Nel 1968 Thaddeus Beaumont è un bambino (Patrick Brannan) che soffre di improvvise e lancinanti emicranee che a fatica sopporta, almeno fino a che un giorno, una crisi più acuta avuta di fronte all propria casa prima di salire sullo scuolabus spinge la famiglia a farlo operare d'urgenza per la rimozione di quello che si presumeva fosse un tumore al cervello. Tuttavia, quando i chirurghi aprono il suo cranio scoprono che ciò che angoscia il piccolo Thad non è un tumore, o almeno non un tumore in senso stretto, ma le parti fisiche (occhio, denti, e molto altro) di un gemello mai nato e assorbito nel proprio organismo, che sembra aver ricominciato a crescere.
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Nel 1968 Thaddeus Beaumont è un bambino (Patrick Brannan) che soffre di improvvise e lancinanti emicranee che a fatica sopporta, almeno fino a che un giorno, una crisi più acuta avuta di fronte all propria casa prima di salire sullo scuolabus spinge la famiglia a farlo operare d'urgenza per la rimozione di quello che si presumeva fosse un tumore al cervello. Tuttavia, quando i chirurghi aprono il suo cranio scoprono che ciò che angoscia il piccolo Thad non è un tumore, o almeno non un tumore in senso stretto, ma le parti fisiche (occhio, denti, e molto altro) di un gemello mai nato e assorbito nel proprio organismo, che sembra aver ricominciato a crescere.
Dopo l'operazione, la vicenda fa un salto di 23 anni a quando Thaddeus Beaumonti (Timothy Hutton) è diventato ormai un novellista affermato, che scrive i suoi racconti sotto lo pseudonimo di George Stark. Il suo idillio però viene bruscamente interrotto quando un losco individuo scopre l'arcano della sua astuta trovata commerciale e inizia a ricattarlo. Il protagonista sceglie però di non cedere a quel vile ricatto e decide di uscere allo scoperto, e con una macabra trovata pubblicitaria rende nota la morte di George Stark, organizzando anche una finta sepoltura, con lapide compresa.
Ma il "defunto" non gradirà affatto quell'assurda messinscena e inizierà a vendicarsi con tutti i colpevoli.
Il maestro dell'horror George A. Romero costruisce, da un brillante racconto di Stephen King, un prodotto però di scarso di interesse se non per la macabra idea iniziale. Nulla da eccepire alla regia, come sempre attenta e appassionata. Tuttavia, come spesso accade con i racconti di Stephen King (e non solo con quelli), questi perdono molto nella trasposizione cinematografica dove si smarrisce quel ricorso all'immaginazione che al contrario di un testo scritto, un film non riesce quasi mai a riprodurre, finendo così per appiattire la narrazione ad una storiella di scarso appeal per lo spettatore.
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