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Donna, Numero Uno: l'emancipazione delle donne in Star Trek

Una panoramica delle figure femminili della saga, dal Primo ufficiale mancato della serie classica a Star Trek Discovery, ora su Netflix.
di Lorenza Negri

Star Trek: Discovery

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Sonequa Martin-Green (39 anni) 21 marzo 1985, Russellville (Alabama - USA) - Ariete. Interpreta Michael Burnham nel film di Akiva Goldsman, Adam Kane, David Semel Star Trek: Discovery.
giovedì 28 settembre 2017 - Netflix

Gene Roddenberry, il padre di Star Trek le cui ceneri sono state lanciate nello spazio siderale, creò a metà degli Anni Sessanta un franchise che narra di meravigliosi futuri possibili. Star Trek: Discovery, l'ultima serie (le precedenti sono state Star Trek: Serie originale o "TOS" dal 1966 al 1969, il sequel The Next Generation dal 1987 al 1994, gli spinoff Deep Space Nine dal 1993 al 1999, Voyager dal 1995 al 2001 e il prequel Enterprise dal 2001 al 2005) riporta l'epopea spaziale al formato seriale grazie a Netflix (disponibile un nuovo episodio ogni lunedì) e vede protagonista - per la prima volta - non un capitano bensì un primo ufficiale (o Numero Uno), Michael Burnham. Sonequa Martin-Green, sua interprete, ricopre il ruolo di cui, più di cinquant'anni prima, fu spogliata un'altra giovane attrice, Majel Barrett (dal 1969 moglie di Roddenberry). Majel interpretò un'ufficiale dai capelli corvini e dai modi risoluti nell'episodio pilota di Star Trek, prontamente "cassato" dal network NBC: il piccolo schermo, che passava le pubblicità degli elettrodomestici dove le figure femminili erano casalinghe e mogliettine, non era pronto per una donna in un ruolo di comando, neanche in uno show ambientato tre secoli nel futuro.

Emblematicamente alla Barrett venne riassegnato il ruolo di infermiera: privata dei pantaloni, dovette indossare la minigonna, e al posto della chioma sciolta e scura, adattarsi a boccoli dorati (gli uomini preferiscono le bionde) modestamente raccolti.
Lorenza Negri

Roddenberry non era un tipo arrendevole, ma le vicende che avevano preceduto la realizzazione della serie avevano già comportato di per sé una strenua lotta: fu grazie a Lucille Ball, popolare comica televisiva dalla chioma rosso fuoco e produttrice con la sua Desilu che acconsentì a sovvenzionare lo show dopo svariati intoppi (compreso il rigetto dell'episodio pilota e l'ordine di un altro, esoso, tentativo) che Star Trek divenne realtà. Se oggi esiste questo immenso e seguito franchise, lo dobbiamo a una donna.

La serie classica aveva puntato su figure femminili in due declinazioni: le diligenti e leali donne della Federazione Unita dei Pianeti assegnate all'Enterprise, e le aliene, creature bellissime destinate a finire tra le braccia del capitano Kirk, spesso provocanti ed esotiche (come le schiave di Orione, audaci fanciulle dall'incarnato verde). Per ognuna di queste donne che assolvevano la funzione di sensuale "altro", c'era una donna della federazione ubbidiente e mesta. Regale e provocante nonostante l'austera missione, Uhura è la vera rappresentante delle donne nella serie classica da ammirare. Nera, "etnica" - si concede come vezzo femminile gli orecchini a cerchio e una manicure perlata - è, al contempo, sexy e professionale nel suo espletare la funzione di addetto alla comunicazione, nonché protagonista del celebre primo bacio interrazziale con il bianco Kirk che fece la storia della televisione. In breve, una femmina libera e indipendente finché resta al suo posto.


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Ci vorrà un po' prima che le donne trek possano aspirare a posizioni più alte della scala gerarchica. Vent'anni dopo, Star Trek: The Next Generation (forse la più bella tra le serie del franchise e sicuramente la più compiuta), introduce una plancia dove una donna - Deanna Troi - occupa, in effetti, il posto accanto a quello del capitano. Ma non come primo ufficiale, bensì come consigliere ed empatica (assolvendo a funzione di psicologa). Molto più provocatoria, la posizione coperta da Tasha Yar, responsabile della sicurezza dell'astronave. Chioma fluente, trucco curato, ampie gonne e discrete scollature per la aggraziata Troi; taglio corto, pantaloni e incedere militare per Tasha: due facce della stessa medaglia che incarnano due modelli di donne forti e indipendenti, libere di scegliere il modo a loro più consono per esprimerlo. Tasha resterà per poco, ma Troi e il pubblico, per la restante durata delle sette stagioni, impareranno a conoscere un'altra figura femminile, la dottoressa Crusher. Sia lei sia Deanna ricoprono ruoli tradizionalmente materni - sono entrambe guaritrici, una dell'animo e l'altra del suo involucro - ed entrambe sono femminili nel modo che più le aggrada. Dolcemente risolute, hanno imposto un modello di emancipazione della donna che non ha bisogno di aggressività e in pace con se stesso, un modello che negli Anni Ottanta in pochi avevano sostenuto nella serialità.

Naturalmente The Next Generation era popolata da altre donne: ci sono aliene miti e attraenti la cui vita è votata a soddisfare il proprio uomo come la Kamala di La donna perfetta, ed esiste il loro opposto, come la spudorata e incontenibile umana Vash, avventuriera e seduttrice che sceglie gli uomini in base alla quantità di divertimento che possono garantirle.
Lorenza Negri

Curiosamente, entrambe conquistano l'integerrimo capitano Picard. Un discorso a parte lo merita la regina Borg, che sebbene non trova spazio in Star Trek: The Next Generation, compare nella pellicola tratta dalla serie, Primo contatto e poi in Voyager. Questa figura è significativa soprattutto se contrapposta a Janeway, la prima donna capitano protagonista di una serie del franchise. Janeway è saggia, illuminata tanto da poter competere per statura morale con il capitano Picard, risoluta e combattiva nell'ingaggiare battaglia se lo reputa necessario. La regina Borg è un cyborg di aspetto femminile, viscerale, melliflue, sensuale, una contraddizione rispetto ai suoi anemici simili. Più che la seduzione femminile incarna la seduzione della macchina, del postumano, ma attingendo a un repertorio totalmente antitetico rispetto ai dogmi che dovrebbe incarnare. Come esemplare femminile, si presenta come uno spiazzante stadio evolutivo postfemminista, mentre la razionale Janeway incarna l'equilibrio tra raziocinio - maschile - ed emotività - femminile.


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Negli spinoff - Deep Space Nine, Voyager ed Enterprise - la plancia è dominata da donne aliene o di sangue misto con personalità forti e guerriere, a partire da Kira Nerys, la bajoriana cresciuta nei campi di prigionia e poi nelle cellule di resistenza contro gli usurpatori del suo pianeta, che raccoglie l'eredità di Ro Laren, sua compatriota introdotta in The Next Generation dall'indole impetuosa e battagliera. Le figure femminili di queste serie sono spesso caratterizzate da una doppia natura - l'ingegnere B'Elanna Torres è mezza klingon e mezza umana, l'ufficiale scientifico Jadzia Dax è un Trill (una giovane donna con i ricordi e le conoscenze di un simbionte che passa da un ospite a un altro), Sette di Nove è un'umana assimilata dai Borg (cyborg uniti da una mente alveare) durante l'infanzia e T'Pol una vulcaniana insolitamente sensibile alle emozioni. Ognuna vive un conflitto - tra spirito combattivo e anelito alla pace, tra animosità e bisogno di equilibrio, tra necessità di nuove esperienze e saggezza, tra rigore e spontaneità, tra attrazione per una logica scevra di emozioni e bisogno di provare sentimenti. Non è una critica alla volubilità femminile, né, come avanzata da una parte di critica, una recriminazione verso la donna del XXI secolo che con l'emancipazione ha voluto strafare, essere troppe cose, diventando sempre più sfuggente all'inquadramento soprattutto agli occhi del genere maschile.

Semplicemente, anche per i personaggi femminili è diventata prassi prestarsi a rappresentare personalità complesse e stratificate, racchiuse in corpi di donne belle e attraenti (e libere di disporre della propria avvenenza).
Lorenza Negri

Star Trek: Discovery - l'ultima nata della famiglia sviluppata da Bryan Fuller (Pushing Daisies, Hannibal), fa la scelta senza precedenti di scegliere come protagonista un primo ufficiale e non un capitano: Michael Burnham, Numero Uno di sesso femminile. L'omaggio alle intenzione del patriarca del franchise avviene proprio in un prequel ambientato dieci anni prima della serie originale, più o meno negli anni in cui il primo ufficiale dell'Enterprise avrebbe potuto essere attiva sull'astronave. Michael e il capitano Philippa Georgiou sono le figure femminili, profondamente diverse ed egualmente affascinanti, di Discovery. Mentre nella protagonista si ravvisa una figura volenterosa e forte ma dalla personalità ancora in un fase di formazione, in Philippa si manifesta un solido equilibrio: la sua è risolutezza senza perdere dolcezza, e lei è idealista senza perdere realismo, saggia senza perdere innocenza, materna senza perdere autorità militare.

Una figura femminile così ideale e compiuta ha la sfortuna di essere collocato in un'epoca di guerra (nella serie, ben due secoli prima degli anni di pace in cui è ambientata The Next Generation) e di svilupparsi, nella realtà, in un frangente storico particolarmente teso e reazionario per gli USA, quello della presidenza Trump: per lei, sembra suggerire Fuller, non può esserci posto, adesso. Il futuro di Star Trek e delle sue rappresentanti femminili risiede in Michael, giovane in bilico tra due mondi - quello umano, passionale, delle sue origini e al quale si sta riavvicinando, e quello vulcaniano, razionale, dove si è cresciuta e formata. Anche lei, come B'Elanna e le altre, attratta da un'aspirazione e il suo opposto. In pratica, come tutte le donne.


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