samanta
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mercoledì 7 ottobre 2020
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sei un uomo migliore di me.
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Il film trae il soggetto da un breve poema di Rudyard Kipling, il cui personaggio appare nel finale del film ed ha come protagonista Gunga Din Il regista è George Stevensun povero portatore d'acqua dell'esercito, il regista è George Stevens che aveva iniziato l'ttività da pochi anni e che coglierà nel corso della carriera ben 2 Oscar per Un posto al sole e per Il Gigante, diresse un solo western il capolavoro Il cavaliere della valle solitaria e diresse molti film di successo (Mamma ti ricordo, Il diario di Anna Frank), fu uno dei migliori registi della Hollywood dei tempi d'oro. Il DVD offre la versione originale in B/N e quella colorizzata avendo visto la prima ho optato per la versione colorizzata.
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Il film trae il soggetto da un breve poema di Rudyard Kipling, il cui personaggio appare nel finale del film ed ha come protagonista Gunga Din Il regista è George Stevensun povero portatore d'acqua dell'esercito, il regista è George Stevens che aveva iniziato l'ttività da pochi anni e che coglierà nel corso della carriera ben 2 Oscar per Un posto al sole e per Il Gigante, diresse un solo western il capolavoro Il cavaliere della valle solitaria e diresse molti film di successo (Mamma ti ricordo, Il diario di Anna Frank), fu uno dei migliori registi della Hollywood dei tempi d'oro. Il DVD offre la versione originale in B/N e quella colorizzata avendo visto la prima ho optato per la versione colorizzata.
La pellicola del 1939 è ambientata nell'India coloniale (teatro di tanti film: La carica dei 600, Frontiera a Nord Ovest, La carica del Kyber) e riguarda il problema dei Thugs (effettivamente esistiti e estremamente feroci) fedeli della Dea Kalì che uccidevano ogni anno decine di migliaia di persone come vittime sacrificali. Gungadin (Sam Jaffe) è un un umile portatore d'acqua, un paria, disprezzato dai soldati indiani per la sua casta e non considerato dai soldati inglesi. Il suo desiderio è di diventare un soldato, perciò si addestra di nascosto (impara a suonare la tromba) e partecipa alle avventure di 3 inglesi sergenti dell'esercito coraggiosi e indisciplinati: Cutter (Cary Grant), MacChesney (Victor MacLaglen) e Ballantine (Douglas Fairbanks jr.: Prigioniero di Zenda, La signora in ermellino, figlio del grande attore del muto). Ballantine è innamorato di Emmy (Joan Fontaine) la vuole sposare e lasciare l'esercito, ma i i 2 colleghi cercano di intralciare i suoi piani. I 3 sergenti si salvano per miracolo da un attacco dei Thugs mentre dirigevano le operazioni di ripristino del telegrafo, Cutter per indisciplina viene posto agli arresti ma si fa liberare da Gungadin che gli ha parlato di un tempio tra le montagne con il tetto ricoperto d'oro e lui con il portatore d'acqua va a cercarlo. I suoi 2 colleghi lo ricercano con un gruppo di soldati, ma nel frattempo Cutter ha trovato il tempio, ma è il quartiere generale dei Thugs che lo catturano, però Gungadin riesce a fuggire e dare l'allarme ai 2 colleghi che vanno con l'indiano a liberarlo ma vengono tutti catturati. Costituiscono l'esca per attirare in un agguato fra le montagne le 2 colonne dell'esercito (lancieri indiani e fanteria scozzese) che erano alla ricerca dei Thugs, i sergenti riescono a fuggire e rifugiarsi nella cupola d'oro del tempio, lì Gunga Din sebbene ferito riesce prima di morire a dare l'allarme con la tromba alle truppe inglesi che sconfiggono i Thugs. Il comandante dele truppe inglesi rende gli onori militari a Gungadin nominato caporale e legge la poesia del giornalista Kipling, presente, che l'ha appena composta.
E' un bel film di avventure con una trama originale rispetto al cliché dei film coloniali, interpetato da ben 4 star di Hollywood (Joan Fontaine di lì a poco vincerà l'Oscar per Il sospetto). Gunga Din è interpretato da Sam Jaffe ai suoi tempi noto caratterista (Orizzonte perduto di Capra, Barriera invisibile di Wise, Giungla d'asfalto di Houston). Il regista dirige mostrando la sua abilità nel posizionare la macchina da ripresa, ben dirette le scene di massa che sono agili e coivolgenti, le battute simpatiche con molta ironia che stemperano la drammaticità della situazione finale con la morte dell'eroico portatore d'acqua, il film ebbe un remake 3 contro tutti di Sturgess nel 1962 con Dean Martin e Frank Sinatra ambientato nel Far West, ma non riuscito come l'originale. La versione colorizzata è un pò smorta, mediocre nei paesaggi, meglio l'originale in bianco nero.
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nicolas bilchi
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sabato 17 settembre 2011
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gunga din.
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Singolare spettacolone hollywoodiano diretto dall'ancora acerbo George Stevens, Gunga Din è la storia di un plotone di soldati inglesi in India che, grazie ad un indigeno che vorrebbe entrare nell'esercito, si salvano dall'attacco di una crudele tribù che venera la dea Khalì, la dea del sangue. Ora, anche solo leggendo la sintesi striminzitissima del plot di questo film, è impossibile non individuarne il pretestuoso e vergognosamente di parte nazionalismo. L'India è rappresentata come un territorio selvaggio e primitivo, e gli Inglesi sono i salvatori venuti a portare civiltà e morale; gli indiani di Gunga Din o sono dei folli che venerano divinità violente istiganti al crimine, o comunque dei furbi o dei ciarlatani.
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Singolare spettacolone hollywoodiano diretto dall'ancora acerbo George Stevens, Gunga Din è la storia di un plotone di soldati inglesi in India che, grazie ad un indigeno che vorrebbe entrare nell'esercito, si salvano dall'attacco di una crudele tribù che venera la dea Khalì, la dea del sangue. Ora, anche solo leggendo la sintesi striminzitissima del plot di questo film, è impossibile non individuarne il pretestuoso e vergognosamente di parte nazionalismo. L'India è rappresentata come un territorio selvaggio e primitivo, e gli Inglesi sono i salvatori venuti a portare civiltà e morale; gli indiani di Gunga Din o sono dei folli che venerano divinità violente istiganti al crimine, o comunque dei furbi o dei ciarlatani. Soltanto questo "eroe sconosciuto", Gunga Din, può farsi emblema di come l'India dovrebbe essere: dovrebbe cioè accettare i principi del mondo inglese. Una immagine storica così fasulla ed irrispettosa della millenaria cultura dei popoli orientali non solo potrebbe risultare addirittura stomachevole allo spettatore che cerca, al di là del famoso vero storico, che il più delle volte è solo un ideale astratto, un vero morale che esula dalla dimensione prettamente cinematografica, ma rende inevitabilmente il film anacronistico ed in parte ridicolo. In fondo Hollywood non può essere ricordata solo come la grande "madre" del cinema moderno (cioè dal 1915 in poi), ma anche come quella potentissima arma mediatica utilizzata spregiudicatamente per cercare raccontare la realtà con le dovute distorsioni, imponendo alla grande massa, spesso non acculturata, una linea di pensiero sbagliata; si pensi solo al filone del western "classico", del quale a suo modo Gunga Din è un significativo predecessore. In ogni caso, un film non è solo ideologia, anzi questo aspetto è spesso uno dei meno importanti; l'opera di Stevens è anche uno straordinario kolossal ante litteram, che, pur non nascendo da un'idea simile, di questo genere già assume le connotazioni specifiche, come il massiccio uso di comparse, la presenza di veri e propri "divi" ad affollare il cast (Grant, Fontaine, Fairbanks, McLaglen, tra l'altro tutti bravissimi), la schematizzazione rigida tra buoni e cattivi, sicuramente artificiosa ma necessaria ed affascinante nella dimensione dell'avventura, il sapiente rimescolio di comico e tragico, a creare un prodotto leggero, divertente e al contempo ricco di pathos. Stevens, che più avanti saprà perfezionare questo tipo di film fino a dirigerne alcuni dei capisaldi, come La leggenda dell'arciere di fuoco, o addirittura a trascenderne le regole con un kolossal assolutamente anomalo quale Il gigante, già mostra i semi del suo talento, in attesa di maturare e dar vita al rigoglioso albero di uno dei più importanti personaggi del cinema americano classico; dunque meriti già evidenti, ma anche limiti altrettanto ben visibili, come appunto l'immagine distorta dell'India che traspare massicciamente da Gunga Din, infuenzandone necessariamente il giudizio finale. Se lo stesso messaggio di solidarietà umana e rispetto delle diversità che permea Giant avesse trovato spazio anche in questo film, forse oggi staremmo parlando di un altro capolavoro, e non soltanto del promettente biglietto di visita di una giovane promessa di Hollywood.
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(di nicolas bilchi)
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