leo
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giovedì 11 settembre 2008
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un modo di vedere gli anni 70
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E' un film che mette a fuoco un aspetto degli anni 70, cioè l'esplodere anche in Italia di una violenza efferata e soprattutto diffusa di stile americano. Ciò x non menzionare quella politica di stampo diverso e non così efferata. Ricordiamo il delitto del Circeo come esempio di ciò cui fa riferimento il film. Il titolo è emblematico in quando davvero il mondo delle forze dell'ordine e della magistratura era inadatto a rispondere a questo genere di violenza, abituato ad avere a che fare con rari casi di violenza privata anche feroce ma circoscritta a fattispecie tipiche o alla classica "banda del buco", che raramente uccideva o feriva in modo grave. La banda della Magliana, Vallanzasca, i rapimenti ed i festini in villa con stupro e droga, resero evidenti i limiti di una giustizia ancora oggi considerata "buonista": all'epoca anche motivi politici - non soffiare sul fuoco della contestazione anarchica e spesso violenta con gesti antisociali, la presa di posizione di sinistre e radicali a favore dei criminali visti come "vittime della società" - non si doveva calcare la mano nelle pene e soprattutto reprimere metodi decisi nella polizia e nei carabinieri, in primis l'uso delle armi anche fosse solo difensivo.
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E' un film che mette a fuoco un aspetto degli anni 70, cioè l'esplodere anche in Italia di una violenza efferata e soprattutto diffusa di stile americano. Ciò x non menzionare quella politica di stampo diverso e non così efferata. Ricordiamo il delitto del Circeo come esempio di ciò cui fa riferimento il film. Il titolo è emblematico in quando davvero il mondo delle forze dell'ordine e della magistratura era inadatto a rispondere a questo genere di violenza, abituato ad avere a che fare con rari casi di violenza privata anche feroce ma circoscritta a fattispecie tipiche o alla classica "banda del buco", che raramente uccideva o feriva in modo grave. La banda della Magliana, Vallanzasca, i rapimenti ed i festini in villa con stupro e droga, resero evidenti i limiti di una giustizia ancora oggi considerata "buonista": all'epoca anche motivi politici - non soffiare sul fuoco della contestazione anarchica e spesso violenta con gesti antisociali, la presa di posizione di sinistre e radicali a favore dei criminali visti come "vittime della società" - non si doveva calcare la mano nelle pene e soprattutto reprimere metodi decisi nella polizia e nei carabinieri, in primis l'uso delle armi anche fosse solo difensivo. L'opinione pubblica invece invocava i metodi duri e si riconosceva nei commissari alla Callaghan (negli Usa i problemi legati ad una criminalitè feroce erano da sempre in prima pagina, ma soprattutto dopo il 68 anche laggiù la svolta politica "buonista" si era fatta sentire per tramontare con l'era Reagan; quindi ecco il riscatto su celluloide con l'ispettore tutto d'un pezzo). Una testimonianza quindi di parte del clima degli anni 70, in quanto non si possono certo ridurre a questo, hanno portato ben altro e di positivo: di questo aspetto sono testimoni le varie commedie spensierate e libertine.
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vinny d
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giovedì 28 febbraio 2013
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milano odia :il precursore di tarantino
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affresco sulla milano nera degli anni 70 :rapine ,stupri , uccisioni,rapimenti tutto questo commentato dalla malinconica musica di morricone.Molte sono le affinità con il prototipo americano "ispettore callaghan il caso scorpio è tuo" ma questo gli è di gran lunga superiore sia per il virtuosismo del montaggio che per la crudezza delle scene di violenza tanto da paragonarsi ad arancia meccanica per la scena nella villa.A seguire le folle gesta di milian c'è un henry silva nella sua interpretazione migliore mai così glaciale e determinato tanto da fare invidia al più cupo dei clint eastwood.Il finale amaro spesso ricorrente nel poliziesco nostrano verrà come dicevo prima ripreso dal prototipo americano, e inoltre il grande doppiatore italiano nando gazzolo che qui dà la voce a silva la darà anche a eastwood per il sovracitato film.
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affresco sulla milano nera degli anni 70 :rapine ,stupri , uccisioni,rapimenti tutto questo commentato dalla malinconica musica di morricone.Molte sono le affinità con il prototipo americano "ispettore callaghan il caso scorpio è tuo" ma questo gli è di gran lunga superiore sia per il virtuosismo del montaggio che per la crudezza delle scene di violenza tanto da paragonarsi ad arancia meccanica per la scena nella villa.A seguire le folle gesta di milian c'è un henry silva nella sua interpretazione migliore mai così glaciale e determinato tanto da fare invidia al più cupo dei clint eastwood.Il finale amaro spesso ricorrente nel poliziesco nostrano verrà come dicevo prima ripreso dal prototipo americano, e inoltre il grande doppiatore italiano nando gazzolo che qui dà la voce a silva la darà anche a eastwood per il sovracitato film.Una menzione speciale a Milian davvero straordinario ai limiti dell autoparodia e anche ai fidi artigiani del poliziottesco di cui si ricordano :luciano catenacci,nello pazzafini ray lovelock,tom felleghi,giuseppe castellano,vittorio sancisi ,vittorio pinelli e tanti altri ancora che attribuiscono al film più scorrevolezza e gli danno una marcia in più.Efficiente e brutale la regia di lenzi con venature noir e calata in un clima d angoscia dove può succedere di tutto all'improvviso.Prodotto cult e di ottima fattura non il migliore del genere però tra quelli più belli.Cinema casereccio ma come oggi non se ne fa più
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liner
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venerdì 5 novembre 2010
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gli anni di piombo:la violenza non è solo politica
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Il film rende conto dell'aspetto sociale della violenza durante gli Anni di piombo in Italia. L'incontrollabile spirale di odio ed efferatezza non si tinge solo di aspetti ideologici e politici. La situazione economica difficoltosa e l'instabilità politica complicata dalle conquiste sessantottine, creano vuoti di potere e sprigionano le latenze criminali. Giulio Sacchi, di per sè criminale senza scrupoli, inserisce la propria personalità deviata in questo sistema di tutele mancate da parte dello Stato. Prima nei confronti del benessere del cittadino comune impoverito e abbandonato a se stesso e poi nei confronti del cittadino vittima di reati. Il protagonista infatti sviluppa drammaticamente un complesso di inferiorità nel paragone con i benestanti, che striscia in tutta la società squarciata a metà tra poveri e ricchi.
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Il film rende conto dell'aspetto sociale della violenza durante gli Anni di piombo in Italia. L'incontrollabile spirale di odio ed efferatezza non si tinge solo di aspetti ideologici e politici. La situazione economica difficoltosa e l'instabilità politica complicata dalle conquiste sessantottine, creano vuoti di potere e sprigionano le latenze criminali. Giulio Sacchi, di per sè criminale senza scrupoli, inserisce la propria personalità deviata in questo sistema di tutele mancate da parte dello Stato. Prima nei confronti del benessere del cittadino comune impoverito e abbandonato a se stesso e poi nei confronti del cittadino vittima di reati. Il protagonista infatti sviluppa drammaticamente un complesso di inferiorità nel paragone con i benestanti, che striscia in tutta la società squarciata a metà tra poveri e ricchi. Si sente vittima di un sistema che non dà possibilità a chi nasce in condizioni economiche disagiate; anche se in realtà sfrutta questo pretesto per innescare e sfogare la propria personalità delittuosa, come se i suoi omicidi (e soprattutto quelli causati da futili motivi) fossero la vendetta contro gli altri per la sua vita disadattata e così piena di sofferenza. L'ambizione dell'arricchimento, a questo punto legittima in cuor suo, giustifica i suoi misfatti e la storia sembra timidamente e parzialmente assolverlo in questo senso. In verità emerge dalle sequenze il profilo trucido e cinico di un uomo manifesto dell'emarginazione e del degrado di una società da condannare che si autocondanna. E' il ritratto di un paese esasperato dalla propria ferocia che risponde alla violenza con altra violenza, dimenticando qualsivoglia rigore etico o senso del limite: l'omicidio finale ne è la prova: -la polizia non può sparare- ma spara ugualmente perchè ciò che le regole non permettono viene colmato dalla giustizia personale e illegale.
Tra sceriffi, malviventi e giustizieri della notte, l'opinione pubblica osserva inerme, intrisa di senso comune e terrore. La fine tristemente realista e pessimista potrebbe essere il manifesto di questi anni, per ciò il film assume rilevanza storica come testimonianza di un profondo dissidio interno alla nazione che, come la pellicola esplicita, appare insanabile e destinato a peggiorare.
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fedeleto
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lunedì 26 gennaio 2015
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milian odia, il pubblico non puo criticare
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Giulio sacchi è un criminale ambizioso che rapisce la figlia di un ricco industriale, lasciando dietro di se in cumulo di morti, vittime della sua ferocia paranoica.Il commissario farà giustizia andando oltre la legge.Lenzi (Milano rovente, spasmo, paranoia) dirige il suo capolavoro, merito anche dell'ottima sceneggiatura di Ernesto Gastaldi.La pellicola si incentra sulla criminalità cinica e violenta che assale Milano e Giulio Sacchi interpretato da un Tomas Milian straordinario, tanto folle da sembrare comico, e' decisamente un film da antologia.Bravo anche Silva nella parte del commissario idealista.Interessanti comunque anche alcuni simboismi come la scena finale in cui il commissario uccide Sacchi vicino l'immondizia (una chiara metafora dei rifiuti della società).
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Giulio sacchi è un criminale ambizioso che rapisce la figlia di un ricco industriale, lasciando dietro di se in cumulo di morti, vittime della sua ferocia paranoica.Il commissario farà giustizia andando oltre la legge.Lenzi (Milano rovente, spasmo, paranoia) dirige il suo capolavoro, merito anche dell'ottima sceneggiatura di Ernesto Gastaldi.La pellicola si incentra sulla criminalità cinica e violenta che assale Milano e Giulio Sacchi interpretato da un Tomas Milian straordinario, tanto folle da sembrare comico, e' decisamente un film da antologia.Bravo anche Silva nella parte del commissario idealista.Interessanti comunque anche alcuni simboismi come la scena finale in cui il commissario uccide Sacchi vicino l'immondizia (una chiara metafora dei rifiuti della società).Una pellicola di forte impatto e con una dose di violenza superiore ai suoi simili fratelli poliziotteschi.Un capolavoro in cui Lenzi trova la sua massima espressione.
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paolo 67
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venerdì 11 maggio 2012
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neri anni d'italia
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Forse il più violento poliziesco all'italiana mai girato, considerato uno dei migliori in assoluto dal genere sia dalla critica che dal pubblico. I film violenti si erano affermati in anni in cui il pubblico aveva bisogno di una catarsi rispetto alla violenza e alle insicurezze sociali, attraverso una scarica delle stesse nello spettacolo. Interpretato da attori del calibro di Henry Silva nei panni di un commissario freddo e determinato e Tomas Milian, in quelli di un assassino psicopatico folle, incredibilmente violento, così esasperato nella sua ferocia che solo un attore bravissimo (che aveva lavorato con registi tra i più grandi) come Milian poteva renderlo in maniera convincente e realistica (si aiutò nell'espressività coll'alcool e qualche pillola).
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Forse il più violento poliziesco all'italiana mai girato, considerato uno dei migliori in assoluto dal genere sia dalla critica che dal pubblico. I film violenti si erano affermati in anni in cui il pubblico aveva bisogno di una catarsi rispetto alla violenza e alle insicurezze sociali, attraverso una scarica delle stesse nello spettacolo. Interpretato da attori del calibro di Henry Silva nei panni di un commissario freddo e determinato e Tomas Milian, in quelli di un assassino psicopatico folle, incredibilmente violento, così esasperato nella sua ferocia che solo un attore bravissimo (che aveva lavorato con registi tra i più grandi) come Milian poteva renderlo in maniera convincente e realistica (si aiutò nell'espressività coll'alcool e qualche pillola). Lenzi carica il film sempre più di violenza fino alla catarsi finale dell'eliminazione del mostro “quasi umano” come recita il titolo straniero del film. Molte scene da antologia: il film, particolarmente feroce e teso, rende esattamente il clima di angoscia dell'Italia quegli anni, lacerata dagli scontri di classe e pervasa da un clima di incertezza e disordine. Il film rifletteva la gran parte della pubblica opinione per cui la legge era troppo permissiva e garantista. Servito dalla sceneggiatura tesa di Ernesto Gastaldi e dalla grandissima colonna sonora di Ennio Morricone, ossessiva e angosciante. Milian interpreta in modo affascinante un personaggio repellente, vile quanto spietato. Lenzi sottolinea però che, per quanto aberrante, anche un personaggio simile ha la radice dei suoi crimini (senza giustificarli) e della sua personalità delirante nell'ingiustizia di una società che gli appare misurare tutto solo col denaro. Non a caso quando Milian interpreterà un cattivo meno repellente, una specie di ribelle antiborghese iconoclasta in una dimensione di contestazione globale in ROMA A MANO ARMATA, buona parte del pubblico simpatizzerà con lui.
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