In una sorta di distopico futuro, i criminali e gli immigrati clandestini vengono considerati un peso per la società e sono quindi deportati fuori dagli Stati Uniti, nel bel mezzo del deserto. Qui Arlen scopre presto che la vita è piena di pericoli, infatti viene catturata da un gruppo di cannibali che le taglia una gamba e un braccio prima che lei riesca a fuggire. Arriverà nella cittadina di Comfort, dove la situazione è apparentemente migliore, ma in realtà dominata da uno strano culto che si regge su droga e rave party. Nel bel mezzo del deserto incontrerà Miami Man e insieme cercheranno la figlia scomparsa di lui.

C'è sempre un sistema - che siano i nostri affetti, la famiglia, la società, la religione o la patria - a controllare le cose. Miami Man invece ha come unica bussola morale la fedeltà a se stesso. Credo ci sia qualcosa di spiritualmente idealistico nell'essere al di fuori di queste strutture sociali.

Opera seconda, disperata e fiabesca, spiazzante e spesso sopra le righe, della giovane Ana Lily Amirpour, americana di origini iraniane fattasi notare per il piccolo cult movie in bianco e nero dedicato a una vampira A Girl Walks Home Alone at Night. Un film che le ha immediatamente fatto guadagnare uno status rilevante, tanto che per questo The Bad Batch non solo ha potuto avvalersi di una produzione più lussuosa e di una ricca colonna sonora, ma pure di un cast con alcuni attori di grido in ruoli inattesi. Su tutti Jim Carrey nei panni di una sorta di saggio vagabondo muto, quindi Keanu Reeves in quelli di un viscido guru e infine Jason Momoa nelle vesti del massiccio e solitario Miami Man. Meno famosa la protagonista Suki Waterhouse, inglese classe 1992, che dopo The White Princess in Tv si è impegnata in diversi film americani di prossima uscita tra cui Billionaire Boys Club.