Advertisement
Essere o non essere Wachowski


di Emanuele Sacchi

In foto l'attrice coreana Bae Doo-na, che nella serie Sense8 interpreta Sun Bak, donna d'affari ed esperta di arti marziali.
venerdì 18 marzo 2016 - Netflix

Molte sono le scene epocali impresse nel nostro immaginario e legate al nome di Larry e Andy Wachowski, oggi Lana e Lilly, autori di Matrix (1999), una delle opere chiave di fine millennio. Ma se le prime a venire in mente riguardano la scelta tra la pillola rossa e la pillola blu oppure Neo/Keanu Reeves che ferma i proiettili alzando una mano, guardando retrospettivamente il momento di svolta del loro cinema è rappresentato da una delle loro sequenze meno amate. Verso l'inizio di Matrix Reloaded - uno dei film che ha maggiormente deluso le aspettative nella storia recente del cinema - al discorso di Morpheus nella libera città di Zion segue una sorta di rave party, girato al ralenti, con estetica da videoclip. Per i più pare un momento trash, il segno di una saga iconica che finisce ancor prima di cominciare. Ma è qui che i Wachowski rivelano il loro vero volto. Quello di un edonismo e di una joie de vivre gridati al cielo, l'urlo liberatorio di un Gay Pride a cielo aperto contro ogni moralismo castrante.

Chi dopo l'exploit di Matrix aveva visto in loro i portavoce del terzo millennio di una fantascienza figlia di Philip Dick e potenzialmente rivoluzionaria scopre che il loro cinema è destinato a rappresentare altro, qualcosa di più inconsueto ma non meno interessante.
Emanuele Sacchi

Un cinema che rompe le barriere narrative prestabilite, visivamente eccessivo, accelerato oltre il lecito come nel radicale Speed Racer (2008), visionario sfidando il ridicolo in Matrix Revolutions (2003), risveglio delle coscienze in V per vendetta (2006, diretto da James McTeigue ma scritto dai Wachowski). Un cinema in cui emerge con forza la contrapposizione tra ciò che è visto come "normale" e come "diverso", tra una realtà di apparenza idealizzata, imposta da terzi, e una realtà più complessa e meno omologata, di difficile rappresentazione. Il tema identitario nasconde soprattutto un tema di gender, con la rivendicazione della libertà di scegliere la propria sessualità al centro della questione.


In foto una scena dal set di Sense8, serie diretta dai Wachowski.
In foto una scena dal set di Sense8 dei Wachowski.
In foto una scena di Sense8.
REALTÀ E APPARENZA: DIETRO LO SPECCHIO

L'affascinante misto di riflessioni su sessualità, identità, appartenenza e spiritualità può - ma non necessariamente deve - vestire i panni del futuro, sia esso più o meno distopico. Calarsi in una realtà altra, spazio-temporalmente, aiuta tuttavia a osservare meglio il quotidiano, esaltando così, dall'esterno, contraddizioni altrimenti meno visibili. Se già l'Oracolo o l'Architetto di Matrix provavano a spiegare l'invisibile natura di ciò che si cela "nella tana del Bianconiglio", è Cloud Atlas (2012) a portare a compimento la nuova cosmogonia wachowskiana. Tratto dal romanzo "L'atlante delle nuvole" di David Mitchell, la storia corale di Cloud Atlas è l'occasione per spostare su molteplici livelli spazio-temporali il destino di personaggi radicalmente differenti eppure inspiegabilmente uniti tra loro da fili invisibili. Il maggiore rimpianto legato al film - opera complessa e stratificata, che richiede più visioni per comprenderla a fondo - riguardava l'impossibilità di protrarre storie e intrecci che avrebbero meritato una trattazione più ampia. Una concezione così ardita e le infinite possibilità fornite dai legami tra i personaggi avrebbero, nella volontà di molti, meritato una serie tv tutta per sé. Sense8 nasce (anche) da qui, riproponendo, oltre alla star sudcoreana Bae Doo-na, la collaborazione tra i Wachowski e Tom Tykwer (regista di Lola corre, che qui si dedica essenzialmente alle musiche) con l'aggiunta di J. Michael Straczynski, autore di Babylon 5.

In Sense8, ideata appositamente per Netflix, il dislivello temporale di Cloud Atlas sparisce, con gli otto protagonisti coevi benché sparsi per il mondo in un'ideale diaspora tra i continenti. Scopriranno di essere sorprendentemente uniti da una misteriosa origine comune.
Emanuele Sacchi

Distribuita tra gli episodi di una serie tv e dilatata, una trama intricata e misteriosa ha modo di dipanarsi lentamente. La curva di apprendimento dello spettatore si fa così meno ripida che in Cloud Atlas, avviando un lento processo di immersione nella storia che permette di affrontare gradualmente le sue complessità. Una tecnica di accumulazione di misteri, un gruppo di eletti (o di condannati) che vive tra noi ma appartiene a un altro mondo: caratteristiche che rimandano anche a Lost, pietra di paragone della serie tv contemporanea. Così forse si spiega anche la ricomparsa di Naveen Andrews, il Sayid della serie di J.J. Abrams, qui nei panni dell'apparizione che comunica con gli otto "sensate" e che può rivelare il loro segreto.


In foto Bae-Doona in una scena della serie Sense8, diretta dai Wachowski.
In foto una scena dal set di Sense8, serie diretta dai Wachowski.
In foto una scena della serie Sense8.
GENDER E LIBERTÀ DI SCEGLIERSI

Il mondo delle serie tv rivendica una libertà dai vincoli della censura che permette di mostrare quel che al cinema spesso non si può o non si vuole far vedere. Uno dei motivi di vanto del canale HBO ieri e oggi di Netflix. Un'opportunità immediatamente recepita dai Wachowski.

Sense8 mette in chiaro fin da subito il suo intento di scioccare il pubblico, con il primo piano di uno strap-on tra varie scene di sesso bollenti. Per arrivare al già celebre sesto episodio e alla sua scena di sesso collettivo, una sorta di "orgia virtuale" tanto omo che etero, che unisce psico-fisicamente i sensate.
Emanuele Sacchi

Ma lo choc è accompagnato dalla riflessione, come quella sul (Gay) Pride e sul significato di pride (orgoglio) che caratterizza il secondo episodio, affidata a uno dei personaggi chiave della serie: il trans Moni, interpretato da un attore transgender, Jamie Clayton, che ha scelto il medesimo percorso dei Wachowski. La famiglia di Moni nega la sua scelta e preferirebbe lobotomizzarlo piuttosto che accettarlo per ciò che è, ma è nel suo percorso di autodeterminazione della propria identità sessuale, che si esprime il significato di trionfo dell'amore e della libertà comune a tutta l'opera dei Wachowski. Orgoglio di poter scegliere e scegliersi, di accettare senza vergogna né sotterfugi di essere "speciali". Rivelando così, con molta più chiarezza, cosa significassero Zion e Matrix, la pillola rossa e quella blu. La realtà, l'unica che conti davvero e abbia senso, è frutto di una nostra insindacabile scelta.


GUARDALO SUBITO
In foto i Wachowski.
In foto i Wachowski.
In foto i Wachowski.

{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati