alan j-k-68 tasselli (luca comanducci)
|
lunedì 24 ottobre 2005
|
una cinica, spiazzante celebrazione dell'effimero
|
|
|
|
'L'INVENZIONE DI MOREL' secondo Alan J-K-68 Tasselli
Sappiate che 'L'INVENZIONE DI MOREL' (Emidio Greco, Italia, 1974) è una delle pellicole più turbanti e diabolicamente subliminali alle quali mi sia mai capitato di assistere. Tratto da un celebre romanzo di Adolfo Bioy Casares, il film di Greco è una cinica, spiazzante celebrazione dell'effimero, o, ancora meglio, dell'innata superbia dell'uomo, egli magistrale sintesi di infinita vanità devoto ad un inconvertibile principio di autodistruzione. Una pellicola raramente ipnotica, devastante nel suo lento susseguirsi di enigmi ed inquietanti stranezze, culminanti nell'agghiacciante (quale termine più indicativo?...) scoperta di un mondo che sembrava essere ma non è, di persone che non sono persone; fino a quel punto i personaggi e relativi intrallazzi da borghesucci-snob d’alta società, avevano funto da spartiacque tra allucinazione e realtà, inquietudine e certezza, vita e sogno.
[+]
'L'INVENZIONE DI MOREL' secondo Alan J-K-68 Tasselli
Sappiate che 'L'INVENZIONE DI MOREL' (Emidio Greco, Italia, 1974) è una delle pellicole più turbanti e diabolicamente subliminali alle quali mi sia mai capitato di assistere. Tratto da un celebre romanzo di Adolfo Bioy Casares, il film di Greco è una cinica, spiazzante celebrazione dell'effimero, o, ancora meglio, dell'innata superbia dell'uomo, egli magistrale sintesi di infinita vanità devoto ad un inconvertibile principio di autodistruzione. Una pellicola raramente ipnotica, devastante nel suo lento susseguirsi di enigmi ed inquietanti stranezze, culminanti nell'agghiacciante (quale termine più indicativo?...) scoperta di un mondo che sembrava essere ma non è, di persone che non sono persone; fino a quel punto i personaggi e relativi intrallazzi da borghesucci-snob d’alta società, avevano funto da spartiacque tra allucinazione e realtà, inquietudine e certezza, vita e sogno. La scena in cui il naufrago (Giulio Brogi), nascosto al di sotto di una roccia in riva al mare, si sveglia di soprassalto in quanto 'disturbato' da una musica 'vintage', fornisce un primo impatto di quell’atmosfera straniante e raccapricciante prossima ad impadronirsi della pellicola. A suo modo 'psichedelico' nella sua incertezza temporale, meravigliosamente lisergico nelle sue continue sospensioni emotive: Greco è magistrale nel diluire lentamente il film tramutandolo, man mano che il tempo scorre, in un inesplicabile plot kafkiano, all'interno del quale sembra regnare l'assurdo, l'inverosimile, l’inspiegabile.
Figura centrale della pellicola è Morel (John Steiner), uno stravagante inventore le cui movenze e parole formano una spessa cortina di mistificazione ed al contempo impenetrabile misteriosità: ferocemente ambiguo nelle sue affermazioni, è il personaggio che domina per magnetismo scenico ed angosciosa presenza fisica. Nasconde un segreto orribile, ma pare non preoccuparsene affatto: è il primo inequivocabile segno di innata superbia in un uomo senza scrupolo alcuno, un uomo che ha la formidabile presunzione di credere l’immortalità possa essere ‘incastrata’ dalla scienza attraverso un’infernale macchina di sua creazione: appunto, ‘l’invenzione’ che dà il titolo a film e romanzo. Un affronto a Madre Natura, prima che ai limiti della scienza stessa (ma in fondo vogliono dire la stessa cosa: là dove la scienza fallisce iniziano le incorruttibili leggi della natura: impossibile tentare di scavalcarle, o, come nel caso di Morel, di oltraggiarle).
‘L’INVENZIONE DI MOREL’ potrebbe benissimo fungere da originale excursus metacinematografico, in quanto ‘schermo’ in cui si alternano finzione, edonismo, illusione, effimero: la realtà (rappresentata dal naufrago) si sovrappone alle proiezioni ‘iniettate’ sull’isola dalla macchina di Morel: è come se uno spettatore tentasse di ‘penetrare’ attraverso le immagini di un film proiettato in una sala cinematografica, per poi ‘flirtare’ con i suoi stessi protagonisti: l’immortalità viene dipinta come chimera dell’uomo, essa supremo sinonimo di capriccio, tentazione, superficialità, avidità, lussuria, super-omismo, mitomania, ‘non-valori’ che costituiscono l’essenza morale di Morel, ma al contempo elementi-cardine formanti quel mondo ovattato che è il Cinema. Magistrale testimonianza dell’impossibile interazione tra realtà ed illusione (e chiave di interpretazione del film) è la dichiarazione d’amore che il naufrago porge a Faustine (Anna Karina), donna dalla personalità oscura ed enigmatica, anch’ella un’illusione frutto dell’invenzione di Morel. Nonostante il fuggiasco ad un certo punto riesca a svelare l’arcano, oramai è troppo tardi per tornare indietro: Faustine, o meglio, la sua proiezione programmata all’infinito, è divenuta ossessione pura del Nostro: un’’ossessione’ tipicamente ‘cinematografica’, alla stessa maniera dello spettatore che si innamora perdutamente della sua eroina in celluloide, ma impossibilitato nel raggiungerla, nel poterla toccare e condividere con lei il suo sentimento: irraggiungibilità che sfocia nella frustrazione di un uomo incapace di rinunciare alle proprie stupide, assurde illusioni, per poi abbandonarsi a cieche, sciocche utopie, fino ad annullare completamente se stesso.
Ma il Cinema, forse, non è tutto questo?…
ALAN J-K-68 TASSELLI (LUCA COMANDUCCI)
Questo testo è depositato presso www.neteditor.it e quindi coperto da diritti d'autore. Esso non potrà essere riprodotto totalmente o parzialmente senza il consenso dell'autore stesso
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alan j-k-68 tasselli (luca comanducci) »
[ - ] lascia un commento a alan j-k-68 tasselli (luca comanducci) »
|
|
d'accordo? |
|
cinesta
|
martedì 22 febbraio 2005
|
geniale
|
|
|
|
...non so se dipenda direttamente dal romanzo o dalla regia del film, ma è uno dei film che mi hanno affascinato di più nella mia vità. Leggerò il libro per scoprirlo!!!
|
|
[+] lascia un commento a cinesta »
[ - ] lascia un commento a cinesta »
|
|
d'accordo? |
|
paolo
|
giovedì 31 marzo 2005
|
allucinante e bellissimo
|
|
|
|
Un film dalle atmosfere surreali, crude, abbacinanti nella loro irrealtà.
La storia di un fuggitivo che si ritrova in un'isola circondata da figure di un altro tempo, persone che non sono persone ma solo immagini riflesse da una diabolica macchina di cui egli stesso diverrà creatura.
E' un film che cattura lo spettatore fino alla fine, nel disperato tentativo di capire se ciò che viene vissuto è realtà oppure pura, immaginaria, ossessione.
Ciao
|
|
[+] lascia un commento a paolo »
[ - ] lascia un commento a paolo »
|
|
d'accordo? |
|
fradad
|
domenica 13 gennaio 2013
|
l'illusione di fermare per sempre il tempo
|
|
|
|
L'illusione di fermare per sempre il tempo e di rendere eterne le emozioni spensierate e sognanti della giovinezza: questo il tema dello straordinario film di Emidio Greco. Atmosfere stranianti, una prima parte che vede il protagonista/visitatore (e con lui lo spettatore) aggirarsi per un'isola deserta ed assurda; poi compaiono delle persone che ripetono freddamente scene di vita vacanziera (balli, cene) e il nodo comincia a dipanarsi. La recitazione artificiosa di Steiner/Morel che, anzichè inficiare, al contrario enfatizza la sensazione di trovarsi in un mondo altro; gli attori che giocano a fare i figuranti di se stessi; la bellissima fotografia; soprattutto, a mio avviso, la capacità di immergere lo spettatore nel film consolidando il meccanismo identificativo con il personaggio del visitatore/Brogi anche grazie ad alcune soluzioni tecniche molto efficaci (si pensi, ad esempio, alla scena girata in soggettiva in cui egli, alzando lo sguardo, scopre per la prima volta la presenza di persone, o presunte tali, che ballano sulla cima della montagna).
[+]
L'illusione di fermare per sempre il tempo e di rendere eterne le emozioni spensierate e sognanti della giovinezza: questo il tema dello straordinario film di Emidio Greco. Atmosfere stranianti, una prima parte che vede il protagonista/visitatore (e con lui lo spettatore) aggirarsi per un'isola deserta ed assurda; poi compaiono delle persone che ripetono freddamente scene di vita vacanziera (balli, cene) e il nodo comincia a dipanarsi. La recitazione artificiosa di Steiner/Morel che, anzichè inficiare, al contrario enfatizza la sensazione di trovarsi in un mondo altro; gli attori che giocano a fare i figuranti di se stessi; la bellissima fotografia; soprattutto, a mio avviso, la capacità di immergere lo spettatore nel film consolidando il meccanismo identificativo con il personaggio del visitatore/Brogi anche grazie ad alcune soluzioni tecniche molto efficaci (si pensi, ad esempio, alla scena girata in soggettiva in cui egli, alzando lo sguardo, scopre per la prima volta la presenza di persone, o presunte tali, che ballano sulla cima della montagna). Questi a mio avviso i pregi di un film assolutamente sperimentale per il modo in cui è girato e certamente in notevole anticipo sui tempi, senz'altro da riscoprire e rivalutare, che può essere letto anche come metafora del cinema tout court e che, con le sensazioni, tutt'altro che gioiose, di freddezza ed artificiosità che restituiscono le scene vissute (o rivissute) dagli attori/fantasmi vuole probabilmente dirci ancora una volta che la felicità, e con essa la giovinezza, è tale proprio perchè inafferrabile,inconsapevole ed irripetibile.
P.S. Ma gli americani lo sanno che quasi trent'anni prima di "The others" e "Il sesto senso" in Europa è stato girato un film così?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fradad »
[ - ] lascia un commento a fradad »
|
|
d'accordo? |
|
"joss"
|
mercoledì 4 marzo 2009
|
morel...
|
|
|
|
Un film affascinante, che parte in sordina ma a poco a poco trascina lo spettatore a fianco del bravissimo Brogi alla ricerca del mistero che sovrasta la vita (vita?) sull'isola del naufragio. Dialoghi essenziali, superba fotografia e un'ambientazione da sogno lo rendono un film da vedere e conoscere, per poi commentarlo fra quelli che lo apprezzano. Ogni volta che si guarda mostra sempre qualche dettaglio in più che prima era sfuggito. Da capire, interpretare, da "ascoltare" (soprattutto la spiegazione della sua invenzione da parte di Morel ai suoi ospiti).
|
|
[+] lascia un commento a "joss" »
[ - ] lascia un commento a "joss" »
|
|
d'accordo? |
|
michiel
|
mercoledì 8 agosto 2007
|
film da rivedere
|
|
|
|
Film affascinante, buona la sceneggiatura. Perfetta Anna Karina, convincente Giulio Brogi, azzeccate le scenografie e la musica del futuro oscar Nicola Piovani, con un "cameo vocale" di Laura Betti.
Qualche lentezza eccessiva nella regia. Trovo John Steiner un pò legnoso, più impacciato di quanto richieda la parte di Morel. Il trucco e gli abiti di Anna Karina purtroppo ricordano più gli anni Settanta che gli anni Venti in cui il film è ambientato.
Un film che ho rivisto volentieri.
|
|
[+] lascia un commento a michiel »
[ - ] lascia un commento a michiel »
|
|
d'accordo? |
|
stronica
|
mercoledì 12 agosto 2009
|
degno del maestro peter weir
|
|
|
|
Film culto e degno del miglior regista maestro del genere ovvero l'australiano Peter Weir (Picnic at Hanging Roch, The last wave, The Truman show, l'attimo fuggente) in cui Emidio Greco traspone in modo perfetto l'omonimo libro di Casares del 1940. E' non solo e non tanto un idea probabile dell'immortalità se si conferma come sembra che nelle immagini che ripetono quei 8 giorni ripresi dall'infernale proiettore (invenzione di Morel), vi siano racchiuse, oltre all'aspetto puramente esteriore visibile e udibile, anche le anime, gli spiriti, le emozioni ed i pensieri delle singole persone originali nel momento in cui venivano registrate dal proiettore, ma anche una perfetta idea di monotonia e noia ed inganno della vita UMANA quando la stessa tramutandosi in siffatte immagini si virtuali ma viventi, diventa essa stessa MACCHINA O ROBOOT O AUTISMO.
[+]
Film culto e degno del miglior regista maestro del genere ovvero l'australiano Peter Weir (Picnic at Hanging Roch, The last wave, The Truman show, l'attimo fuggente) in cui Emidio Greco traspone in modo perfetto l'omonimo libro di Casares del 1940. E' non solo e non tanto un idea probabile dell'immortalità se si conferma come sembra che nelle immagini che ripetono quei 8 giorni ripresi dall'infernale proiettore (invenzione di Morel), vi siano racchiuse, oltre all'aspetto puramente esteriore visibile e udibile, anche le anime, gli spiriti, le emozioni ed i pensieri delle singole persone originali nel momento in cui venivano registrate dal proiettore, ma anche una perfetta idea di monotonia e noia ed inganno della vita UMANA quando la stessa tramutandosi in siffatte immagini si virtuali ma viventi, diventa essa stessa MACCHINA O ROBOOT O AUTISMO. E' l'esaltazione del reale VEROSIMILE del NULLA è come sembra (Franco Battiato 2008), e del concetto che la vita tutta e ancor di più l'UNIVERSO è semplicemente O SOLOLAMENTE frutto della proiezione di quella che è si veramente una MACCHINA INFERNALE ovvero LA MENTE (ANCHE SPIRITO ED ANIMA) UMANA e del concetto che la VITA è un SOGNO, IL SOGNO DI UN SOGNO, IL SOGNO DI UN SOGNO DI UN SOGNO, insomma che nulla o tutto è REALE ED ALLO STESSO TEMPO VIRTUALE E VICEVERSA.
Francesco Nicastro Stronica.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stronica »
[ - ] lascia un commento a stronica »
|
|
d'accordo? |
|
|