati era Ebreo. Il suo avvocato Pierre trova un acquirente di tutti i suoi beni e gli consegna un passaporto, con il quale possa tranquillamente emigrare. Proprio partendo, Robert individua la donna, che, per anni era stata compagna del suo omonimo. Ella si era fatta passare sotto vari nomi, Katye, Françoise, Isabelle... Da lei riesce a sapere che il suo amico Ebreo, in realtà, è sempre restato allo stesso indirizzo, sotto la complicità della portiera. Proprio nel momento in cui il suo avvocato ha in mano tutti i documenti per allontanare da lui ogni sospetto, il protagonista si trova accanto all'altro Robert Klein ed altri semiti, nello stesso vagone piombato in partenza verso la Germania.
Non basta l'esperienza del grande Losey, Alain, come Marylin condannati dalla loro eccessiva bellezza.
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