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Stacia Napierkowska

Stacia Napierkowska (René Claire Angèle Napierkowski). Data di nascita 16 dicembre 1886 a Parigi (Francia) ed è morto il 11 maggio 1945 all'età di 58 anni a Parigi (Francia).

Ancor prima di divenire attrice cinematografica, Stacia Napierkowska era stata un'apprezzata danzatrice. La vocazione tersicorea le era venuta sin da bambina e pur di danzare era passata attraverso le più svariate esperienze, compreso un passaggio alle Folies Bergères come ballerina di fila. Poi, le cose s'erano messe meglio e, dopo un'esibizione alle Bouffes Parisiennes con Lysistrata, Albert Carré ne fece la danseuse-étoile delle Fêtes d'Oranges. Dinnanzi a trentamila persone Stacia si esibisce nell'Alcesti, poi nell'Orfeo, scatenando un indescrivibile entusiasmo, elettrizzando con il suo corpo di gazzella un pubblico che applaude in delirio. Tra i presenti è Antoine, il celebre creatore del Théâtre Libre: ha appena licenziato Mata Hari, stanco delle stravaganze di questa danzatrice che passerà alla storia per altri motivi e trova nella Napierkowska l'ideale protagonista per il balletto Anthar, una pantomima del poeta siriano Chakri-Ghanem. Per Stacia è il trionfo. Le cronache riferiscono di ovazioni all'impiedi, di omaggi floreali con l'orchestra che intona, all'apparire di Stacia, le note della Marsigliese. Anthar viene visto anche da Mistinguett, la quale invita la danzatrice a fare del cinema assieme a lei. Inizia così - nel 1908 - con un film intitolato L'Empreinte, una nuova fase dell'attività artistica di Stacia. Di questo periodo si può ricordare un Notre Dame de Paris (Esmeralda, 1911), accuratamente realizzato da Capellani, con l'attrice splendente nei panni della zingara; ma in genere le vengono riservati dei camei relativi a scene di danza; i film da protagonista sono pochi e senza storia, per cui è il palcoscenico che occupa la parte maggiore della sua attività.
Dopo una lunga tournée in Spagna, dove gira anche un film, Napierkowska si reca negli Stati Uniti e a New York, con un balletto intitolato The Captive, conquista anche i pubblici nordamericani.
A marzo del 1914, tornata a Parigi, ha appena il tempo di apparire nei primi due episodi dei Vampiri di Feuillade, che scoppia la guerra. Charles Pathé è costretto a ridimensionare l'attività cinematografica e, ricordandosi che Falena e Lo Savio, i dirigenti della Film d'Arte Italiana, gli avevano più volte chiesto di fare un film con la Napierkowska, decide di accontentarli. Con trenta valigie, una cameriera esotica, due cani di lusso ed un gatto d'angora in un cesto di vimini, Napierkowska scende dal wagon-lit dell'espresso Parigi-Roma alla vecchia stazione Termini. A riceverla Falena e Lo Savio con un gran mazzo di orchidee bianche. Negli anni della guerra, Stacia interpreta a Roma una ventina di film, prediligendo storie romantiche dove primeggiare al fianco di partners corretti, ma consci di non darle ombra; meglio se le vicende si svolgono in epoche non contemporanee ed in ambienti altolocati, in modo da poter sfoggiare lussuose toilettes. Poco è rimasto di questi film; tra i sopravvissuti è Effetti di luce (1917), una commedia di Lucio d'Ambra. Ercole Luigi Morselli, chiamato a dirigere la versione cinematografica, indulse al suggerimento di Stacia e lo realizzò sotto forma di balletto, aprendo la parte finale (una festa in costumi settecenteschi) ad una recitazione a passi di minuetto, piena di delicati vezzi. Convinta dalla sua grande amica Germaine Dulac a tornare a Parigi, Stacia si lasciò dirigere da questa in Venus Victrix (1918), anche noto come Dans l'Ouragan de la vie. Nel 1920, Feyder la sceglierà per essere Antinea nell'Atlantide, uno dei film più celebri del muto francese. Avvoltolata in pelli di leopardo e boa di struzzo che male celano la sua pinguedine - l'attrice è ingrassata oltre misura, il suo corpicino nervoso e scattante, quasi efebico, aveva assunto una consistenza matronale - Stacia non recita, non danza, ma si limita ad agitare gli occhi profondamente bistrati e a qualche subitaneo scatto nella più pura tradizione «vampe». Paradossalmente, il film per il quale il nome della protagonista non è completamente caduto nell'oblio, è anche il peggior biglietto di presentazione per comprendere chi sia stata colei che in Italia veniva indicata come «la bella Stasìa». Ancora qualche altro film, poi il ritiro definitivo, l'oblio totale. Nemmeno la morte, avvenuta nei frenetici giorni della primavera parigina del 1945, venne riportata dai giornali.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.

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