omeron
|
mercoledì 16 febbraio 2005
|
capolavoro di jodorowsky
|
|
|
|
L'anelito alla potenza, la sete di trscendere i limiti imposti all'uomo spingono nove uomini, fra i più potenti della terra, ad intraprendere un viaggio all ricerca dell'immortalità e di un potere che non ha pari. Una breve odissea spingerà così i protagonisti attraverso un viaggio iniziatico dove, attrverso vari inquietanti risvolti della realtà, vedranno lentamente affiorare alle loro menti che l'unica vera conquista è quella del proprio Io
|
|
[+] lascia un commento a omeron »
[ - ] lascia un commento a omeron »
|
|
d'accordo? |
|
vjarkiv
|
sabato 18 maggio 2013
|
...non siamo che immagini
|
|
|
|
Secondo cult-movie, dopo El Topo del 1970, del cineasta, nonché compositore, scenografo, costumista e attore-mimo cileno Jodorowsky. Mega-produzione voluta dall'allora manager dei Beatles Allen Klein. Action e barocchismi, blasfemia e ritualità alchemiche, sciamanesimo andino e atmosfere tibetane, filosofia psichedelica ed erotismo impregnante si intrecciano in un furore visivo che si adagia su un tappeto sonoro pertinente che costituisce un unicum inprescindibile. Grottesco e surreale quanto basta per lasciarsi trasportare da un flusso di immagini non sempre intelligibili e spesso volutamente disturbanti e non sempre convincenti. Più che mai vale per questo film l'aforisma di Baudelaire: glorifier le culte de l'image et l'esthétique, plus encore que la signification - glorificare il culto dell'immagine e dell'estetica più che il suo significato!
".
[+]
Secondo cult-movie, dopo El Topo del 1970, del cineasta, nonché compositore, scenografo, costumista e attore-mimo cileno Jodorowsky. Mega-produzione voluta dall'allora manager dei Beatles Allen Klein. Action e barocchismi, blasfemia e ritualità alchemiche, sciamanesimo andino e atmosfere tibetane, filosofia psichedelica ed erotismo impregnante si intrecciano in un furore visivo che si adagia su un tappeto sonoro pertinente che costituisce un unicum inprescindibile. Grottesco e surreale quanto basta per lasciarsi trasportare da un flusso di immagini non sempre intelligibili e spesso volutamente disturbanti e non sempre convincenti. Più che mai vale per questo film l'aforisma di Baudelaire: glorifier le culte de l'image et l'esthétique, plus encore que la signification - glorificare il culto dell'immagine e dell'estetica più che il suo significato!
"...questa vita è realtà?... no è un film, zoom indietro...non siamo che immagini, sogni, fotografie...questa è magia...la vita reale ci attende."
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vjarkiv »
[ - ] lascia un commento a vjarkiv »
|
|
d'accordo? |
|
staik�n
|
mercoledì 24 febbraio 2016
|
la forza della rappresentazione
|
|
|
|
"La montagna sacra" è decisamente uno dei film più disturbanti mai girati. Le immagini simboliche proposte sono talmente tante e talmente pregne che risulta praticamente impossibile comprendere tutto il film dopo una sola visione. E queste immagini sono immagini che restano, che non se ne vanno via così facilmente. E per fortuna. Alcune singole inquadrature o anche alcune sequenze, o scene intere, dovrebbero essere proiettate in qualche museo del cinema, tanta è la poesia e l'arte che racchiudono.
La trama del film è piuttosto atipica, ma avvincente: nove uomini, i più potenti del mondo, cercano l'immortalità.
[+]
"La montagna sacra" è decisamente uno dei film più disturbanti mai girati. Le immagini simboliche proposte sono talmente tante e talmente pregne che risulta praticamente impossibile comprendere tutto il film dopo una sola visione. E queste immagini sono immagini che restano, che non se ne vanno via così facilmente. E per fortuna. Alcune singole inquadrature o anche alcune sequenze, o scene intere, dovrebbero essere proiettate in qualche museo del cinema, tanta è la poesia e l'arte che racchiudono.
La trama del film è piuttosto atipica, ma avvincente: nove uomini, i più potenti del mondo, cercano l'immortalità. Sotto la guida di un maestro alchimista, intraprenderanno la strada per la montagna sacra, ma per giungervi, dovranno attraversare una catarsi climatica. Un poema insomma, un poema mistico, religioso, epico.
La scenografia è decisamente la parte migliore del film: i luoghi dove si svolgono le vicende e i costumi dei personaggi sono estremamente ben curati (specialmente questi ultimi), e conferiscono una forza incredibile alle immagini. Inoltre, certe scene prevedono una distribuzione degli attori sul set e dei movimenti da parte di questi che potrebbero essere considerate "coreografie", vi lascio guardare il film per capire cosa intendo dire.
La simbologia del film è talmente ricca e vasta che in pochi credo siano in grado di comprenderla appieno: la simbologia dei pianeti, quella degli animali, quella dei tarocchi sono riproposte continuamente durante lo svolgimento della trama, e ne sono parte integrante.
Misticismo, alchimia, religione, e una denuncia FORTISSIMA nei confronti della società moderna (a mio parere la denuncia calza ancora meglio con la società dell'oggi piuttosto che con quella degli anni '70). Questo è "La montagna sacra", un film che potrete adorare od odiare, vi turberà, vi lascerà perplessi, ma vi colpirà. Non lasciamo cadere nel dimenticatoio questa perla della Settima Arte.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a staik�n »
[ - ] lascia un commento a staik�n »
|
|
d'accordo? |
|
giulio andreetta
|
sabato 31 ottobre 2020
|
film sperimentale di jodorowsky
|
|
|
|
Film visionario di Jodorowsky, che con questa pellicola a mio avviso raggiunge l'apice dei suoi raggiungimenti artistici. E' un film molto originale, nel quale la narrazione appare veramente epica (da sottolineare l'enorme valore che assume in questo caso la scenografia e i magnifici costumi). E' sostanzialmente il racconto della tensione che anima l'uomo a ricercare da sempre l'immortalità. In questa pellicola il finale a sorpresa metterà in dubbio questa pretesa connaturata all'anima umana. Film consigliatissimo perché possiede anche un valore filosofico e di profondità notevole.
[+]
Film visionario di Jodorowsky, che con questa pellicola a mio avviso raggiunge l'apice dei suoi raggiungimenti artistici. E' un film molto originale, nel quale la narrazione appare veramente epica (da sottolineare l'enorme valore che assume in questo caso la scenografia e i magnifici costumi). E' sostanzialmente il racconto della tensione che anima l'uomo a ricercare da sempre l'immortalità. In questa pellicola il finale a sorpresa metterà in dubbio questa pretesa connaturata all'anima umana. Film consigliatissimo perché possiede anche un valore filosofico e di profondità notevole. 4 stelline
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giulio andreetta »
[ - ] lascia un commento a giulio andreetta »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
martedì 24 novembre 2020
|
jodorowsky grande"illusore"
|
|
|
|
"The Holy Mountain"(Alejandro Jodorowsky, autore ovviamente di tutto, soggetto, sceneggiatura, produttore, protagonista nella parte dell'"achimista", 1973)è uno di quei film che"si dovrebbe vedere", o che conviene rivedere in ogni caso. Jodorowsky, fondatore con ROland Topor e Fernando Arrabal del"mouvement panique", neo-surrealista, autore e regista teatrale, scenografo, teorico dei tarocchi come anche della psicomagia, musicista, scrittore e tanto altro, naturalmente molto impegnato nel cinema con vari film)è uno di quei personaggi di cui bisogna"dubitare", ma in maniera critica e feconda, ossia assorbire quanto di beffardo e di caustico è nell'operare di questo intellettuale assolutamente atipico(anche ben più degli stessi compagnons de route Arrabal e Topor), "apolide"(nato in Cile, è però di origini ebraico-ucraine), nemico di dogmi codificati.
[+]
"The Holy Mountain"(Alejandro Jodorowsky, autore ovviamente di tutto, soggetto, sceneggiatura, produttore, protagonista nella parte dell'"achimista", 1973)è uno di quei film che"si dovrebbe vedere", o che conviene rivedere in ogni caso. Jodorowsky, fondatore con ROland Topor e Fernando Arrabal del"mouvement panique", neo-surrealista, autore e regista teatrale, scenografo, teorico dei tarocchi come anche della psicomagia, musicista, scrittore e tanto altro, naturalmente molto impegnato nel cinema con vari film)è uno di quei personaggi di cui bisogna"dubitare", ma in maniera critica e feconda, ossia assorbire quanto di beffardo e di caustico è nell'operare di questo intellettuale assolutamente atipico(anche ben più degli stessi compagnons de route Arrabal e Topor), "apolide"(nato in Cile, è però di origini ebraico-ucraine), nemico di dogmi codificati. Qui, in questo film, dopo tutta la faticosissima ascesa(quasi una"subida al cielo")che coinvolge anche un "ladro"(l'intenso Horacio Salinas, scelto certamente anche perché sembra Gesù), la stessa ascesa-conquista per molti personaggi si rivela un qualcosa che non porta in alcun modo alla"conoscenza assoluta", alla visio mystica o ad altro, ma ad un sostanziale scacco. Per questo mi permettevo, scherzando ma neppure troppo, di dire che si tratta di un'"illusisone", quasi di una beffa che don Alejandro fa allo spettatore troppo intensamente concerntrato nell'attesa(è successo a me, all'epcoa della prima, vedendo il film da ragazzo, ma credo a tanti, con eslcusione dei più"scaltriti-avvertiti")di qualcosa che trascenda le esperienze consuete ma anche un'attesa da film-thirller o comunque lo si voglia definire, cosa che"The Holy Mountain"non p per nulla, ovviamente. Credo che non occorra insistere, salvo ricordare che il surrealismo(se volete neo.o post-surrealismo, visto il décalage storico che separa questo film come altre opere dei tre "moshcittieri"considerati, rispetto al surrealismo storico, in qualche modo già in crisi verso metà degli anni 1930)e dunque il continuo faux semblant. il trompe-l'-oeil, che percorre letteralmnete il film fino allo"svelamento"finale, che è delusione solo se si parte da premesse dogmatiche, fisse, aprioristicamente stabilite per una falsa riflesisone fatta vedendo il film prima che si arrivi al finale. Film non proprio"aspro"(intendo per la sua comprensione)ma che non è neppure una"mera passeggiata"per chi voglia capire tutto senza avere gli strumenti, non dico"teorici"ma"intellettivi"per capirlo, per chi abbia , appunto, degli "a priori"da applicare a ogni pié sospinto. per chi non sappia resistere alla tentazione"irresistibile"di etichettare tutto, di comprenderlo senza guardare e senza seguire i dialoghi, che non sono certo"sovrabbondanti", ma comunque densi e appunto da ascoltare con attenzione, pena un"arrivo alla conclusione"che non sia confacente a quanto si vede e si "comprende", dove il termine dovrebbe appunto abbracciare la totalità delle percezioni e la loro rielaborazione intellettiva. Un film"visivo-acustico"che potenzialmente, però, attiva anche tutti gli altri sensi, in un'esperenza sinestesica realizzata, ormai, 48 anni fa. El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
fabio leone (enna)
|
martedì 30 maggio 2006
|
l'immortalità è un feticcio: paura di vivere
|
|
|
|
l'immaginario di Jodorowsky spazia dall'asettico modernariato classico di fine anni sessanta (carico di immagini evocative) al caricaturale fascino dell'alchimia mitologica, dal simbolico post-freudiano all'analogia pittorica manierista. Un viaggio attraverso le fobie fisiche (non le reali paure), la deformazione: quasi una superstizione "carnascialesca". Praticamente un'enorme clip video carica di angoscia visiva...
ma è praticamente raschiato fino alla fezza il vaso di Pandora e la ricerca della vita eterna perde assolutamente il valore iniziale di redenzione dalla fisicità. La più grande freddura mai vista: lo sberleffo finale ricorda a chiunque si è illuso di seguire il passo del film che la morte forse è necessaria in quanto disoluzione:
morte : liberazione = vita : dolore (e disperazione)
l'orrore della vacuità, la voglia di dissolversi nella nuda terra (rosicato dalle formiche) svanisce con la pernacchia finale; il momento in cui il pubblico resta inevitabilmente deluso ma con lo stesso sorriso a 32 denti del regista che magari non intendeva altro che dire: l'immortalità è un feticcio.
[+]
l'immaginario di Jodorowsky spazia dall'asettico modernariato classico di fine anni sessanta (carico di immagini evocative) al caricaturale fascino dell'alchimia mitologica, dal simbolico post-freudiano all'analogia pittorica manierista. Un viaggio attraverso le fobie fisiche (non le reali paure), la deformazione: quasi una superstizione "carnascialesca". Praticamente un'enorme clip video carica di angoscia visiva...
ma è praticamente raschiato fino alla fezza il vaso di Pandora e la ricerca della vita eterna perde assolutamente il valore iniziale di redenzione dalla fisicità. La più grande freddura mai vista: lo sberleffo finale ricorda a chiunque si è illuso di seguire il passo del film che la morte forse è necessaria in quanto disoluzione:
morte : liberazione = vita : dolore (e disperazione)
l'orrore della vacuità, la voglia di dissolversi nella nuda terra (rosicato dalle formiche) svanisce con la pernacchia finale; il momento in cui il pubblico resta inevitabilmente deluso ma con lo stesso sorriso a 32 denti del regista che magari non intendeva altro che dire: l'immortalità è un feticcio....vivete e morite: nessuno trasformerà la vostra merda in oro!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabio leone (enna) »
[ - ] lascia un commento a fabio leone (enna) »
|
|
d'accordo? |
|
|