faber
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martedì 28 agosto 2007
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citti: lo specchio dell'anima
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Questo è un film interamente predominato dall'epica.Epica è la durata, epica perchè non c'è un solo protaginista, epica perchè appare un pò come una parabola, epica perchè c'è Poesia, per i suoi personaggi, che hanno tutti da dipingere un'umanità o parti bune di essa. Il linguaggio, i dialoghi solenni, tragicomici, esistenziali, popolara esistenziali, la creme de la creme, insomma. Di quei film che riflettono la realtà, anche se fanno tutta l'arte che dalla realtà umana, nel senso pià catarchico del termine, dovrebbe distaccarsi di più. La cinepresa si muove per spazi cosmici rarefatti, intangibili, trasognati, eppure così vicini, così veri e quotidiani. Forse perchè tutta la poesia raffigurata è veramente qulla che esiste nei meandri del nostro animo.
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Questo è un film interamente predominato dall'epica.Epica è la durata, epica perchè non c'è un solo protaginista, epica perchè appare un pò come una parabola, epica perchè c'è Poesia, per i suoi personaggi, che hanno tutti da dipingere un'umanità o parti bune di essa. Il linguaggio, i dialoghi solenni, tragicomici, esistenziali, popolara esistenziali, la creme de la creme, insomma. Di quei film che riflettono la realtà, anche se fanno tutta l'arte che dalla realtà umana, nel senso pià catarchico del termine, dovrebbe distaccarsi di più. La cinepresa si muove per spazi cosmici rarefatti, intangibili, trasognati, eppure così vicini, così veri e quotidiani. Forse perchè tutta la poesia raffigurata è veramente qulla che esiste nei meandri del nostro animo. E se rarefatta sembrava all'epoca della sua uscita, ancora di più lo appare oggi, che la vera umanità, coi nostri sentimenti, le nostre elucubrazioni e problematiche materiali, nel significato più mero della parola (la Fame, senza figure retoriche)è respinta a calci dentro di noi, dalla società dello pseudo-benessere e del consumismo. L'espressione proverbiale "Gli occhi sono lo specchio dell'anima", dovrebbe cambiare, oggi, in "Gli occhi e "Il minestrone" di Citti, sono lo specchio dell'anima!" Introvabile in dvd, ovviamente, e passa in t.v. ogni morte di papa, per opera del grandissimo fuori orario, perchè altrimenti... Scandaloso! Sembra che la società moderna, corroborando la mia visione, insieme alla nostra anima abbia cercato di sotterrare anche questa pellicola, che, come già detto, pare che siano indissolubilmente collegate.
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reservoir dogs
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giovedì 6 gennaio 2011
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il calderone di un italia in crisi
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I due vagabondi Francesco (Citti) e Giovanni (Davoli), sono alla continua ricerca di cibo; conoscono il Maestro (Benigni) che gli insegna a "fare il vento" dopo aver mangiato nei ristoranti, ogni volta diversi.
Iniziano un viaggio da Roma alla Toscana per passare in luoghi sempre più surreali per arrivare poi alla tanto sognata "Terra promessa"alla giuda di un Cicerone Dantesco (Gaber), con due flebo come pastorale, dove tutti i poveri e gli affamati hanno forse, molto più di un piatto di minestra.
Nel calderone di un Italia in crisi bolle un minestrone con degli ingredienti che provengono da ogni regione ed estrazione sociale, creando una ricetta unica ed irripetibile.
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I due vagabondi Francesco (Citti) e Giovanni (Davoli), sono alla continua ricerca di cibo; conoscono il Maestro (Benigni) che gli insegna a "fare il vento" dopo aver mangiato nei ristoranti, ogni volta diversi.
Iniziano un viaggio da Roma alla Toscana per passare in luoghi sempre più surreali per arrivare poi alla tanto sognata "Terra promessa"alla giuda di un Cicerone Dantesco (Gaber), con due flebo come pastorale, dove tutti i poveri e gli affamati hanno forse, molto più di un piatto di minestra.
Nel calderone di un Italia in crisi bolle un minestrone con degli ingredienti che provengono da ogni regione ed estrazione sociale, creando una ricetta unica ed irripetibile.
Sergio Citti riesuma a sei anni dalla morte di Pasolini, la sua poetica, il suo stile, la sua critica sociale, la sua particolare attenzione al mondo del sottoproletariato; attraverso la continua ricerca di cibo per la sopravvivenza: "In fondo che è la fame: n'vizio; n'impressione"(Accattone).
Epopea di affamati in viaggio per "qualcosa di meglio" che non c'é. Ne esiste un versione trasmessa in tv divisa in tre parti da 171' circa (molto più bella).
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