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Oliver Masucci e Karoline Eichhorn, i detective alla ricerca della verità

Gli attori raccontano la loro esperienza sul set della serie.
di Andrea Fornasiero

Oliver Masucci (55 anni) 6 dicembre 1968, Stoccarda (Germania) - Sagittario. Interpreta Ulrich Nielsen nel film di Baran Bo Odar Dark.
venerdì 1 dicembre 2017 - Netflix

In Dark si trovano anche un attore tedesco dal padre avellinese, Oliver Masucci, che si è già fatto notare in tutto il mondo con il ruolo di Adolf Hitler in Lui è tornato, e un'attrice che già aveva lavorato con il regista Baran Bo Odar in The Silence, Karoline Eichhorn.

Quando ho sentito parlare per la prima volta di questo progetto mi sono subito chiesto perché non mi avessero chiamato!

I due attori interpretano Ulrich e Charlotte, i due principali detective di polizia al centro della serie, e li abbiamo incontrati a Berlino in occasione dell'anteprima mondiale.


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L'INTERVISTA

Come siete arrivati a Dark?
OLIVER: Le sceneggiature che ho ricevuto mi hanno rivelato un personaggio davvero complesso, che ho subito voluto interpretare per Bo [il regista].
KAROLINE: Conoscevo Bo per via di The Silence dove avevamo lavorato bene insieme. Quando mi ha mandato gli script ho iniziato a leggerli mentre ero in piedi in cucina e non sono più riuscita a smettere per sette ore, tanto ne ero avvinta. Non avevo mai letto una cosa del genere in tedesco e ne volevo decisamente fare parte.

Come vedete i vostri personaggi?
KAROLINE: Charlotte è l'ufficiale di polizia della cittadina e credo che abbia sempre voluto entrare in polizia, perché, fin da piccola, ha sentito che qualcosa non andava nel paese di Winden. Ora ha la possibilità di indagare questo mistero, che da sempre la turba. Vuole scoprire la verità e ci sono alcuni indizi che la aiutano a trovare quella che lei crede essere la pista giusta. Charlotte, in superficie, è dura e impenetrabile, ma dentro di lei c'è molto di più. Mi piace interpretare personaggi così, che hanno una complessità che però preferiscono non mostrare troppo, perché mi dà occasione, ogni volta, di fare una scelta e decidere quanto e cosa svelare di lei.
OLIVER: Ulrich è il detective che investiga sul caso di un ragazzo scomparso, come da giovane era scomparso suo fratello. Le cose prendono presto una piega ancora più tragica che tocca direttamente i suoi affetti e vanno così a rotoli che rischia di perdere la famiglia. È un personaggio molto stratificato.

Come vi siere orientati in una storia così labirintica?
OLIVER: Già il primo giorno, prima di iniziare, abbiamo avuto un'ora di discussione per chiarire a che punto si trovassero i personaggi e cosa gli era successo prima, perché, per esempio, la mia prima scena è stata dal nono episodio. C'erano quattro unità al lavoro, quindi saltavamo continuamente avanti e indietro nella storia e prima di ogni ripresa ci veniva chiarito dal regista a che punto fossimo. Ho un libro con la mia intera storyline: è un tomo molto voluminoso e l'ho dovuto studiare attentamente.
KAROLINE: Anch'io ho un libro del genere, ma più maneggevole. Sarebbe impossibile orientarsi senza, non si può tenere tutto a mente. Anche perché oltre a non girare in ordine cronologico, ci sono state pause e altri lavori nel mezzo.

Qual è stato il vostro rapporto con gli attori che interpretano le versioni più giovani di voi stessi?
OLIVER: Facciamo tutti la stessa cosa: raccontiamo una storia. Ho parlato sul set con l'attore che interpreta Ulrich da giovane, ma nelle riprese non abbiamo interagito. Trovo divertente che siamo davvero somiglianti. In compenso ho recitato con altri attori giovani, come quelli che interpretano i figli di Ulrich, e mi piacciono molto perché da una parte sono più ingenui, ma dall'altra hanno un approccio più fresco. Capita che non sappiano fare una scena, ma che ci arrivino comunque portando una novità che fa bene a tutti.
KAROLINE: Mi sono voluta coordinare con il regista e l'attrice che interpreta la giovane Charlotte, perché in alcune scene i gesti delle varie versioni del personaggio si riflettono tra loro. Un movimento o una reazione possono essere simili fra il personaggio passato e quello presente. Credo che nel lavorare con i giovani ci sia uno scambio reciproco: gli attori più giovani ci danno qualcosa e noi insegniamo qualcosa a loro. È anche bello lavorare con attori più anziani, perché per loro è un'occasione rara. Purtroppo il tipico protagonista cinematografico è trentenne circa e quando gli attori, e specialmente le attrici, superano quell'età diventa difficile trovare lavoro al cinema. Alcuni erano veramente grati di essere sul set perché non lavoravano magari da 15 anni per lo schermo. Per il teatro è diverso, per fortuna.

Come ricordate gli anni '80, che hanno un ruolo importante nella serie?
KAROLINE: Sono cresciuta negli anni '80, me li ricordo molto bene e li amo. Mi piacerebbe poter tornare a quegli anni.
OLIVER: Ho partecipato a molte feste! E prima di allora ricordo che non ascoltavamo canzoni pop tedesche.

Questa è una serie tv ma allo stesso tempo è un progetto internazionale di grande profilo...
KAROLINE: La sola cosa che conta per me è raccontare una buona storia. Dark è chiaramente una cosa molto speciale, infatti stiamo facendo molta più promozione di quella che ci viene richiesta di solito. Inoltre abbiamo sempre girato con due macchine da presa, una cosa nuova alla quale mi sono dovuto abituare.
OLIVER: Tecnicamente lo standard è molto alto, abbiamo girato con cineprese Alexa 65, che sono camere digitali quasi equivalenti al 70mm cinemascope. Di solito in tv non si dispone di questa qualità cinematografica. Ovviamente dipende dal budget, ma credo anche che Netflix abbia un accordo con Alexa per usare queste cineprese. Si tratta davvero di una produzione di alto livello.


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Oliver Masucci.
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Karoline Eichhorn.

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