Cresciuto in condizioni di disagio economico, iniziò a lavorare fin da piccolo come raccoglitore di cotone, lustrascarpe e raccogliendo le mance dei soldati neri in città. Quando non aveva ancora dieci anni, fu infatti incaricato di procurare clienti per il bordello a cui il padre lo diede in "affidamento" dopo che entrambi furono abbandonati dalla moglie e madre.
Cominciò poi ad esibirsi in qualche piccolo locale della zona, ma a seguito di una rapina fu arrestato e recluso nel riformatorio di Toccoa, in Georgia. Qui conobbe Bobby Byrd (per molto tempo sua seconda voce), la cui famiglia aiutò quella di Brown ad ottenerne il rilascio sulla parola dopo solo tre anni di detenzione, a condizione che non tornasse ad Augusta.
Dopo essersi dedicato per un po' al pugilato e al baseball, si ritirò in seguito ad un incidente a una gamba. Fu allora che iniziò la passione a tempo pieno per la musica, dapprima soprattutto come cantante gospel (fine anni Quaranta), e poi swing e rhythm & blues. Il 1956 è l'anno del successo: "Please, Please, Please" schizzò immediatamente nella hit parade di Billboard (e che a tutt'oggi ha collezionato ben 40 dischi d'oro). Seguirono due album e altri singoli come "Try Me" e "Night Train", che ottennero tutti un grande successo. Negli anni Sessanta e Settanta fu in vetta alle classifiche con brani come "Prisoner of Love", "I Got You (I Feel Good)", "It's a Man's World", "Cold Sweat" e "I'm Black and I'm Proud".
Il boom della disco music lo spiazzò un po', ma la sua breve apparizione nella parte del predicatore invasato in The Blues Brothers lo rilanciò al grande pubblico, come pure quella in Rocky IV. Negli anni seguenti Brown proseguì l'attività dal vivo e in studio, facendosi allo stesso tempo grande sostenitore dei diritti umani. Morirà a 73 anni la notte di Natale del 2006.